Nefandezze d'ltalia tra logge e compassi

Nefandezze d/ltaliq/ tra logge e compassi Nefandezze d/ltaliq/ tra logge e compassi Corona: potere occulto noi? E allora l'Opus Dei? IL GRAN MAESTRO E IL PROFESSORE AFIOSI, tangentari, truffatori, bancarottieri, corrotti, felloni... Il laboratorio di cultura delle nefandezze d'Italia, secondo il giudice di Palmi Agostino Cordova, è là, tra cazzuole, compassi e grembiulini, nei riti misterici delle logge massoniche. E poiché, con 600 logge e 18 mila iscritti, il Grande Oriente d'Italia è la più cospicua tra le organizzazioni massoniche, se ne deve dedurre che nella palazzina in cima al Gianicolo denominata «Il Vascello», che guarda dall'alto la cupola di San Pietro, il giudice abbia trovato le prove dei suoi sospetti, abbia identificato i metodi, i modi d'agire di una specie di «Spectre» che avviluppa il Paese, costituendo «il tessuto connettivo - così ha detto della gestione del potere economico, politico, amministrativo». La nostra fonte - diciamolo subito - è di parte. Si tratta di Armandino Corona, medico, proprietario di cliniche, repubblicano, amico intimo di Ugo La Malfa finché fu in vita e di Francesco Cossiga, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia per 8 anni e attualmente pars magna della gestione interinale seguita alla scissione dell'ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo («Un pentito poco credibile come tanti»). Diciamo a Corona: guardi che il dottor Cordova non ci sembra un pazzo perso dietro a teoremi impossibili. Bisogna che lei a questo punto ci dica la verità. «Se vuole non ci creda - ci risponde soave - ma la verità è la mia religione. E la verità è che il giudice Cordova ha perquisito "Il Vascello", ha perquisito casa mia e le case dei più autorevoli tra i miei fratelli, ha in mano le liste di tutti i fratelli del Grande Oriente. Se ha delle imputazioni da elevare, lo faccia. Altrimenti devo pensare che abbia scelto un filone da sfruttare e lo faccia con disinvoltura. Tra i suoi colleghi c'è chi ha scelto, ben più produttivamente, il filone Anas, chi la sanità, lui predilige lamassoneria. Faccia pure». Su Cordova, Corona non si espone di più, ma sulla fondatezza del «teorema» ci invita a chiedere il parere di uno studioso autorevole e indipendente della massoneria, il professor Aldo Mola. Lo facciamo subito, raggiungendolo per telefono. E il professore non ha dubbi: «Il teorema del giudice Cordova fa quasi tenerezza per la sua ingenuità. Come se gli aderenti alla massoneria obbedissero tutti a un progetto unitario e non fossero soggetti, come anche i fatti invece dimostrano, a tremendi strappi. E' una visione un po' ottusa, come quella del congresso antimassonico di Trento del 1896». Ma insomma, Corona, non vorrà dirci che tutti i suoi 18mila fratelli sono poveretti o stinchi di santo disinteressati al potere, agli affari e, magari al malaffare. «Per carità. Le persone che sono in massoneria - concede - nascono su questa terra come tutti gli altri. Ci sono i buoni, ci sono i cattivi, ci sono i tangentari, i corrotti e i corruttori, ci sarà - chi può escluderlo? - anche qualche mafioso. Come nell'esercito può esserci qualche generale fellone e nella Chiesa qualche monsignore troppo sensibile ai piaceri della carne. Ma di qui a criminalizzare tutta la massoneria, a dire che è il tessuto connettivo del potere in Italia... Si dice il falso e si fa un gran danno. Sa che cosa successe quando ci fu lo scandalo della P2 e io espulsi Gelli? Sulla massoneria, anche su quella seria, piovvero migliaia e migliaia di domande d'iscrizione di gente che non aveva alcun interesse alle nostre attività, ai nostri impegni culturali, ai nostri riti, ma voleva soltanto entrare nel "ganglio del gran potere" per far soldi, affari e carriere. Abbiamo faticato a respingerli. Noi, in realtà, non siamo "ganglio" né "tessuto connettivo" di un bel niente. Certo siamo un'organizzazione di borghesi e contiamo per quel che nella società italiana conta la borghesia». Ci frustra il Gran Maestro Corona, ci descrive sempre la solita bocciofila di borghesi poveretti un po' vessati. Magari Cordova esagera, ma, per esempio, dice che ha contato 28 parlamentari iscritti alla massoneria. «Può darsi - concede Corona - se si riferisce anche alle logge spurie, ma al Grande Oriente non abbiamo più di dieci parlamentari». Ecco che il Gran Maestro ci offre il destro: i nomi invochiamo - se vuole essere credibOe ci dica i nomi. E - sorpresa lui ci dice i nomi: «Giusy La Ganga, deputato socialista di Torino è massone, come lo è l'onorevole Casoli, anche lui socialista, o l'onorevole Benito Orgiana, repubblicano, o Francesco Nucara, anche lui repubblicano. Pensi che faccio fatica a ricordarmi i nomi degli altri parlamentari, non perché voglia sottrarmi, ma perché non sono poi stelle di prima grandezza». Delusione. Sono questi i grandi potenti incappucciati? Interviene il professor Mola: «C'è Pasquale Bandiera, repubblicano». Il vostro cronista fa una gaffe: «Ma è vivo?». «Vivissimo», fa Mola, e fa pure vivace attività massonica, ma è difficile sostenere che costituisca un «ganglio» del potere. Non avrete tanti politici - diciamo a Corona - ma avete un sacco di poliziotti e di carabinieri. Cento poliziotti soltanto al Viminale, secondo i conti del giudice Cordova. Chiediamo al Gran Maestro di enumerarci i massoni del ministero degli Inter¬ ni: «Io conosco bene le liste - fa -. C'è qualche poliziotto, ma - lo dico in piena coscienza - nessun funzionario di alto livello del Viminale. Tra i carabinieri abbiamo 5 o 6 ufficiali di medio livello, nessuno ai massimi vertici». Ma allora? Il tessuto connettivo del potere, come dice il giudice Cordova, o una compagnia di sfigati che magari volevano far carriera e neanche ci sono riusciti? Ormai alla disperazione, prendiamo Tangentopoli. Furbissimi, chiediamo al Gran Maestro quanti degli inquisiti di Tangentopoli gli risultino iscritti al Grande Oriente. Crediamo di aver fatto una domanda imprevista, stratosferica, invece il dottor Corona ha lì pronta la statistica: «Arrotondando - spiega sereno - abbiamo 50 fratelli inquisiti per Tangentopoli. Non mi chieda nomi - ci anticipa - perché sono nomi sconosciuti e neanche me li ricordo. Stia certo che non c'è nessun cavaliere dell'apocalisse. Sempre arrotondando, su mille in- quisiti, i nostri 50 rappresentano il 5%. Le sembra una percentuale degna di un centro di potere che costituisce il tessuto connettivo del potere stesso in Italia? E allora l'Opus Dei, che ha tra gli inquisiti stelle di prima grandezza, come Garofano della Montedison, un altro supermanager della Stet e tanti altri di grado assai elevato? Si sentirebbe il giudice Cordova di dire che l'Opus Dei è il tessuto connettivo del potere in Italia?». E giura: «Non abbiamo monsignori, né semplici sacerdoti tra i nostri fratelli, ma soltanto qualche pastore protestante». Però vuol tornare, il Gran Maestro, su Tangentopoli, la sagra del potere politico che è stato al comando in Italia negli ultimi lustri: «Abbiamo 50 inquisiti su un migliaio e sa quanti suicidi? Tre su sei. Questo dovrebbe dire qualcosa al giudice Cordova sui principi morali che presiedono alla vita dei massoni veri, non quelli che si mettono in tre e fanno una loggia spuria per fare affari e nefandezze. H primo suicidato, il socialista di Lodi, era un nostro fratello, come erano fratelli l'amministratore sardo Sanna e il preside di farmacologia di Napoli, Antonio Vittoria. Dell'ex ministro De Lorenzo e di suo padre, invece, nulla sappiamo e nulla vogliamo sapere». Ma allora, se la più grande massoneria d'Italia conta come il due di picche, da dove nascono le accuse di Cordova, da dove l'immaginario collettivo, le voglie di quelle migliaia di carrieristi che quando hanno sentito delle gesta di Gelli volevano iscriversi? Due spiegazioni diverse. Il Gran Maestro Corona dice che «Gelli drenò con la sua loggia coperta gli esponenti veri del potere partitocratico e tangentizio». Il professor Mola, dall'altro telefono, ci enumera tutti i presidenti del Consiglio e i ministri della Pubblica Istruzione massoni a cavallo del secolo scorso: ((Agostino Depretis, Giuseppe Zanardelli, Francesco Crispi, Michele Coppino, Francesco De Santis...». Fa eco Corona: «Quando ci fu bisogno di nuovo, come adesso si chiamò a sindaco di Roma il massone Ernesto Nathan e fu il massone Meuccio Ruini a darci la Costituzione repubblicana. Altro che dediti al potere. I fratelli mas: soni hanno fatto l'Italia». Il professor Mola prevede che a giorni nascerà un gran canaio sui giudici massoni, questo - secondo lui - è l'obiettivo. Il Gran Maestro Corona plaude a Cossiga che aveva anticipato il tema e spiega che una delle ragioni vere per cui i massoni non possono dichiarare la loro appartenenza, come avviene in tutti i Paesi civili, è proprio questa: «Chi si dichiara è segnato: come il giudice Velia che non ha avuto la nomina cui aveva diritto, n discorso del doppio giuramento, peraltro, non sta in piedi, perché chi è massone ha a cuore la Costituzione repubblicana più della sua stessa vita». E il professor Mola: «La Costituzione sta alla massoneria come il più sta al meno». Strane, queste cronache di fine regime. C'è una massoneria accreditata come un potere superlativo e spesso perverso che dice di contare poco e niente nel bene come nel male. E un giudice della Repubblica che, ripercorrendo i fili del malaffare, sbuca sempre in qualche loggia. Tra teoremi persecutori e ansie vittimistiche, soltanto una certezza: qualcuno mente. Alberto Staterà «Nell'inchiesta su Tangentopoli ci sono solo 50 fratelli inquisiti Questo è un segnale di moralità» «Basta criminalizzarci nelle nostre file ci sono dieci deputati e nessun monsignore» Armandino Corona, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia per 8 anni Il professor Aldo Mola e il procuratore di Palmi Agostino Cordova