La Ganga tre ore dal giudice

Rapporti psi-Fiat Rapporti psi-Fiat la Ganga tre ore dal giudice TORINO. Tre ore di interrogatorio per Giusi La Ganga. L'ex capogruppo del psi alla Camera, già raggiunto da 9 avvisi di garanzia, è comparso ieri davanti al procuratore aggiunto Marcello Maddalena, che venerdì aveva sentito il deputato psi Giuseppe Garesio. Al centro dell'interrogatorio, i rapporti tra il partito socialista e la Fiat, i finanziamenti che da corso Marconi sarebbero arrivati nelle casse del psi, e l'incontro che La Ganga ebbe nell'aprile del 1990 con l'amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti, indagato per un'ipotesi di finanziamenti illeciti al partito socialista. Un colloquio che fu chiesto da La Ganga stesso, è emerso ieri. Avvenne poco prima delle amministrative del '90, da cui il liberale Valerio Zanone uscì sindaco. E proprio le elezioni sarebbero state al centro dell'incontro. Il deputato avrebbe manifestato a Romiti la propria disponibilità ad appoggiare Zanone, «sacrificando» una candidatura psi. Secondo La Ganga, quell'incontro fu l'occasione per ristabilire un colloquio con la Fiat, dopo l'interruzione dei rapporti provocata nell'83 dallo scandalo Zampini. Il deputato ha ribadito quanto sostenuto in un precedente interrogatorio: in quell'incontro con Romiti non si parlò mai di soldi. Si parlò genericamente di «sostegno» al psi. Per La Ganga quel termine indicava un appoggio finanziario. Ma Romiti ha respinto questa lettura: «Non ho mai ricevuto richieste di denaro, e mai ho offerto contributi. Parlammo soltanto di politica». Ieri il parlamentare ha spiegato di non aver mai saputo che i soldi che gli arrivavano dagli imprenditori erano legati ad appalti: il denaro (oltre un miliardo) gli veniva portato da esponenti psi presenti in alcune municipalizzate. Una parte si fermò a lui, e venne utilizzata per le sue campagne elettorali, il resto finì a via del Corso. Questi «contributi» non vennero registrati a bilancio perché, avrebbe detto La Ganga, spesso i finanziamenti privilegiavano una corrente o un singolo politico, e perché si voleva mantenere una certa riservatezza sulla loro provenienza. Ib. gio.]

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