Rosy Bindi: non più dc ma Partito popolare di Giuliano Marchesini

Rosy Bindi: non più de ma Partito popolare Rosy Bindi: non più de ma Partito popolare ANTICIPATO MARTINAZZOLI SABANO TERME IAMO qui, democristiani, esponenti del mondo cattolico, rappresentanti della cultura, della produzione, del volontariato, del mondo del lavoro, per stringere un nuovo patto politico che garantisca al Paese la presenza di una grande forza politica democratica e popolare. Che non può più essere, per quanto rinnovata, la vecchia de. Non siamo qui, insomma, a fare la rifondazione democristiana, ma a costruire insieme una nuova formazione politica». Rosy Binai va diritta per la sua strada. Parla con fervore, dando colpi di spugna sulla de, dal palco del Centro congressi in cui si tiene l'assemblea costituente veneta. Con questa «cosa bianca regionale», Rosy Bindi anticipa, forse in maniera provocatoria, l'assemblea nazionale che dovrà decidere, tra due settimane, la svolta della de. Ma si affretta a precisare: «Non è uno strappo rispetto al cammino comune con Martinazzoli, ma il tentativo di offrire un contributo vivo e originale della nostra esperienza veneta. E, soprattutto, non vogliamo prefigurare un partito dall'assetto federale; auspichiamo di partecipare alla costruzione di un grande partito nazionale ma fortemente regionalizzato». Martinazzoli sembra rispondere a distanza, con un messaggio asciutto: «Il vostro incontro odierno assume un particolare rilievo culturale e politico. Esso infatti, svolgendosi alla vigilia della conferenza nazionale di fine luglio, costituisce un'occasione utile ed interessante per approfondire i temi relativi alla presenza politica dei cattolici democratici e i contenuti programmatici del loro impegno nella società e nelle istituzioni». A questa assemblea costituente veneta, presieduta da Ti- na Anselmi, la «pasionaria bianca» riceve scrosci di applausi, e anche incontra qualche dissenso della vecchia guardia de, che tuttavia non la turba più di tanto. «Non è, come qualcuno vuo¬ le far credere - dice - una fine o un funerale. Ma è un inizio, un battesimo». E a questo proposito proporrà anche un nome: «Un battesimo non si può fare senza scegliere il nome. Non è la cosa più importante, ma se dipendesse da me proporrei semplicemente Partito Popolare. Ci ricollegheremmo così alle nostre origini, ma per trarne la forza per guardare ancora più lontano». Quello che Rosy chiama «il nostro vascello» esce ora in mare aperto. E lascia sul molo sto¬ rie e protagonisti di corruzioni. «Quando abbiamo deciso, con una scelta non certo indolore, di approvare un codice deontologico che sospendesse gli inquisiti per Tangentopoli dalla vita del partito, ci hanno accusati di essere moralisti, integralisti, tagliatori di teste, khomeinisti. Qualche mese dopo, e non certo per merito nostro, la de e persino il psi hanno varato un codice deontologico che è addirittura più severo del nostro». Sulla questione morale, la segretaria della de veneta è durissima: «La de, come partito di maggioranza relativa, porta la responsabilità politica di aver lasciato che questa malapianta si moltiplicasse, andando ad insinuarsi in tutti i gangli vitali. Spesso è stato un delitto colposo, talvolta preterintenzionale, ma troppo frequentemente volontario. Con l'aggravante della premeditazione e dell'associazione». Quasi una requisitoria. Ed energici colpi di spugna, nel documento della costituente veneta che sarà votato oggi, sui nomi di quelli che finora sono stati i capi-corrente: «Come prima deliberazione dovrebbe stabilirsi che coloro che sono stati riconosciuti pubblicamente come responsabili di correnti, o ne hanno detenuto il potere, non potranno ricoprire ruoli dirigenziali di responsabilità nel nuovo soggetto politico». C'è qualcosa di rivoluzionario anche nelle corse elettorali: «I candidati verranno scelti attraverso una votazione cui potranno prendere parte tutti gli iscritti e anche quei cittadini cui sarà stata offerta la possibilità di registrarsi come elettori per le primarie». Partendo dal Veneto, l'appello al rinnovamento della de si estende anche al Meridione. Rosy Bindi pensa, in particolare, a quel che sta facendo in Sicilia Sergio Mattarella. Poi, un messaggio ai Popolari per la riforma: «Vogliamo dire che loro sono i primi destinatari di un invito a tornare a lavorare insieme. Ci dispiace che l'on. Segni continui a non credere nella nostra scommessa, preferendo la compagnia di Alleanza democratica». Mentre «la Lega non ci piace e non ci interessa». La «pasionaria bianca» combatte su tutti i fronti. E alla fine è sommersa dagli applausi. Giuliano Marchesini Rosy Bindi, segretaria de in Veneto

Persone citate: Anselmi, Martinazzoli, Rosy Binai, Rosy Bindi, Sergio Mattarella

Luoghi citati: Sicilia, Veneto