Alleanza e Popolari nasce il patto

8fe Messaggio di Segni alla Convention di Firenze. Estenuanti trattative per eleggere i dirigenti Alleanza e Popolari, nasce il patto Occhetto: nessun diktat FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO L'unico, importante, motivo di soddisfazione per il vertice di Alleanza democratica, dopo la trasferta a Firenze, è un messaggio inviato da Mario Segni, in barca nel Tirreno, che annuncia per giovedì prossimo il matrimonio tra Willer Bordon, Ferdinando Adornato, Augusto Barbera e soci e i Popolari per la riforma. Il tanto atteso appuntamento alla fine è diventato una realtà. Per il resto, probabilmente, questa giornata fiorentina sarebbe tutta da dimenticare: Occhetto da Roma invia un mezzo addio («Non accetto diktat»), mentre fra loro, nel «nuovo» fanno capolino i mali dei «vecchi» partiti. E sì, perché deciso che Alleanza democratica sarà una federazione di forze diverse, accettata la proposta dell'elezione diretta del premier da realizzare nella prossima legislatura, e messa in piedi «l'unione progressista del 18 ottobre» - cioè la struttura organizzata con cui i soci fondatori vogliono presentarsi all'appuntamento con i Popolari per la riforma - a Firenze sono cominciati i guai. All'improvviso sono venuti fuori i vecchi vizi. C'è stata, come negli altri partiti, un'agitata riunione notturna del «vertice» venerdì sera; poi, ieri, una giornata di estenuanti trattative. E alla fine, di fronte alla ribellione della base, il comitato nazionale è stato approvato con 40 astenuti e una decina di voti contrari, mentre, addirittura, è stata rinviata la nomina dell'altro organismo, quello che dovrebbe coordinare le realtà locali. Tutta colpa di una «lista bloccata» (anche questa una vecchia consuetudine) presentata dai capi che ha fatto insorgere la base. Si è visto il deputato del pri Lavaggi fare il giro delle sale gridando: «Questi sono metodi bulgari, io non ci sto». Mentre il coordinatore di alcuni circoli veneti, Giorgio Tamaro, ha detto dal palco rivolto alla presidenza, senza giri di parole: «Questo non è un partito, né una proprietà privata dei suoi soci fondatori». In più, tra una battuta polemi- ca e l'altra, molti dei nodi non sono stati sciolti. Primo fra tutti quello del rapporto con il pds. Adornato e gli altri hanno ripetuto che Alleanza democratica non vuole diventare un quarto polo ed hanno invitato ancora una volta Occhetto ad entrare a tutti gli effetti nel progetto. «Il pds se riterrà di essere più forte da solo ha ripetuto Adornato - compierà un ^tragico errore di arroganza». Bordon si è lanciato in polemiche con D'Alema e Petruccioli, quest'ultimo reo di aver paragonato i dirigenti di Alleanza a dei «birilli». «Ride bene chi ride ultimo - gli ha detto seccato - se noi siamo i birilli qualcuno rischia di fare la stecca». Discorsi che non hanno impensierito più di tanto lo stesso pds, rappresentato a Firenze proprio da Petruccioli. L'esponente pidiessino, infatti, ha confermato la diffidenza di Botteghe Oscure: «Dobbiamo stare attenti ad andare dietro a Segni, specie adesso che la ruota gira in nostro favore». Per quanto riguarda il pri, invece, Bogi è pronto a entrare in Alleanza democratica e rinunciare al proprio simbolo, ma quest'ultimo passo può essere fatto solo se lo fanno gli altri: «Non siamo mica la mutua». Così, alla fine, tanto parlare è servito più che altro a far venir fuori i caratteri, le qualità, le debolezze, le aspirazioni dei dirigenti di Alleanza. Ad esempio, ieri mattina, si poteva incontrare un Ayala meravigliato dell'idea che qualcuno potesse mettere in dubbio il fatto che presidente dell'Unione dei progressisti del 18 aprile fosse lui: «Perché - ha domandato incredulo - c'è qualcuno che non vuole? Sicuramente non sono questioni personali. Semmai è un problema di assetto generale: Bordon vuole fare il coordinatore e Adornato il portavoce. Se ripetiamo il costume dei vecchi partiti? Ma no, questo è un gruppo di amici». 0 ancora, si poteva ammirare Adornato porre ai suoi compagni obiettivi planetari: «Dobbiamo lavorare per costruire subito un'Internazionale democratica che, a livello europeo, superi l'arcaicità dell'Internazionale socialista, si colleghi con i partiti liberali e laburisti, e, a livello mondiale, lavori per unire il Sud, l'Est, il Nord del pianeta... Una riforma dell'Orni che ne accresca insieme pluralismo ed efficacia...». Infine, si poteva ascoltare Bordon nella sua instancabile ripetizione dei poteri «insindacabili» della presidenza sull'organiz¬ zazione del dibattito. I tre si sono dati da fare per tutta la giornata, ma alla fine dell'ennesimo incontro con la stampa, anche il sornione segretario del pri, Bogi, si è lasciato sfuggire, tra il serio ed il faceto: «Forse farebbero meglio a parlare di meno». E gli altri? La platea? I soci? Al mattino sono sfilati sul palco'- i fiori all'occhiello di Alleanza, i sindaci conquistati nell'ultima tornata di amministrative: dal torinese Castellani al catanese Bianco, a quello di Portici. Poi, nel pomeriggio, sono arrivati gli altri, dal vecchio Ruffolo, in politica da più di 30 anni, ad una se¬ rie di professori. Per la base una metà degli interventi sono stati fatti da ex o ancora repubblicani (si è rivista Anita Garibaldi, quella del pri, che ha tentato due volte invano il successo alle elezioni); hanno parlato due cattolici, uno dei quali da 20 giorni dorme per protesta in una roulotte davanti ad una curia vescovile; e poi alcuni pidiessini di base, radicali e i figli di Giacomo Mancini («Basta con i vecchi arnesi come RuffoIo», ha detto) e di Ias Gawronski. In platea, si è visto anche qualche assessore in pericolo, il deputato del psdi Bruno (quello che vuole riaprire le case di tolleranza) e l'unico sottosegretario licenziato da un governo, il socialdemocratico Pappalardo. Tutto questo ha permesso ad un Marco Pannella, contestato ed emarginato per aver messo in piedi il movimento di parlamentari (compresi gli inquisiti) che non vuole le elezioni, di dire: «Molti di quelli che mi contestano sono stati nel vecchio regime ed ora vogliono salvarsi l'anima stando qui dentro e facendo diventare i loro colleghi ladri dei capri espiatori. Io in Alleanza democratica ci rimango, fino a quando non mi cacciate a calci in culo». Augusto Minzolini 8fe Mll. DEMOCRATICA Popolari per la Riforma [Segni] Nucleo storico [Adornato, Bianco, Ayala, Mafai] ■ Gruppo pidiessino [Barbera, Bordon] Gruppo Ecologista [Rutelli, Ripa di Meana] Ex PRI [Bogi] SINISTRA Rinascita socialista [Benvenuto] Convenzione per l'alternativa [ingrao, Bertinotti] Verdi del No [Paissan. Ronchi] LA MAPPA DEB "NUOVI" CATTOLICI Partito Popolare [Rosi Bindi] Rifondazione DC [Fiori, Mastella, Fumagalli-Carulli] "Segni" dissidenti [Michelini, Rivera Teso] DESTRA Cossighiani: [Zamperletti] Unione di -Centro [Biondi, Costa] Battitori liberi [Feltri, Veneziani, Fisichella] I leader di Ad da sin. Ayala Adornato e Barbera Sotto, Achille Occhetto

Luoghi citati: Firenze, Portici, Roma