«Parade» al circo di Picasso innamorato

Nel 1917 a Roma nasceva la «Poesia scenica» di Satie e Massine: i segreti di un capolavoro della danza ffl£& 1 Nel 1917 a Roma nasceva la «Poesia scenica» di Satie e Massine: i segreti di un capolavoro della danza «Parade», al circo di Picasso innamorato Disegnavano Arlecchini all'osteria EROMA INALMENTE potremo vederla, Parade. Non ci saranno né il sipario con Arlecchini, Pierrot, toreri, e danzatrici su candidi cavalli alati, né l'azzurra calzamaglia stellata dell'acrobata o il fiammante costume giallorosso del prestigiatore cinese che, insieme agli altri costumi e scene, aveva progettato Picasso. E non saranno le coreografie di Léonid Massine a muovere i passi della ragazzina americana o degli impresari che contrappongono invano la loro tecnica di persuasione alla poesia degli artisti del circo. Della prima, ormai leggendaria, messinscena di Parade allo Chatelet di Parigi, il 18 maggio 1917, nell'odierna riproposta di Angelin Preljocaj restano solo la musica di Erik Satie e l'eco del soggetto ideato da Cocteau. Per l'Italia, dove arriva per la prima volta, per Roma dove Parade fu messo a punto da Cocteau, Picasso e Massine con la collaborazione di alcuni pittori futuristi come Fortunato Depero, si tratta comunque di un avvenimento da non perdere. Tanto più che sarà seguito da Lo spettro della rosa, cavallo di battaglia di Nizinskij ispirato da una poesia di Téophile Gauthier sulla musica di Cari Maria von Weber, e da Nozze di Stravinskij, altro pezzo forte dei Balletti Russi di Diaghilev, il mitico impresario che nei primi decenni del secolo rinnovò il mondo della danza. A misurarsi con tali mostri sacri, è la Compagnia Angelin Preljocaj il cui Omaggio ai Balletti russi, ospitato dal RomaEuropa Festival '93, andrà in scena il 12, 13 e 14 luglio nella splendida cornice di Villa Massimo. L'idea originale del balletto era stata del funambolico Cocteau. Fu lui a inviare a Satie, nell'autunno del 1915, alcune paginette in cui, chiedendogli la musica, spiegava l'argomento del balletto: la Parade, ossia l'esibizione degli artisti fuori dal tendone di un circo accampato all'ombra dei palazzoni urbani, è scambiata dal pubblico per il vero spettacolo. E a nulla valgono le urla d'imbonimento degli impresari che invitano la gente ad entrare. Cocteau, il circo, «col suo profumo di polvere, sterco e sudore» diceva di averlo nel sangue, e che fino alla morte conservò la nostalgia per gli ingenui spettacoli da baraccone delle fiere di paese. Parade nacque da questa nostalgia dell'infanzia e dalla voglia caparbia di realizzare un'opera totale che riunisse varie forme espressive. Dopo Satie, contattò infatti Picasso che gli era stato presen- tato da Edgar Varese. «Su Montmartre e su Montparnasse pesava una dittatura - ricorderà in II richiamo all'ordine, pubblicato qualche anno fa da Einaudi -. Era il periodo austero del cubismo. Unici piaceri permessi erano -gli oggetti che possono stare sul tavolino di un caffè e la chitarra spagnola. Dipingere una scena, soprattutto per il Balletto russo, era un delitto... Con l'accettare la mia proposta, Picasso scandalizzò il Caffè La Rotonde...». E infatti Picasso esitò a lungo prima di farsi «trascinare» a Roma per raggiungere Massine che era in tournée con i Balletti di Diaghilev. Non se ne sarebbe pentito. Si legò infatti così tanto alla troupe da sposarne, qualche mese dopo, la ballerina Olga Kokhlova. Intanto Cocteau, convertendo l'arte moderna ai Balletti russi e viceversa, aveva vinto. Parade fu preparato tra il febbraio e l'aprile del 1917 nell'Osteria Taglioni, un grande locale sulle pendici del Pincio, vicino al Grand Hotel di Russia a via del Babuino e al Select in via Margutta dove alloggiarono Picasso e Cocteau. Il clima di quella collaborazione, il sapore di quella Roma popolana e mangereccia, aristocratica e frivola, ma miniera di continue sorprese, come il Teatro dei Piccoli a Villa Borghese che Picasso segnalò ad Apollinaire con una cartolina, è affidato alla corrispondenza di Cocteau con la madre, di cui pubblichiamo alcune lettere inedite in Ita¬ lia. Vi scopriamo un Picasso assai orso che rifugge dai pranzi di insistenti aristocratiche e che alla bella, stravagante marchesa Casati amica di d'Annunzio, preferisce Ricciotto Canudo, lo scrittore vicino all'avanguardia. Quanto ai futuristi che dipinsero i fondali o a Depero che realizzò materialmente le carcasse degli impresari, il giudizio di Cocteau è vivace ma un po' troppo riduttivo. Il ticchettio dell'alfabeto Morse e delle macchine per scrivere, la sirena del vapore, e insomma tutti quei rumori che si ostinò a ritenere «indispensabili per precisare l'atmosfera» di Parade, ma che all'ultimo furono in parte soppressi perché troppo discrepanti con la musica di Satie, non tradivano l'influenza delle «suggestioni moderne» tipicamente futuriste? Apollinaire definì il balletto «una poesia scenica» che Satie aveva trasposto in una musica in cui si riconosceva «lo spirito meravigliosamente lucido della Francia stessa» e per spiegarne l'intento fortemente realistico coniò il termine sur-reale, con un senso tutto diverso da quello che qualche anno dopo gli avrebbe dato André Breton. «Parade è un avvenimento di eccezionale importanza - scriveva -. Segna il punto di partenza di nuove ricerche plastiche in cui la danza e la pittura si accordano con un realismo impressionante». Paola Decina Lombardi Ballerine e Pierrot presi nel vortice deifuturisti Spi mima ?. \1 ffl£& 1 Sopra, Apollinare a sinistra, Cocteau Sopra, un momento della nuova «Parade» Sotto, Angelin Preljocaj Nell'immagine grande, Picasso e Depero al lavoro per il sipario di «Parade»

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