IL BON TON DEL CHIERICHETTO di Bruno VentavoliGiampaolo Pansa

IH CHIERICHETTO Pronto un manuale per i «piccoli ministranti» IH CHIERICHETTO Pi ER Carducci sapevano «di sagrestia, di moccoli spenti e di eresia». Per ogni italiano sono il ricordo del I tempo che fu. Gnomi pii o distratti, a seconda delle circostanze, i chierichetti abitano la nostra memoria, si mescolano alla vita vissuta, al cinema neorealista, ai giochi d'adolescenza. A loro, Cipriano Carini (padre abate del Monastero Benedettino di Parma) dedica un fresco e severo manuale, Il libro del Chierichetto. Ministranti grandi e piccoli, pubblicato da Piemme. Nell'era del segno trionfante, delle tribù metropolitane. Carini ricorda ai «piccoli ministranti» il senso antico e profondo della gestualità religiosa. Il libretto spiega come maneggiare correttamente il turibolo e la pisside; come e quando genuflettersi, pregare, muoversi; perché scegliere «candelieri» della stessa statura. Non è un amore sterile per la forma, ma un modo per ritrovare tutta la spiritualità della preghiera comune. «La Chiesa è la casa di Dio e spesso questo viene dimenticato - dice Carini -. Ci si comporta durante le funzioni religiose come in piazza. E' importante rendere tutti più consapevoli e preparati nella liturgia, grandi e piccoli; è importante restituire la gioia di lodare e pregare Dio insieme, affinché la messa diventi una rappresentazione teatrale dove ognuno è attore. Una spiritualità matura serve anche a rendere più responsabili nella vita civile». La storia dei chierichetti, ci ricorda Sergio Quinzio, è recente. L'invito evangelico a diventare innocenti come bambini non è corrisposto, nei primi secoli della cristianità, a un ruolo centrale dell'adolescenza nella vita religiosa. Donne e fanciulli, nella tradizione ebraico-cristiana delle origini, erano semplici comparse. «La Chiesa medievale magari castrava i bambini per distillare dalle loro ugole voci candidissime, perché i toni alti venivano considerati più vicini a Dio - spiega Quinzio -, Ma i fanciullini non godevano grande stima, non entravano nel presbiterio, nel recinto più sacro, durante la funzione religiosa. I ruoli sacri erano prerogativa esclusiva degli uomini maturi. La riabilitazione dei bambini avvenne con Pio X, il papa che permise loro di fare la prima comunione. Dopo il Concilio di Trento, il bambino ha un ruolo attivo, come aiuto del prete. Una promozione vista anche in funzione di proselitismo. Fare il chierichetto è un modo per stare vicino al prete, per vivere più da vicino l'atmosfera religiosa, e ma- gari per entrare poi in seminario». Nell'Italia di un tempo servire messa faceva parte di ogni educazione sentimentale, anche dei laici, anche dei rossi trinariciuti. Serviva a rimediare qualche spicciolo allungato dal prete compiacente, era il lasciapassare per il campo da football dell'oratorio. L'odore dell'incenso si mescolava ai piccoli giochi proibiti nei bui labirinti delle chiese, ai furtarelli di vino. Ora, tra videogame e scuola a tempo pieno, la voglia di servire in chiesa evapora. Per risvegliare il desiderio, i bollettini parrocchiali ricorrono a interviste accattivanti con calciatori o divi dello spettacolo che raccontano le loro giovanili esperienze all'altare. La prima rivista italiana - e unica a carattere nazionale - dedicata ai giovani ministranti è II Chierichetto, nata a Parma oltre trent'anni fa. Oggi stampa qualche migliaio di copie e viene venduta per abbonamento (15 mila lire per dodici numeri). «Puntiamo sui valori del gruppo, dell'amicizia, sul modello della famiglia dove ci si serve l'un l'altro - dice padre Gustavo Zanoli, direttore del bollettino -. Un tempo si guardava solo ai ragazzini, che avevano tempo libero, che non erano distratti dal lavoro. Oggi, con la diminuzione degli adolescenti in> chiesa, pensiamo che sia giusto, bello, doveroso rivolgerci anche agli adulti». Alla penuria di chierichetti si cerca di sopperire con le chierichette. Bambine convinte e responsabili cominciano a comparire intorno a molti altari di provincia. Le resistenze dei preti più tradizionalisti sono forti, ma l'usanza prende sempre più piede. «Non c'è nessuna ragione teologica - ricorda Carini - che impedisca alle ragazzine di servire la messa. In Svizzera e Germania lo fanno benissimo già da anni». Alla luce delle recenti polemiche sul fenomeno delle molestie sessuali nelle sacrestie americane, la presenza di chierichette rischia di aumentare la confusione erotica? Di distrarre ancor più i fanciullini dai loro compiti sacri? No, rispondono gli esperti religiosi. «Giovani di entrambi i sessi stanno già gomito a gomito, guardandosi non solo di sottecchi nelle chiese dove si suona la chitarra - dice Gustavo Zanoli -. La presenza delle ragazze intorno all'altare non può più essere considerata un elemento di disturbo. Se la Chiesa favorisce l'incontro molto umano tra ragazzi e ragazze, se pone le basi per amori e futuri legami, ribadisce in maniera ancora più forte il suo ruolo di madre». Bruno Ventavoli «In Chiesa oggi ci si comporta come in piazza» «Così si tiene il turibolo» Qui accanto due chierichetti celebri Aldo Busi serviva Messa per andare al cinema dell'oratorio Bonvi fu subito cacciato dalla chiesa Sergio Quinzio Nella foto in basso Giampaolo Pansa

Persone citate: Aldo Busi, Bonvi, Carducci, Cipriano Carini, Gustavo Zanoli, Pio X, Quinzio, Sergio Quinzio, Zanoli

Luoghi citati: Germania, Italia, Parma, Svizzera, Trento