Promosso Eltsin il capitalista di Aldo Rizzo

IL RISCHIO RUSSIA Promosso Eltsin il capitalista «Sto vincendo la battaglia delle riforme» IL RISCHIO RUSSIA TOKYO DAL NOSTRO INVIATO E' andata bene tra Eltsin é i Sette, com'era nelle generali previsioni. Nella conferenza stampa dopo la riunione, il Presidente russo si è detto soddisfatto sia della sostanza (tre miliardi di dollari per aiutare le privatizzazioni) sia del clima dei colloqui. Non si è più sentito un candidato «sotto esame». Ma questo è vero fino a un certo punto. Inevitabilmente, un «esame» c'è stato. Solo che lui se l'è cavata bene, almeno a parole. Ha cominciato il presidente di turno del G-7, il giapponese Miyazawa, chiedendo a che punto sono le riforme in Russia, come va il controllo dell'inflazione e la politica di riduzione del deficit. Non siamo dei censori, ha aggiunto il cancelliere Kohl, ma i nostri Parlamenti ci chiedono di giustificare le spese: la Russia assolverà i propri impegni? (Naturalmente non ero presente alla riunione, riferisco, riassumendole, le informazioni date ai giornalisti). Eltsin è partito di slancio. Ha detto che negli ultimi diciotto mesi ci sono stati cambiamenti radicali, che è nata una nuova classe sociale, politica e intellettuale, dalle idee chiare. Il G-7 ribadisca il suo impegno in favore della Russia e non se ne pentirà. Piuttosto l'opinione pubblica non vede molto di buon occhio questa formula del «Sette più uno»: non sarebbe meglio dire senz'altro G-8? Poi è sceso in particolari. Grazie anche ai primi aiuti occidentali, il rublo si è stabilizzato. Il deficit è sceso dal 6,8 al 4,25 per cento del prodotto interno lordo. La disoccupazione è minima. Le spese militari sono state ridotte del 40 per cento. Su 5000 grandi aziende, 4000 sono in fase di privatizzazione. Si stanno progressivamente smantellando i vecchi controlli centrali sul commercio. Ha ammesso qualche ritardo sul sistema bancario, ma si sta procedendo a rinnovare anche lì. Eltsin ha fornito spiegazioni anche sulla situazione politica, sui suoi rapporti con l'opposizione. Che naturalmente esiste, ma che egli spera di canalizzare in una Russia definitivamente democratica. Attraverso la nuova Costituzione, per il varo della quale si dà l'80-90 per cento di probabilità. Chiarimenti anche sulle crisi dell'ex Unione Sovietica: oneste intenzioni russe, e nessuna rivendicazione territo¬ riale, in Georgia, in Ucraina, nei Paesi baltici. Era il terzo incontro tra un leader di Mosca e i Capi di Stato e di governo delle sette maggiori democrazie industriali. Il primo fu a Londra nel 1991, quando il leader era ancora Gorbaciov, ed esisteva ancora l'Urss. Si disse allora che l'Occidente non aveva capito la gravità della situazione, lasciando che Gorbaciov tornasse al Cremlino a mani vuote, e quindi indebolendolo di fronte ai golpisti che già tramavano nell'ombra. Chissà. L'anno dopo, a Monaco, fu la volta di Eltsin, che nel frattempo aveva contribuito più di ogni altro a sventare il golpe, bruciando Gorbaciov, ma aprendo una prospettiva democratica di altre dimensioni. «Non vengo in ginocchio», disse Eltsin arrivando in Baviera. I Sette gli concessero il riscadenzamento del debito estero russo e altre provvidenze, ma subordinando il tutto al procedere delle riforme nel senso della democrazia di mercato. Qualcosa è arrivato, molto si è arenato per strada. Ora, al terzo incontro, si è aggiunto questo Programma speciale per la privatizzazione e la ristrutturazione, già promesso da Clinton, in misura anche maggiore, nel vertice di aprile a Vancouver. La questione è se un immenso e disastrato Paese come la Russia possa essere rimesso in piedi dall'Occidente: E' chiaro che la Russia deve essenzialmente mettersi in piedi da sola. Ma l'aiuto dell'Occidente serve, sul piano economico e soprattutto sul piano politico. Serve a Eltsin e ai democratici russi e serve allo stesso Occidente (altrettanto se non di più). Questa è certamente la posizione di Clinton, che durante la riunione di ieri, durata tre ore, non ha preso parte all'«esame» (del resto sapeva di avere oggi un vertice a due conclusivo). Cioè non ha insistito sullo stato dell'economia e della riconversione al mercato, ma ha esaltato i meriti politici di Eltsin e l'importanza di una Russia che sia stabilmente reintegrata in un comune sistema internazionale, dopo quasi mezzo secolo di guerra fredda. Quanto al passaggio dal G-7 al G-8, auspicato da Eltsin, lo stesso Clinton, nella sua conferenza stampa, ha ammesso che è, a dir poco, prematuro. Del resto, anche il G-7 ha tanti problemi per conto suo. Se ne riparlerà, sperabilmente. Aldo Rizzo Un gesto affettuoso di Clinton nei confronti di Eltsin, sotto esame dei Sette Grandi