«Generale disobbedisca agli Usa»

LITIGIO «Generale, disobbedisca agli Usa» La febbrile trattativa per evitare un tragico blitz LITIGIO A MOGADISCIO SAREBBERO stati almeno trenta i morti che il contingente italiano in Somalia avrebbe dovuto mettere nel conto se lunedì il gen. Loi avesse obbedito all'ingiunzione americana di attaccare con le armi il «Punto Pasta». Questo è quanto ci ha raccontato ieri il ministro della Difesa, Fabbri, il quale ha dato della vicenda ima schematica sintesi nel corso di una conferenza stampa tenuta in precedenza. I fatti, terribili e non ancora del tutto scongiurati, sarebbero stati questi: il comando americano, irritato per l'abbandono da parte italiana dei posti di blocco e del controllo del cosiddetto «Punto Pasta», ha ingiunto alle forze italiane del contingente in Somalia di conquistare con le armi e con la forza il punto perso. Alle ore 14 di lunedì il gen. Loi ha telefonato al ministro della Difesa, Fabbri, dicendogli: «Signor ministro, mi chiedono di intervenire con le armi per la riconquista del "Punto Pasta". Ebbene, le devo comunicare che, se attacchiamo Aidid nel suo quartier generale del "Punto Pasta", dobbiamo mettere nel conto almeno trenta bare da far rientrare in Italia. Le chiedo istruzioni». A questo punto il ministro della Difesa, che è ancora ricoverato al Celio per i postumi di una brutta polmonite, ha ripreso a sudare copiosamente. «E' una cosa assurda, non ha nessun senso... E poi, con quale coraggio potrei io dare un ordine che condurrebbe certamente alla morte trenta nostri ragazzi e al ferimento chissà quanti altri. Generale, in questo momento le dò istruzioni di astenersi da qualsiasi atto di forza. Ma per maggior rispetto della collegialità di governo, intendo consultarmi immediatamente con il presidente del Consiglio dei ministri». Fabbri ha quindi chiamato per telefono il presidente del Consiglio, Ciampi, che si trovava a Tokyo per la riunione del G7. Quando Carlo Azeglio Ciampi è andato al telefono e ha ascoltato il resoconto del suo ministro della Difesa, non è impallidito, ma tutti lo hanno visto irrigidirsi. Ciampi ha riflettuto un attimo e poi ha detto a Fabbri che la sua era stata la decisione più equilibrata e ragionevole. E poi ha aggiunto: «Di questa faccenda bisogna che parli immediatamente anche con il Presidente degli Stati Uniti». E' stato così che Carlo Azeglio Ciampi ha chiesto a Clinton di poter affrontare in maniera approfondita e completa la spinosa questione del ruolo che il contingente italiano deve avere in Somalia, e il colloquio si è svolto subito dopo. Ciampi ha chiesto con estrema franchezza, non priva di una certa asprezza, che cosa esattamente il comando militare americano pretendesse dal contingente di un Paese amico, accorso in Somalia per partecipare ad un'azione umanitaria e al quale ora vengono chieste delle rappresaglie militari nei confronti di guerriglieri e civili. Il Presidente americano ha ascoltato con profondo rispetto quanto il presidente del Consiglio italiano gli andava dicendo ed ha convenuto che il ruolo italiano in Somalia debba essere definito in modo tale da non creare ulteriori situazioni di amarezza, incomprensione e attrito. Il presidente Ciampi ha quindi chiamato a sua volta il ministro della Difesa, Fabbri, e gli ha raccontato il tenore e l'esito del suo coUoquio con il Presidente americano. Il ministro della Difesa ha quindi chiamato a Mogadiscio il gen. Loi e lo ha informato degli sviluppi della vertenza. Tuttavia, sia il ministro della Difesa, sia il gen. Loi non si sono affatto nascosti che la partita non è affatto chiusa. Tutte le incognite incombono, visto che è assolutamente impossibile prevedere quali potranno essere le reazioni degli uomini di Aidid. «Purtroppo - dice Fabbri questa situazione potrebbe ancora degenerare e dar luogo ad esiti terribili. Lo sforzo che stiamo compiendo è quello di impedire che ancora una sola goccia di sangue italiano possa essere versata. Naturalmente, il nostro atteggiamento responsabile ha provocato, a quanto mi dicono da Mogadiscio, una quantità di commenti irrispettosi e irriverenti da parte di alcuni ufficiali alleati che vedono nelle nostre scelte l'ennesimo tentativo italiano di sottrarsi al combattimento. Ma noi non siamo in Somalia allo scopo di fare esercizi gladiatori, siamo lì soltanto per portare la pace e aiutare un popolo e non fare la guerra contro di esso». Paolo frizzanti