Alleanza democratica crocevia per babele di Augusto Minzolini

Oggi a Firenze la prima «convention» in una fase di transizione: umori, nuovi flirt e vecchi odi Oggi a Firenze la prima «convention» in una fase di transizione: umori, nuovi flirt e vecchi odi Alleanza democratica crocevia per babele Assente Occhetto e forse Segni, Pannello, c'è ma contesta COME CAMBIA IL PROGETTO FROMA RANCO Bassanini, che non ha peli sulla lingua, è di poche parole quando tenta di decrittare il «progetto Occhetto». «Vedrete - dice - alla fine si farà uno schieramento di sinistra con al centro il pds e dentro parte di Rifondazione (meno Cossutta e i suoi), la Rete, i verdi e arriverà fino ad una parte di cattolici lasciando fuori i vari Teso, Michelini, Rivera e, forse, anche Segni». Spiegano, invece, federalisti come Calderisi e Taradash: «E' difficile, se non addirittura incompatibile, la presenza di buona parte del pds in un partito democratico che si basi su dei principi liberaldemocratici». Precisa Mario Segni: «Alleanza democratica è per ora un progetto», per questo «bisogna guardarsi intorno a 360 gradi» e intanto non manca di lanciare un arrivederci alla democrazia cristiana: «Cari de - promette - un giorno ci ritroveremo, è fatale, a meno che non vi vogliate alleare con la Lega e il movimento sociale». Che babele di linguaggi, di veti, di opzioni. Certo, questi che parlano non sono il nucleo centrale di Alleanza democratica, ma, bene o male, sono gli interlocutori che dovrebbero poi dare il grosso delle truppe ad Ayala, Adornato, Bordon, Melandri e soci. E, inve- ce, a quanto pare, tutti parlano di Alleanza democratica come di una cosa che sta lì, poco chiara, su cui, in fin dei conti, non si punta più di tanto. E la fotografia di questa indeterminatezza sta tutta nelle assenze e nelle presenze annunciate alla prima convenzione del movimento oggi a Firenze. Non ci sarà Achille Occhetto (al suo posto, per far visita «ai birilli», come li chiama lui, ci sarà Claudio Petruccioli) e forse non sarà presente neanche Mario Segni. Ci saranno, invece, Marco Palmella nel tentativo di capirci un po' di più e il verde Arnone che vuole fare un numero contro Ayala, colpevole di non averlo appoggiato nella corsa al Comune di Agrigento. Ma Arnone non se la deve prendere più di tanto, visto che di contraddizioni del genere, in seno ad Alleanza democratica, se ne vedranno ancora. Segni, ad esempio, non ha ancora dato il suo ok alla candidatura di Rutelli (socio fondatore di Alleanza democratica) a Roma, mentre Orlando, che con Ad non c'entra niente, è in procinto di farlo. Per non parlare degli uomini vicini a Segni, come Michelini, che non mancano di ventilare altri nomi alternativi a Rutelli, come quello di Giuliano Amato. Se Segni ha dubbi, Ayala ne ha di meno e, fregandosene delle convinzioni di molti dei suoi compagni di strada, sta pensando di appoggiare a Palermo proprio il tanto vituperato (almeno da quelli di Alleanza democratica) Leoluca Orlando. E allora? Quante chances ha Alleanza democratica di decollare? O rischia di rimanere qualcosa di incompiuto, di poco chiaro, un progetto capace solo di riempire le pagine dei giornali? Sì, il vero rischio è che Alleanza democratica, per quello che dovrebbe essere, non nasca mai. Al suo posto finirà per esserci, in un gioco di veti incrociati e progetti alternativi, un nucleo organizzato, un'«unione democratica» formata dal nucleo fondatore, magari lo stesso gruppo (Ayala, Barbera, Bordon e Adornato) che salì sul palco a Roma per cantare insieme a De Gregori. Anche perché nello scenario politico nostrano si moltiplicano i «piani», più o meno segreti, che potrebbero creare grosse turbative in seno al movimento. Ad esempio, nel pds si fa strada l'idea di mettere in piedi un forte nucleo di uno schieramento di sinistra molto caratterizzato sui temi sociali, che avrebbe come partners principali la Rete e i Verdi. Sarebbe, per dirla con le parole di Occhetto, il nucleo di quella «sinistra» che dovrebbe dialogare con il «centro». Tutto è cominciato in una cena di qualche mese fa, a casa di Gianni Mattioli: intorno alla tavola del padrone di casa si sono seduti Massimo D'Alema e Leoluca Orlando. Hanno cominciato a ragionare e ad incontrarsi, magari sperando di mettere dentro anche qualche spezzone di Rifondazione. Poi, superato il referendum giocato da pds e Rete su fronti contrapposti, il disegno ha cominciato a marciare con maggior lena. Gli incontri si sono moltiplicati, sono stati coinvolti anche pezzi importanti dell'associazionismo cattolico e se ne è cominciato ad interessare lo stesso Achille Occhetto. E la cosa potrebbe anche essere formalizzata nel giro di qualche settimana. Ieri se ne è parlato a Firenze in una riunione organizzata dal giudice vicino alla Rete, Caponnetto: c'erano Mattioli e personaggi dell'associazionismo cattolico, e Orlando ha messo al corrente i presenti degli incontri promettenti avuti con il vertice di Botteghe Oscure. Quindi nel futuro potrebbe esserci un pds molto vicino ad Orlando. E la cosa non potrà non avere delle conseguenze negative nel rapporto tra pidiessini e Alleanza democratica, visto che appena tre giorni fa lo stesso Adornato ha affibbiato agli uomini della Rete il termine di «sedicente sinistra» escludendoli, di fatto, dalla possibilità di far parte di un «polo progressista». Ma c'è qualcun altro che comincia ad agitarsi intorno ad Alleanza democratica. Domani a Firenze arriverà Marco Palmella che, oltre ad avercela con il pds, vuole capire se in questo progetto ha ancora un ruolo. «Sono spiega lui stesso - socio fondatore e pago la quota e ora voglio ca¬ pire cosa vogliono fare con me. Delle riunioni vengo avvertito solo con i comunicati stampa. Né sono al corrente delle decisioni che vengono prese e di come vengono prese. Eppure qualcuno, all'inizio, mi chiese di prendere la leadership del movimento. Quello che non mi piace di Alleanza democratica è proprio la sua indeterminatezza, non si capisce cosa è e cosa c'è dentro». Allora c'è il pds che guarda alla Rete, c'è un Pannella all'attacco eppoi ci sono gli incontri «segreti» di Segni. All'incirca una settimana fa il leader referendario si è incontrato con Giuliano Amato e tra i due sembra nato un feeling, tanto che anche personaggi come Giusy La Ganga cominciano a parlare di Segni in termini lusinghieri («la sua proposta di eleggere direttamente u presidente del Consiglio è quantomai opportuna»). E Segni e Amato hanno parlato anche del rapporto di quest'ultimo con Ad. Detto tutto questo ima domanda è d'obbligo: come farà Alleanza democratica a diventare il punto di incontro di un pds che guarda ad Orlando, di un Segni che pensa ad Amato, e di un Pannella che un giorno sì e uno no se la prende con Occhetto? Augusto Minzolini Il leader radicale: «Sono socio fondatore, ma mi ignorano» E Occhetto guarda alla Rete Il deputato verde Gianni Mattioli (sopra)

Luoghi citati: Comune Di Agrigento, Firenze, Palermo, Roma