«Massoni anche fra chi deve indagare» di Giovanni Bianconi
«Fole subilo quei nomi» Buferò su Armo e polizia Il procuratore di Palmi: strane resistenze nella polizia giudiziaria, elenchi vecchi e incompleti «Massoni anche fra chi deve indagare» Clamorosa denuncia del giudice Cordova all'Antimafia ROMA. La massoneria comanda in Italia, ma sulle sue eventuali deviazioni ed illegalità non si riesce ad indagare. Perché? Troppi ostacoli, troppe coperture, troppe infiltrazioni, addirittura tra chi dovrebbe condurre le inchieste. Il procuratore di Palmi Agostino Cordova, il giudice con il sigaro in bocca che con la sua maxi-inchiesta sui «fratelli muratori» ha gettato scompiglio nelle Logge d'Italia, sbarca a Roma e davanti alla commissione antimafia lancia l'allarme. Un'audizione di oltre quattro ore, nella quale Cordova (recentemente «bocciato» dalla commissione del Csm anche per la carica di procuratore di Napoli) ha messo in guardia il Parlamento da quanto sta accandendo. «La massoneria - dice il procuratore di Palmi - è il tessuto connettivo della gestione del potere economico, politico, amministrativo. Parlo di territorio nazionale, ma non dimentichiamoci che la massoneria è un'organizzazione mondiale». E tra coloro che dovrebbero controllare su questo «tessuto connettivo», aggiunge il magistrato, c'è una «generale riluttanza» ad andare a vedere che cosa si nasconde dietro cappucci e grembiulini. Cordova racconta che dal- l'autunno dello scorso anno, quando avviò l'inchiesta su presunte violazioni della legge che vieta le associazioni segrete, ha delegato le ricerche a numerosi organismi di polizia giudiziaria, ma ha ottenuto poco, «fatta salva qualche eccezione»: per lo più elenchi di massoni vecchi di almeno dieci anni. «Addirittura in certi casi mi hanno risposto di non conoscere l'esistenza di logge anche da zone in cui è notorio che queste pullulano», denuncia il magistrato. Sono diverse decine i comandi dei carabinieri e gli uffici della Digos a cui s'è rivolto il procuratore di Palmi; quando non gli sono arrivati elenchi obsoleti o da cui si capisce troppo poco, Cordova ha ricevuto «risposte evasive o nessuna risposta». Ma da che cosa dipende questa sorta di boicottaggio? Un commissario antimafia chiede se non ci siano infiltrazioni massoniche anche tra carabinieri e poliziotti, e il procuratore risponde: «Mi pare scontato». Quanti e chi sono? «Difficile saperlo, certamente sono moltissimi». E se dagli investigatori non si ottiene collaborazione, quella degli altri uffici giudiziari non è migliore. Cordova ha richiesto informazioni a quasi tutte le Procure d'Ita¬ lia, ottenendo pochissime risposte; a volte ha appreso solo dai giornali di indagini collegate alla sua in corso in altre città. Una prima radiografia dei «fratelli d'Italia», comunque - anche se approssimativa e con la tara di possibili casi di omonimia dovuti proprio alla scarsa qualità dei dati raccolti e all'approssimazione delle indagini di polizia giudiziaria -, Cordova è già in grado di farla. Ci sono moltissimi medici e parecchi politici, diversi magistrati, anche se accanto ai loro nomi, a volte, negli elenchi c'è solo la notazione «laureato in giurisprudenza». Attualmente sono 28 i parlamentari affiliati alla massoneria, e 19 gli ex piduisti. Ma il pericolo dell'ominimia, senza indagini accurate, è sempre in agguato, e in seduta segreta Cordova fa solo qualche nome certo. I parlamentari risultano iscritti a logge ufficiali e non coperte, «anche se è difficile distinguere tra le prime e le seconde», precisa Cordova facendo l'esempio di persone affiliate alla P2 ma presenti anche nelle liste della massoneria ufficiale e regolare. Altrettanto complicato risulta capire quando gli scopi leciti dei massoni sconfinano nell'illecito. Alla commissione antimafia il procuratore di Palmi spiega, per esempio, che sono stati sequestrati dei questionari distribuiti tra i «fratelli» nei quali si chiedeva di indicare le proprie conoscenze «nei vari posti di potere», al fine di cooptarli nelle logge o potersi rivolgere loro «all'occorrenza». Per Cordova la massoneria è «un superpartito» al quale appartengono «militanti di tutti i partiti». Ed è un fenomeno sommerso: esistono circa 25 «obbedienze» oggi in Italia, ma ci sono informazioni solo sulle tre principali: il Grande Oriente d'Italia, il Grande Oriente Italiano e il Centro Sociologico. Gli iscritti, stando agli elenchi ufficiali, sono circa 30.000, di cui 8500 nelle tre regioni ad alta densità mafiosa: Sicilia, Calabria e Campania. La Procura di Palmi, con i pochi mezzi che ha a disposizione (5 sostituti su 10 previsti, di cui tre uditori giudiziari) e con la scarsa collaborazione fornita dalla polizia giudiziaria, non può farcela a sollevare definitivamente il velo che copre i «muratori». «O si rimuovono subito gli ostacoli - commenta il senatore del pds Massimo Brutti oppure il risultato sarà ancora una volta l'impunità dei poteri occulti e illegali». Giovanni Bianconi
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