Duello tra pretendenti per la Madonna del Parto

polemica. I restauri all'affresco di Piero della Francesca polemica. I restauri all'affresco di Piero della Francesca Duello tra pretendenti per la Madonna del Parto MONTERCHI DAL NOSTRO INVIATO Qualcuno dirà: «Ci risiamo!» Proprio così. Un paese è diviso a metà. Chissà quante volte è già accaduto e chissà quante altre accadrà ancora nella rissosa, esuberante e non sempre dolce Toscana. Stavolta la faida di Comune è scoppiata per colpa di una Madonna, la Madonna del Parto, opera di Piero della Francesca. L'affresco è appena stato restaurato e domani a Monterchi, in Val Tiberina, verrà esposto in una mostra tematica assai singolare: sulle Madonne partorienti dal '300 al '500. L'ultimo . giorno d'ottobre, chiusa i'esposizione, dovrà trovarsi un sito definitivo per l'opera di Piero. Il sindaco pidiessino vorrebbe fosse posta in un palazzo al centro del paese mentre il parroco esige che torni nell'antica cappella, fuori dall'abitato, vicino al cimitero. Peppone e don Camillo? Guelfi e ghibellini, piuttosto, perché Monterchi (oggi circa 900 abitanti), a suo tempo, certe cose le ha vissute. Soltanto nel plebiscito del 1860 la gente fu tutta d'accordo, o quasi: 750 votanti su 754 si dichiararono per l'annessione. Ma nel 1946, per il referendum, 1070 votarono per la repubblica e 713 per la monarchia; 155 i voti non validi. Una spaccatura niente male. Allora, bianchi e neri, oppure, Cerchi e Donati. Tutto era cominciato quando da preoccupanti, negli ultimi anni le condizioni del dipinto si erano aggravate e occorreva evitare che diventassero disperate. Nessuno poteva permetterselo perché quella splendida Madonna è una cosa unica e, come ha detto un giorno Roberto Longhi, «par commentare il momento più "grafico" degli affreschi aretini». Piero l'aveva dipinta intorno al 1460 in memoria della madre, nata proprio a Monterchi. Aveva lavorato nella chiesetta campagnola sui ruderi della quale fu ricostruita quella che è ora la cappella del cimitero. L'affre- sco, staccato forse nel '700 e ridotto, sembra, di circa un metro, col tempo aveva accusato un sacco di inevitabili malanni per molti dei quali la causa era la solfatazione dell'intonaco. Occorrevano fondi e la Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio si disse disponibile. Così, il 16 marzo 1992, Guido Botticelli iniziò l'intervento che ha significato la pulitura della superficie pittorica, il consolidamento del colore, il recupero cromatico e spaziale e l'inserimento dell'affresco in una speciale teca dotata d'impianto di allarme e impianto di climatizzazione per mantenere temperatura costante e collegato a un computer che controlla il reale stato di umidità e temperatura; infine, cristallo antiriflesso, infrangibile. Prezzo sui 100 milioni. In altre parole, dalla locanda nella quale era stato costretto per secoli l'affresco è passato ad un hotel a cinque stelle. Ma non si poteva più tirare avanti come nel passato, sottolinea Anna Maria Maetzke, soprintendente ai Beni artistici, architettonici e storici di Arezzo, perché i rischi che corrono le opere d'arte son fin troppo numerosi: «D'altra parte i tempi sono cambiati. Una volta i capolavori erano a portata di tutti e nessuno, salvo casi che nella storia si contano, pensava ad atti di vandalismo e anche il furto era proprio raro. Oggi bisogna, purtroppo, pensare diversamente: basta ricordare quello che è successo al David o altri casi del genere. Quindi, questa che è ormai un'opera famosissima, di una bellezza strepitosa, può suscitare qualcosa di riprovevole nella mente malata di qualcuno». Ma la Madonna dove verrà posta definitivamente? Federico Zeri non ha dubbi e tuona: «Che domande! Non può tornare dov'era. C'è pericolo che la sfregino, non ci sono sorveglianti ma ci sono i vandali». E la dottoressa Maetzke si dice d'accordo, anche se l'ultima parola spetta al ministero. Franco Landmi, il sindaco, spera diversamente e pensa di sistemare l'affresco in Palazzo Massi, nel cuore di Monterchi. Spiega: «In quest'anno si è potuto vedere che un centro storico, fra l'altro fascinoso, particolarmente bello, però soggetto a un degrado che rischiava col passare degli anni di essere incontrovertibile, con la presenza di questo affresco cominciava a dare segnali chiari e interessanti di ripresa. Allora noi, consapevoli di tutte le storie che stanno dietro a questo affresco, ci siamo permessi, da amministratori, di formulare questa ipotesi: visto che ora la Madonna sarà tutelata, salvaguardata, restaurata, trattiamola un po', come dice Ronchey nel suo ultimo decreto, anche come patrimonio a fini di ricchezza, produzione di reddito, occupazione». Di qui, dice, la delibera d'intenti dell'amministra- zione comunale. «Che poi un prete e un segretario di partito utilizzino questa storia a fini strumentali è un altro discorso». Il governo di Monterchi è retto da una lista civica chiamata «Sinistra progressista» formata da larga maggioranza pds, alcuni indipendenti e un socialdemocratico. Dunque, il segretario a cui allude il sindaco è Marcello Forti, socialista. E il battagliero prete risponde al nome aristocratico di Vasco Donati Sarti, 61 anni. Con altri ha fondato il «fronte tradizionalista». Perché c'è anche la tradizione da rispettare e già il restauro, dichiara don Vasco, ha dato noia: «Hanno tolto la parte superiore, lo sappiamo che non è autentica, ma era così da secoli, il mondo l'ha sempre vista così. E ora il dipinto è diventato un quadrato. Per noi è veramente una dissacrazione». E deve esser rimesso nella cappella, aggiunge. «Vogliamo che torni al suo posto. Piero non ha fatto a Firenze o Urbino questa Madonna: l'ha fatta lì, in un luogo sperduto in mezzo alla campagna perché c'era una venerazione, un culto alla fertilità, c'è il monte di Giunone e Piero avrebbe sostituito a una figura potente pagana, Giunone appunto, una figura potente cristiana, la Madonna. E ha fatto una Madonna incinta, con Gesù nel seno, una cosa che nessun altro ha fatto. Una Madonna al sesto mese: ha voluto mostrare ciò che nessun altro ha avuto il coraggio di mostra re». Erano anni difficili vero? «Sì. Soltanto un genio come lui poteva far questo». Vincenzo Tessandori Scontro fra parroco e sindaco del pds per la destinazione Madonna del parto particolare del viso À sinistra, «La Madonna del parto» Qui sopra, il critico Federico Zeri