Andreotti da Di Pietro «Deposizione spontanea»

Andreotti da Di Pietro «Deposizione spontanea» Il senatore è chiamato in causa da Parrella Andreotti da Di Pietro «Deposizione spontanea» MILANO. Senatore, vuol dirci qualcosa? Giulio Andreotti tira via senza neanche rispondere. E il suo avvocato si limita a dure: «Si tratta di una deposizione spontanea, ma abbiamo accettato di rispondere a tutte le domande». Oggetto della deposizione davanti a Di Pietro, l'avviso di garanzia inviato ad Andreotti in cui si ipotizzano i reati di ricettazione e violazione del finanziamento ai partiti. La vicenda ha per protagonisti Giuseppe Ciarrapico, l'ex «re delle acque minerali» e amico di Andreotti e Giuseppe Parrella, ex direttore generale dell'Azienda telefonica di Stato, grande incassatore e distributore di tangenti. Sullo sfondo l'ex rninistro Paolo Cirino Pomicino, anche lui andreottiano di ferro, e il senatore in persona. Le versioni di Ciarrapico e Parrella divergono. Il primo dice in sostanza di essersi recato da Cirino Pomicino per chiedere aiuto in un momen¬ to di «crisi di liquidità» del suo gruppo; e l'ex ministro gli avrebbe detto di rivolgersi a Parrella, il quale gli avrebbe versato un miliardo. Parrella dà una versione differente: diede, è vero, un miliardo a Ciarrapico ma gli venne chiesto «per la corrente del presidente» (cioè Andreotti), e non per le esigenze personali deu'imprenditore. Parrella afferma anche di aver incontrato Andreotti a Palazzo Chigi, accompagnato da Ciarrapico. Ma, dice, «naturalmente non entrammo nel merito della questione». Comunque sia, quei soldi Parrella dice di averli pagati a scopi politici, e i magistrati gli credono. E ieri è stato sentito anche Giovanni Marone, ex segretario di De Lorenzo e grande pentito dello scandalo Sanità. Marone avrebbe confessato di aver pagato tangenti per partecipare alla spartizione delle assicurazioni dei dipendenti degli enti pubblici. [r. m.j

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