Sul Golfo soffiano tangenti di guerra di Fabio Galvano
Il «Financial Times» denuncia: 450 miliardi per convincere i Paesi più restii all'intervento Il «Financial Times» denuncia: 450 miliardi per convincere i Paesi più restii all'intervento Sul Golfo soffiano tangenti di guerra «Il Kuwait pagò l'Occidente» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tangenti per una guerra. C'è il sospetto - ed è forse più di un sospetto - che il Kuwait abbia usato ingenti fondi segreti per assicurarsi voti all'Onu dopo l'invasione da parte di Saddam Hussein; e che centinaia di miliardi siano finiti in Paesi europei e del mondo arabo per ungere le ruote dell'intervento militare e della liberazione del Kuwait. Da Madrid, dove è attualmente in corso un'inchiesta parlamentare kuwaitiana, potrebbe assumere nuovi connotati quella che era fino a ieri una semplice indagine per il fallimento del Kio, l'Ufficio investimenti del Kuwait nella capitale spagnola. C'è un «buco» di 5 miliardi di dollari, al cambio d'oggi qualcosa come 7500 miliardi di lire; ma almeno una parte di quel denaro potrebbe essere finita a Londra, in un conto segreto destinato alle tangenti per influenzare i Paesi più restii alla guerra contro Saddam. E' il Financial Times a rompere il ghiaccio di questo scandalo, citando le dichiarazioni di ex funzionari del Kio contenute in un rapporto ufficiale kuwaitiano. Il denaro doveva servire a influenzare il mondo politico, sulla base delle istruzioni ricevute dalla leadership kuwaitiana in esilio. Gli obiettivi erano numerosi, ma gli unici Paesi a emergere in modo esplicito nel documento sono Francia, Tunisia e Marocco. Secondo il documento le principali accuse riguarderebbero l'ex presidente del Kio in Spagna, lo sceicco Fahad Mohammed al-Sabah, cugino dell'emiro del Kuwait e ora - secondo voci raccolte a Londra e a Madrid - rifugiato nelle Bahamas. Poco dopo l'invasione da parte dell'Iraq, lo sceicco avrebbe trasferito in un fondo segreto a Londra circa 300 milioni di dollari, al cambio attuale qualcosa come 450 miliardi di lire. Secondo quanto ha riferito agli inquirenti il capo delle operazioni finanziarie dell'ufficio, David Betts, lo sceicco gli avrebbe chiesto di mantenere il massimo riserbo sul trasferimento, spiegando che si trattava di una rimessa di denaro «a fini politici». Naturalmente le autorità del Kuwait negano che siano mai stati autorizzati pagamenti segreti durante la crisi del 1990-91; in ogni caso non da parte del Kio in Spagna. Anche gli attuali dirigenti del Kio sostengono di non essere mai stati a conoscenza di tangenti. Essi sostengono anzi che lo sceicco Fahad potrebbe avere inventato la storia delle tangenti «patriottiche» al solo fine di mascherare le sue attività illecite, cioè lo spostamento di fondi in conti segreti non destinati a Paesi terzi ma probabilmente ai suoi affari privati. A corroborare l'ipotesi dei fondo segreto per le tangenti politiche, è la serie di fax che lo sceicco Ali Khalifa, ex ministro del Petrolio e delle Finanze responsabile delle attività del Kio, trasmise a numerose banche centrali il giorno dopo l'invasione del Kuwait. Nel messaggio egli precisava che soltanto lui stesso, lo sceicco Fahad e il vicepresidente del Kio, Khaled al-Sabah, potevano da quel momento autorizzare lo spostamento di fondi kuwaitiani. Fabio Galvano Il vicepremier iracheno Tarek Aziz e l'Emiro del Kuwait Jaber al-Sabah [FOTO EPA-REUTER]
Persone citate: Ali Khalifa, David Betts, Saddam Hussein, Tarek Aziz
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