I trent'anni dell'olografìa e dei suoi oggetti-fantasma fatti soltanto di luce laser

FOTO A TUTTO TONDO FOTO A TUTTO TONDO I trent'anni dell'olografìa e dei suoi oggetti-fantasma fatti soltanto di luce laser DUE scienziati americani, Emmett Leith e Juris Upatnieks, trent'anni fa inventarono l'olografia. Oltre che illustri fisici, erano anche appassionati fotografi e ricercatori interessati alla luce laser che, inventata quattro anni prima, era diventata famosa per il crescente numero delle sue applicazioni nei campi più diversi, dalla telemetria alla medicina. Fu quindi per loro naturale pensare all'uso di luce laser nella tecnica fotografica. E finirono con il trovar" il sistema per ottenere riprese che mostravano anche il retro dell'oggetto fotografico. Ne risultò, nel 1963, il primo ologramma, così chiamato dal greco olos (intero) e grammo, (riproduzione grafica); con esso era nata la nuova, rivoluzionaria tecnica fotografica che usa il laser per impressionare la lastra. Va notato che sulla lastra non appare nulla che ricordi l'oggetto ripreso ma soltanto delle zone più o meno oscure oppure una uniforme tinta grigiastra e varie figure di ellissi concentriche tratteggiate. L'immagine dell'oggetto fotografato si può invece vedere sospesa in aria se l'osservatore si pone dietro la lastra, previamente illuminata da raggi laser aventi la stessa angolazione scelta nella ripresa nonché la stessa potenza. Per di più girando intorno a questa immagine aerea la si vede mutare d'aspetto come se si girasse intorno all'oggetto reale. L'immagine così realizzata ha le stesse dimensioni e la stessa posizione dell'oggetto e appare alla stessa distanza che intercorreva tra oggetto e laser all'atto della ri¬ presa. I numerosi perfezionamenti apportati al sistema rendono oggi possibile ottenere anche ologrammi colorati usando raggi laser dei colori prescelti e illuminando una lastra per ciascun colore. L'impianto per realizzare gli ologrammi è complesso e si basa sull'interferènza luminosa tra la radiazione emessa dalla fonte dei raggi laser e quella dello stesso fascio riflessa dall'oggetto. Essenzialmente è costituito da un laser, un prisma che sdoppia il fascio dei raggi in due ad angolo retto, due specchi, due lenti concave e una lastra fotografica. L'olografia offre, come il laser, un crescendo di utilizzazioni pratiche. Già da vari anni si possono ottenere, con questa tecnica, immagini in rilievo e riprese cinematografiche e televisive in tre dimensioni, visionabili senza dover ricorrere a un particolare tipo di occhiali, come era richiesto agli inizi. Ma forse il contributo più rimarchevole viene dato dalla olografia a molti campi della ricerca scientifica e tecnologica. Tra di essi è da ricordare la registrazione di oggetti muoventisi ad altissima velocità e di organismi microscopici le cui immagini olografiche, estremamente nitide, possono venire fotografate con una comune macchina da presa e ingrandite migliaia di volte. Infine, di recente sono stati inventati apparecchi che consentono di vedere gli ologrammi senza la luce coerente e monocromatica del laser, ma con la comune luce bianca. Mario Furesi

Persone citate: Mario Furesi