VERA NORIMBERGA

VERA NORIMBERGA VERA NORIMBERGA Un membro dell'accusa ricostruisce il processo La giustizia non è un privilegio dei vincitori « » i » vecchio, malato, incapace di muoversi. E la dinastia dei cannoni la fece franca. Inoltre sarebbe stato meglio trascinare alla sbarra Otto Dietrich, numero due di Goebbels ch'era in mani americane, invece di Hans Fritzsche, figura sbiadita del ministero della Propaganda. L'analisi, che il tempo ha reso pacata, approda ad altri ripensamenti. L'ammiragio Doenitz doveva essere prosciolto e il caso di Julius Streicher, vecchio pazzoide condannato all'impiccagione, è stato trattato dal tribunale internazionale «in modo sventato e duro». Quanto a Rudolf Hess, non fu mai sollevata la vera questione: se il posto più giusto per quel rottame umano (ma i sovietici dicevano «niet») non fosse l'ospedale psichiatrico invece della galera. E Martin Bormann, personaggio sinistro alla corte del Fùhrer? E' un imputato fan¬ tasma, con difensore d'ufficio. L'autista di Hitler testimonia di aver visto Bormann cadere, dopo un'esplosione, mentre fuggiva dalla Cancelleria. Era morto? Lo condannano in contumacia. Affiorano retroscena, divergenze tra i giudici, imbarazzo tra gli alleati. I francesi erano i più indulgenti, i russi volevano votare morte per tutti, il terribile Visinskij durante una visita aveva brindato agli imputati: «Possa la loro strada condurre direttamente dall'aula alla tomba». Viene alla ribalta il massacro di migliaia di prigionieri polacchi nella foresta di Katyn e i sovietici insistono nell'accusare i nazisti (i cui legali contrattaccano) senza fornire prove decisive. Il russo Rodenko vorrebbe includere tra le imputazioni anche i bombardamenti aerei, le VI e V2, ma gli alleati non sono d'accordo. E basta un pensiero a Amburgo o Hiroshima per capire dov'era lo scoglio. Taylor alterna ragionamenti procedurali, scorci d'ambiente, scene drammatiche. Certe deposizioni sull'olocausto suscitano ancor oggi i brividi, come quella di Marie Claude Vaillant-Couturier che evoca i tormenti di ebree polacche dette le «coniglie» perché nel campo di Ravensbruck erano usate come cavie: le ferivano alle gambe per inoculare bacilli. Alcune morirono, altre rimasero mutilate. Per la prima volta viene a galla il nome del dottor Mengele, il processo ha impennate di pathos. Un'altra ex detenuta di Auschwitz svela che i neonati venivano gettati direttamente nei forni crematori, saltando il passaggio delle camere a gas. E grida rivolgendosi alle madri tedesche: «Dove sono adesso i nostri bambini?». Doenitz scuote il capo, il Gene- Emesto Gagliano

Luoghi citati: Amburgo, Hiroshima, Norimberga