CARO BARICCO NON LITIGHIAMO di Clara Sereni
CARO BARICCO NON LITIGHIAMO CARO BARICCO NON LITIGHIAMO tuo Oceano mare e il mio II gioco dei Regni, scritti in contemporanea e certo senza scopiazzamenti reciproci, avessero al loro interno, sia pure con accezioni lievemente diverse, una riflessionecitazione sulla parola e sul senso possibile del narrare che attinge alla stessa (e non usuale) fonte letteraria. Mi era sembrato un segno positivo, perché l'assenza di qualsivoglia collegamento fra gli intellettuali (non solo scrittori) «di area» è un mio chiodo fisso da un pezzo. L'area è certo slabbrata, i segni decifrabili soltanto a fatica, le «spie» che possono indicare il nuovo nient'altro che baluginii istantanei e talvolta ingannevoli. Ma se non si cerca lì, dove? Se non si tentano i collegamenti fra quelle schegge, quale minimo disegno potrà mai venir fuori? Se si fa soltanto questione di stile e scrittura non si taglia forse fuori un'ottica, una passione, un interrogarsi che resta comune, pur nella diversità di percorsi e risultati espressivi? E se non ora - nel momento in cui, nel bene e nel male, qualcosa finalmente si muove in questo nostro Paese per cinquant'anni immobile quando? Quella coincidenza, dunque, era stata per me una speranza, un ponte fra tre generazioni egualmente e diversamente sperdute e in cerca di senso, un segmento su cui lavorare insieme a chi ne avesse voglia e ne fosse capace; per te, evidentemente, nient'altro che una casualità, persino fastidiosa. Da cancellare in fretta, per amor di battuta e di polemica. Da qui la delusione, e la decisione di non incontrare, in veste di giornalista, chi - in abiti da scrittore aveva già emesso la propria sentenza, inappellabile quanto sommaria. La mia è una reazione che qualcuno può giudicare eccessivamente emotiva, passionale, «femminile»: aggettivi che non mi offendono, e anzi credo fotografino in maniera abbastanza precisa ciò che scrivo, ed anche quello che sono, nella mia vita fatta di scrittura ma anche (e credo sia una fortuna) di altre cose, di un altrove più lontano di quanto tu probabilmente immagini. Mi accorgo di averti dato del tu, malgrado non ti abbia mai incontrato: perché non mi rassegno a buttar via quelle schegge, e perché c'è da qualche parte, dentro di me, la speranza caparbia che qualcosa si possa - si debba salvare. Insieme, e con altri. Clara Sereni
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