Alcol: nel Canovese situazione d'allarme

La mappa della piaga in provincia La mappa della piaga in provincia Alcol: nel Canovese situazione d'allarme Le zone più colpite dalfenomeno sono Pinerolese e Valle di Susa Nel '91 gli alcolisti dichiarati in Piemonte erano 5400. Li aveva «contati» l'Aliseo, l'associazione nata per combattere un problema sempre più diffuso, fra i giovani e le donne. L'Aliseo, costituita da un centro di accoglienza, da una comunità semiresidenziale e una residenziale, opera all'interno del Gruppo Abele e non solo sul versante dell'accompagnamento e della riabilitazione, ma anche su quello della prevenzione, dell'informazione e della preparazione degli operatori. Aiutata dall'amministrazione provinciale, l'associazione dopo aver condotto due ricerche sui danni dell'alcol in Piemonte e sull'immagine sociale del problema concretizzatosi nella divulgazione di uno spot televisivo informativo e dissuasivo nei confronti del bere, ha ora costituito un Osservatorio sulla situazione nella provincia di Torino. «Si tratta del primo tentativo in Italia - dice Luigi Ricca, presidente della Provincia - di proporre una chiave di lettura di un fenomeno in gran parte sommerso, utilizzando una metodologia innovativa basata su un gran numero di "osservatori privilegiati" (dai baristi ai medici) in grado di fornire una serie di immagini della realtà dell'alcolismo. La "mappa" che se ne ricava permette di razionalizzare al massimo la programmazione degli interventi». La mappa, per la verità, descrive una realtà quantomeno scontata. Ad esempio che l'alcolismo in provincia di Torino supera nettamente la soglia della patologia nelle aree montane e pre-montane relative alle Usi di Susa, Perosa Argentina, Torre Pellice e Pinerolo, praticamente tutta la zona a Sud-Ovest di Torino. Problemi minori, «ma sempre preoccupanti» dice la ricerca, sono stati riscontrati nei territori delle Usi di Cuorgnè, Ivrea, Lanzo, Giaveno, Caluso e Chivasso. «Desta allarme - secondo lo studio - la situazione del Canavese che, pur non essendo caratterizzato da un territorio prettamente montano, con le situazioni di isolamento tipiche delle zone alpine, presenta livelli di alcolismo che lo collocano in una posizione al limite della soglia patologica». La città di Torino fa storia a sé. Con l'hinterland sembra meno colpita dal problema, «anche se pare legittimo - dicono i ricercatori - il sospetto che quest'ultimo sia meno socialmente visibile che altrove». Il fenomeno, dunque, sarebbe più «sommerso» e, quindi, sottostimato. Non fosse altro per la presenza di problemi più eclatanti (droga e violenze) che «catturano» l'at¬ tenzione degli «osservatori privilegiati» sulle cui segnalazioni e considerazioni si è basato il lavoro della ricerca. Spigolando tra i dati dello studio, colpiscono le considerazioni sui fattori che veicolano la scelta del tipo di bevanda. Al bar si bevono superalcolici seguendo l'abitudine, in birreria e bottiglieria viene assegnata maggior importanza alla marca, mentre in discoteca occupa un posto fondamentale nel condizionare le scelte quelle effettuate dagli amici. In discoteca è stata rilevata la tendenza di alcuni clienti ad uscire per consumare alcolici lasciati in auto, mentre è più frequente che avvenga nel locale stesso un consumo supplementare di alcolici al di fuori di quello compreso dal prezzo del biglietto. Emerge l'abitudine fra i giovani avventori di controllare il consumo di alcol di colui che dovrà guidare l'auto al ritorno a casa. Quasi tutti gli intervistati si sono detti d'accordo sull'esigenza di limitare i consumi di alcolici con campagne di informazione e dissuasione, mentre i proprietari delle discoteche chiedono più controlli da parte delle forze dell'ordine.

Persone citate: Giaveno, Luigi Ricca