E' gloria per i velocisti

Tour, ancora sprint con vittoria dell'uzbeco Abdujaparov Tour, ancora sprint con vittoria dell'uzbeco Abdujaparov E' gloria per i velocisti Oggi cronosquadre: primi scossoni DINARO DAL NOSTRO INVIATO Che Tour, che classifica. Tre velocisti al comando, Indurain scavalcato da Cipollini, superato da Abdujaparov, costretto al quarto posto. Bugno è quinto. Il massimo sprinter esistente, Mario Cipollini, non azzecca più una volata, cosa gli sta succedendo? Gli sta succedendo che esistono anche Nelissen e Abdujaparov. L'uzbeco ieri ha fatto macerie dei due esimi antagonisti. Quanto ci teneva, è ringiovanito di cinque anni, da 29 è retrocesso a 24. Questo Djamolidin Abdujaparov di Tashkent è un tipo duro, asimmetrico, le sue cosce hanno le misure di un tubo di oleodotto. Una febbre di roulette lo invade al momento dello sprint. Gli avversari, di cui ingombra i pensieri, raccontano che nella furia degli ultimi metri, Abdujaparov può mordere se, per caso, l'orecchio di un concorrente gli capita a portata della bocca. Può conficcare un gomito in un fianco, pratica senz'altro biasimevole. Può, in nulla dissimile da una razza, sparare micidiali colpi di coda: la sua coda è la ruota posteriore della bicicletta: «Io cattivo? Una favola. Sono troppo forte di braccia, troppo forte di gambe, mi esplodono, non posso trattenerle». La vittoria di ieri, tenuto conto del calibro dei duellanti, è stata, riconosciamolo, un modello di correttezza. Fatalità dei nomi: Djamolidin significa bella faccia. La faccia di Abdujaparov esprime, quando si appresta a misurarsi con Cipollini, l'amabilità di un dobermann. Vive, Abdujaparov, a Manerba sul Garda dal 1990, anno in cui lasciò la sua patria. Gli tiene compagnia una sorella: ne ha altre due e due fratelli in Uzbekistan. Va a pesca e ha una grande gabbia per i merli. Parla soltanto con la sorella, con i merli e col polacco Jaskula, che abita nei pressi. I merli di Abdujaparov sanno tutto di Cipollini, dicono: «Battuto Cipollini, battuto Cipollini». Va a sapere in realtà per chi tifano. Una lunga, stremane avanzata del francese Desbiens e del belga Sergeant caratterizza la tappa, centoventisei chilometri di inutile fatica, fughe di questo genere sono al Tour di prammatica. Corroborano la vicenda le solite cadute. I rondò che spez- zanp la strada, costringendo il gruppo ad aprirsi come una melagrana, - vado a sinistra o vado a destra? - sono l'ossessione dei pedalatori. Aumenta la velocità, aumenta il pericolo. Chiappucci, arremba nel finale ma non per pareggiare il conto con Bugno che a Vannes ha lampeggiato: vuol togliersi dal mucchio dei pazzi che preparano lo sprint. Oggi c'è la cronometro a squadre che è una corsa anomala e iniqua. Anomala, perché la classifica di una competizione ciclistica a tappe è per singoli e non per squadre; la squadra esiste per aiutare il singolo più bravo, il capitano, a conquistare il primato. Iniqua, perché il singolo più bravo rischia di buscarne da uno meno bravo di lui che gode, però, di compagni meglio disposti alla bisogna. Indurain che a cronometro è un portento, sarà costretto a stringere i freni per non arrivare da solo: la Banesto, stavolta, gli farà da zavorra. Sempre esemplificando, lo svizzero Zulle, che non eguaglia Miguel testa a testa, gareggerà nel treno di una squadra, la Once, che, allineando l'olandese Breukink, il belga Bruyneel e il francese Jalabert, tutti dignitosissimi a cronometro, potrà permettersi il lusso di suonarle al navarro. Il tempo viene preso sul quinto corridore, ma quando ne hai quattro che filano, un quinto che riesce a tenere il ritmo finisce che lo trovi. Indurain ha un solo specialista, Bernard. La Once lo surclas- sa. Non sta male Bugno con Boscardin, Peron, Fidanza e Scirea; e non sta male neppure Chiappucci con Roche, Soerensen e Pulnikov. La lunghezza della gara, 81 km, consiglia di andarci piano coi pronostici, favorisce le sorprese, sai quanti ne vedrai zompare e sgonfiarsi da Dinard ad Avrances, ma Once, Gatorade e Carrera restano le più adeguate a giocarsi la partita. Corsa anomala e iniqua, eppure spettacolare, graditissima alle telecamere e il Tour cerca spettacolo, che gliene importa del rigore tecnico, della giusta collocazione dei valori in classifica. Bugno odia questo genere di divagazioni: «Una punizione, un invito a rimetterci le penne, il rischio di uscire ingiustamente dalla scena». Chiappucci odia le cronometro in generale, ma se proprio deve scegliere, preferisce soffrire in compagnia: «C'è la possibilità di picchiare con la squadra chi ti massacra se sei solo. C'è anche la possiblità di beccarsi un distacco da rimanere tramortiti. L'obiettivo è guadagnare secondi su Miguel». Indurain si consola con la distanza: «Breukink, Zulle, Jalabert, Bruyneel, in partenza tutti bravi, all'arrivo, dopo 81 chilometri, chi lo sa cosa succede». Lo sapremo stasera. Gianni Ranieri Indurain e Bugno sorridono; oggi però nella «crono» a squadre di 81 km molto dipenderà anche dai loro compagni

Luoghi citati: Avrances, Uzbekistan