Franco Nero salva i delfini nell'abisso dell'approssimazione di Beniamino Placido

r TIVÙ'& TIVÙ' Franco Nero salva i delfini nell'abisso dell'approssimazione Avolte telefona, il Tipografo di Trino, il collega della Casalinga di Voghera di Beniamino Placido. Mentre in redazione ferve il lavoro, e squillano i telefoni, e i videoterminali lampeggiano, e ognuno picchia sui tasti. Lui telefona e segnala. Stranezze, di solito, qualche lite, qualche battibecco, curiosità: Gassman che si confronta col figlio, De Crescenzo che fa festa (e pubblicità) intorno alla sua Traviata. Si lamenta perché «Palcoscenico» su Raidue va in onda troppo tardi e «L'occhio sul teatro» di Raitre va in onda troppo presto. Dice che per trasmettere tutte quelle stupidaggini in prima serata, quelli della Rai potrebbero, già che ci sono, buttarsi nell'atto coraggioso di dare «La locandiera» e gli altri spettacoli teatrali che hanno in programma (ieri sera c'era la Gravina, che ha terminato i suoi lavori, come già la scorsa settimana 1'((Arlecchino servitore di due padroni», all'ora del vampiro). Caro Tipografo, uno gli riI sponde, e l'audience? Il teatro I in prima serata fa venire i bri¬ vidi a ogni programmatore che si rispetti; il teatro fa agli uomini di tv lo stesso effetto che faceva a Goebbels la parola cultura: voglia di por mano alla pistola. Ma non gliene importa niente, al Tipografo, dell'audience, gli dà anche fastidio la parola, lui vorrebbe solo vedere qualcosa che sappia di spettacolo, non solo di fiera. Qualche volta va bene anche quella, ma non sempre. Non vorrebbe andare a dormire tardi, avendo perso tempo prima girando qua e là per i canali, cercando oltre tutto di evitare quelli privati perché la pubblicità che interrompe continuamente proprio gli dà fastidio. Uno dei suoi ultimi programmi prediletti è stato quello dedicato a Yves Montand e presentato da Emilio Ravel su Raiuno. Davvero era delizioso: gran voce, Montand, anche poco prima di morire. Lui avrebbe potuto cantare e ancora e ancora, a differenza di Frank Sinatra che, come scriviamo in un'altra pagina, viene invitato dai critici americani a ritirarsi in buon ordine, scegliendo la pensione e il silenzio. Abissi e delfini hanno invece rinfrescato il lunedì di 2 milioni 962 mila spettatori, su Canale 5. E' andato in onda un film per la tv dal titolo «Azzurro profondo», regista Filippo De Luigi, protagonista un Franco Nero in cattiva forma e poco convinto del suo ruolo. Lui era un professore che allenava una ragazza molto dotata di fiato (Alexandra Brochen), grande apneista potenziale, a diventare apneista effettiva, conquistando addirittura il primato mondiale. Questo per creare clamore intorno alla causa: la difesa dei delfini minacciati dalla pesca indiscriminata. Intorno, paure, morti, una bambina muta. Soprattutto, bellissime riprese subacquee, diurne e notturne, la cosa migliore di tutto lo sceneggiato. Perché l'interpretazione era approssimativa, la sceneggiatura sfilacciata, il filone sportivo (stile «Momenti di gloria») risultava contaminato da troppi altri elementi, in nessuno dei quali si mostrava di credere. Però, quel mare... Alessandra Comazzi

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