Metti l'oca tra i pitoni

Melfi Poca fra i pitoni Melfi Poca fra i pitoni // singolare gioco dijocelyn su Raidue ROMA. Un lungo tunnel di plexiglas nel quale giacciono pitoni di ogni dimensione da scostare per catturare una chiave nascosta sotto il loro viscido corpo. Un bastione di castello senza appigli né spuntoni sul quale tentare di arrampicarsi sospeso a una fune e imbragato come un vero freeclimber. Una ghigliottina capace di affettare un sedano che sembra poter precipitare da un momento all'altro. Una enorme palla da biliardo di lucido metallo che come nella celeberrima sequenza di «Duel» di Spielberg pare animata da istinti omicidi. E poi una piscina sulla quale spenzolarsi attaccati a una scala che gira e gira, un pozzo pieno di anguille dove giacere a mollo, una locanda in cui andare a letto con una oca autentica, una mucca a cui mungere un litro di latte in pochi minuti, una gabbia dove una mostruosa femmina tutta muscoli e violenza sfida chiunque vi penetri legata a una molla elastica. Tutto questo, e molte altre trovate, costituiscono gli ingredienti spettacolari de «Il grande gioco dell'oca», il singolare programma in onda già da tre venerdì su Kaidue, inventato da Jocelyn. Avventura, orrore, paura, disappunto, coraggio, banalità e divertimento come in un vecchio carrozzone da circo, quelli del «Venghino venghino signori non c'è trucco e non c'è inganno», sono le sensazioni che lo spettatore interessato a questo genere di intrattenimento che allontana il più piccolo pensiero, si trova a provare mentre sta comodamente seduto sul divano del suo tinello a guardare quello che succede in tv. Ma come faranno? Chi gli darà una mano se la sfera di ferro prende velocità e l'investe? Chi salva dalla lama dello ghigliottina? Quale imbragatura lo garantisce dal non precipitare in piscina? E poi la tuta, il casco, le ginocchiere, il paratorace, insomma tutti quegli indumenti inventati per sport pericolosi come il rugby, l'hockey, la lotta libera, le scalate, il motociclismo, serviranno davvero o sono usati invece solo per far scena? Jocelyn ride. Rischi, assicura, non ne corre nessuno. Né i quattro concorrenti in studio, peraltro già abituati durante le selezioni e le prove a misurarsi con quei giochi, né lo spettatore a casa che ha capito benissinmo, fin dal principio, come si tratti solo di un gioco di abilità fisica e di prontezza di riflessi. La tensione, o il sadismo, come nei vini di qualità, sono a origine controllata. Lo studio 15 di Cinecittà, 60 metri di lunghezza, 30 di larghezza per una superficie di duemila metri quadrati, è a prova di sicurezza in ogni suo centimetro. «I concorrenti ci servono vivi - spiega Jocelyn -, non possiamo correre il rischio di incidenti in diretta. Il brivido è solo un effetto del concatenamento delle situazioni». Ma la ghigliottina? «In Francia si diceva che Guillotin propagandava questo strumento come non doloroso per il condannato perché la ghigliottina lo faceva morire prima di paura. Noi giochiamo su questo. Se precipita la mannaia il concorrente perde un "testone", non certo la testa». E i serpenti? «I pitoni sono buonissimi: basta vincerne la repulsione». E il pozzo con le anguille? «Da più fastidio l'acqua gelata che l'anguilla, animale timidissimo che fugge l'uomo». Usate trucchi elettronici? «No. Tutto ciò che si vede è autentico». Ma i concorrenti sono spaventati? «Hanno solo paura di perdere». Siete maschilisti? «Perché alle donne sono toccati più di una volta i serpenti? No. E' la sorte. Non dipende da noi». Pensato due anni fa da Jocelyn per Canale 5 su richiesta del direttore Giorgio Gori, che voleva un gioco dell'oca modernizzato ma poi lo scartò, dopo aver peregrinato invano sulle reti è finito su Raidue grazie a Bibi Ballandi di Bandiera Gialla, il locale della riviera che ospitava «Stasera mi butto» e che per ragioni di risparmio quest'anno ha ceduto il posto a Cinecittà. Gigi Subuni e le vallette aiutanti Simona Tagli e Jo Squillo non sono obbligati a sottoporsi a nessuna prova, anche se si divertono molto ad aiutare i concorrenti e Jo Squillo giocherebbe anche lei. L'idea, ammette Jocelyn, non è nuovissima: l'ha utilizzata lui stesso in Francia per «La clef de Fort Boyard», uno spettacolo andato in onda per quattro anni su Antenne 2. Niente americani di «The gladiators», quindi, ma auto- citazione legittima. Solo che nel trasporto a Cinecittà il gioco s'è arricchito di riflessi cinematografici: «Mad Max», «Il prigioniero di Fernadel», «Robin Hood», «Indiana Jones», «James Bond», un omaggio che ha finito con l'accrescerne la suspense. Sorprende il gradimento: si comincia con uno share del 12%, si finisce sopra il 40%. Il brivido tira. [si. ro.] Avventura, orrore e banalità «abbiamo anche una ghigliottina ma fa soltanto morire di paura» Il conduttore di «il grande gioco dell'oca» Gigi Sabani insieme con le due vallette della trasmissione Jo Squillo e Simona Tagli

Luoghi citati: Francia, Indiana, Roma