Tutta la iella in seicento voci di Gabriella Bosco

Passare sotto una scala porta all'inferno Un «coraggioso» diplomatico si avventura fra le superstizioni, ne nasce un dizionario Tutta la iella in seicento voci Passare sotto una scala porta all'inferno I PARIGI O non sono superstizioso. Ho paura che mi porti male», diceva il commediografo Tristan Bernard. E' tutto lì, il circolo vizioso della questione. La iettatura: spiriti razionalisti, non ci crediamo. Ma che cosa ci costa, dovendo scegliere, non passare sotto una scala appoggiata a un muro? E se un gatto nero ci sfreccia davanti tagliandoci la strada appena usciamo di casa al mattino con macabro miagolio, possiamo giurare in coscienza che restiamo del tutto indifferenti? Pierre Canavaggio, corso, «più ricordi che se avesse mille anni», della sua terra rispetta ogni tradizione. E' ben nota la proverbiale superstizione della madre di Napoleone, e lo stesso Napoleone si credette al riparo da disgrazie essendo nato pettinato. Canavaggio dai suoi vecchi ne ha sentite raccontare un'infinità di storie inquietanti. Nell'incertezza, come Bernard, ha pensato fosse saggio prendere il toro per le corna. Ovvero raccogliere in un poderoso Dictionnaire des superstitions et des croyances (ed. Dervy) tutta la scienza ereditata senza prendere deliberatamente posizione. Fornendo però, da «abbé» (abate) a «zeste» (scorta), 600 buone ragioni di riflessione per il nostro eventuale scetticismo. Dedicatarie: «Le mie streghe beneamate». Canavaggio è un diplomatico. Nessuna prova di per sé può dirsi definitiva sull'esistenza delle streghe. Ma se per funesta ipotesi dovessero non essere tutte panzane, con quel che si dice di loro quando sono nemiche tanto vale tenersele buone. E, possibilmente, lontane: una scopa riposta con la spazzola all'insù, si ricordi, è la migliore astuzia per disinteressarle alla nostra abitazione. A proposito di scopa, una fanciulla saggia avrà interesse a non cavalcarne una fosse pure per gioco o scherzo: perderebbe immantinente la verginità. Ma Canavaggio ama soprattutto ben motivare quello che afferma. Per la scala e il gatto nero, ad esem pio, non sopporta le banali spiega zioni solite che, quelle sì, traggono in inganno. Sotto una scala non si passa non perché ci potrebbe cadere in testa il secchio di vernice poggiato in cima. Lo dimostra il fatto che solo di rado il secchio c'è prò prio. No, la vera ragione è che pas sando sotto si infrangerebbe il triangolo formato da muro-suoloscala, e infrangerlo sarebbe ybris, tracotanza contro la sorte e sacrilegio. Il triangolo è sempre magico Va al diavolo, in senso letterale, chi ci entra. Per quel che riguarda il gatto ne ro, è sciocco, pericoloso e malvagio temerlo solo di quel colore. La ve rità è che non tutti i gatti portano male, ma nessuno porta bene. Quelli neri hanno sì un capello del loro padrone, il Signore della Notte, nascosto nella coda e non hanno le corna solo perché le hanno scambiate - in mancanza d'anima - con un piatto di pesce crudo. Ma questo significa solo che bisogna rispettarli particolarmente. Non sono ancora finiti oggi i guai di quegli incauti che, nei tempi bui della caccia alle streghe, li bruciavano. Incauti e ignoranti. Stia attento il marinaio, peraltro, il cui gatto si lava il muso con la zampetta al levar del sole: ci sarà tempesta. E naufragio se volge la schiena al fuoco che brucia nel camino. Molto più insignificanti, nell'ottica di Canavaggio, i cani. Ma un uomo cui passi e ripassi tra le gambe un cane che non è il suo può ben temere che un amante stia passando e ripassando tra le gambe di sua moglie. Quanto alla capra, se di sera si presenta con la barbetta ben ordinata vuol dire che passerà la notte con il diavolo. In realtà, l'unica creatura che non sia davvero mai caduta in commercio con il diavolo è la coccinella. Ecco perché è un bene che si posi su di noi. Più ha macchie, meglio è. Ma anche la farfalla va vista con favore: anzi, vedere una farfalla rosa mette al sicuro dalla iella per tutta la vita. Gialla preserva da una malattia, purché non sia grave. E una farfalla - ma non notturna - che entri dalla finestra, porta con sé una buona notizia. Cattive nuove al contrario, è noto, da tutto ciò che ha a che fare con la sinistra, come si evince dal nome stesso. Augusto era convinto che una sedizione tra i suoi soldati fosse scoppiata perché il mattino aveva messo il piede sinistro nella calzatura destra. Se si molla e cala il calzino sinistro capiterà qualcosa di brutto (sorpresa gradevole se è il destro). Ma se prude di colpo il cavo della mano sinistra e la si gratta, allora arriveranno soldi. Quanto allo starnuto: se si produce tra mezzogiorno e mezzanotte è benefico perché favorisce l'uscita da noi ài uno spirito (maligno). Da mezzanotte a mezzogiorno invece è malefico perché provoca la fuga dello spirito (anima). Ne erano convinti Aristotele, Properzio e Catullo. Non Omero, che accoglie lo starnuto sempre con gioia, e tantomeno Montaigne («Un«vento che viene dalla testa non merita biasimo alcuno»). Quando un amico parte per un viaggio, dobbiamo salutarlo finché è a portata della nostra vista. Oltre che per gentilezza, perché solo così lo rivedremo. Lo stesso i capelli: non li si deve buttare a terra, bensì li si deve bruciare, non per pulizia ma perché altrimenti una strega se ne impadronirebbe e ne fabbricherebbe legami per incatenare al vizio le fanciulle virtuose. Così per le cinture vecchie. E quando si sbadiglia, si metta la mano davanti alla bocca non per educazione ma per impedire che vi entri il diavolo. Ma veniamo a lui, l'innominabile: l'individuo che suo malgrado è nato portaiella. Niente e nessuno va temuto di più. Lombrosianamente, pare sia riconoscibile sin dalla fisionomia. Alto e magro, ha la carnagione livido-olivastra, occhi e guance incavati, spesso baffi, sempre barba (in genere piccola e appuntita). Di solito ha l'abitudine dì fregare una mano con l'altra quando parla. La sua grande pericolosità è tutta insita nel carattere non volontario dell'azione che esercita (contro chi porta male con intenzione di farlo, cioè diabolicamente, ci sono infatti possibili strategie inibitorie). Quando si sa di qualcuno che porta iella, bisogna evitarlo e non pronunciarne il nome. Celeberrimo, in proposito, il terrore nei confronti di Mario Praz, l'anglista autore di La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica. Pur di non chiamarlo con il suo nome, fior di grandissimi professori sono disposti a tutto. Ma se già l'Ateneo pullula di superstiziosi inguaribili, è però il mondo dello spettacolo quello più unanime. Lì tutti senza eccezione sono convinti della necessità di credere. Ad esempio, che il verde è pericolosissimo: spiega Canavaggio che questo deriva dal colore del berretto messo ai criminali alla gogna nel Medioevo e dal mantello dei pazzi. E un attore non mangerà mai lattuga prima di entrare in scena: è sicuro che balbetterebbe. Sarah Bernhardt diceva «sporca la voce», ma non era che il travestimento nobile della comune credenza. E dire che in linea di principio da parte della donna dovrebbe esserci una forma di più forte repulsione, vista la misoginia proterva che trasuda dal Dizionario. E' incredibile la quantità di infami dicerie che pesano sulla donna. Già da fanciulla deve poter passare incolume in mezzo a uno sciame d'api per dimostrare che è ancora pura. E se taglia le cipolle senza lacrimare, è prova certa che è in realtà una strega. Nel Seicento bastava questo per la condanna al rogo. Quando poi la fanciulla va sposa, la sua esistenza diventa un vero percorso a ostacoli. Da quel momento, il marito stringe temibili alleanze con le potenze occulte, al fine di smascherare presunte infedeltà della poveretta ignara. Mette per esempio una calamita sotto il letto. Se la donna, quella notte, cade giù dal talamo significa che ha tradito. «Il sistema non funziona per la rivelazione dell'adulterio maschile», specifica il testo. Una pietra sinonimo di virtù come l'ametista? La donna fedifraga, così come la vipera, non ne sopporta la vista. Ancora: la moglie che posa il pane al contrario, «sulla schiena», rivela che è prendendo quella posizione che si guadagna da vivere. Quella che non chiude cioè non rifa il letto ogni giorno, con ciò stesso prova che vi giace di nascosto con il diavolo (o con chi lo rappresenta) Del resto, per la scelta, sappia l'uomo che la donna con ciglia lunghe può amare parecchi uomini con temporaneamente: le lacrime non 1 ugnano i suoi occhi. Fidanzato avvisato, marito salvato. Ma il corso Canavaggio è soprattutto nella metropoli che vede il pericolo. Complice il credo superstizioso, decreta così una fine per acqua alla città di Parigi. E' scritto, dice, nel nome che porta. Paris vuol dire «par» cioè pari, uguale, a «Ys». Ys: città bretone che sprofondò nel mare al largo di Douarnenez. Un bel giorno Parigi annegherà allagata da se stessa, pronostica Canavaggio. E se fossero loro, i superstiziosi, a portar male? Gabriella Bosco

Persone citate: Canavaggio, Mario Praz, Pierre Canavaggio, Sarah Bernhardt, Tristan Bernard

Luoghi citati: Parigi