Silvana da una tangente la soluzione del mistero

Ì4 Un anno dopo i giudici seguono una nuova pista Silvano, da una tangente la soluzione del mistero UN GIALLO IN FONDO AL BURRONE U TORINO N'AUTO accartocciata in fondo ad un burrone, sul greto di un torrente. Il cadavere seminudo di una bella ragazza, lambito dall'acqua. Oggetti, frammenti e vestiti sparsi lungo la scarpata. E' il primo fotogramma di un'indagine partita il 27 giugno di un anno fa ed ancora lontana dalla conclusione. Incidente? Suicidio? Omicidio? Sulla fine di Silvana Biagetti sono state scritte migliaia di pagine, interrogate centinaia di persone, consegnate 4 perizie, messe a nudo mezza dozzina di ipotesi. Droga, sesso, tangenti: si è scavato e si scava su più fronti. L'ultima pista porta ad un giro di fatture fasulle per 3 miliardi con cui la Sitaf (società costruttrice dell'Autofrejus) avrebbe coperto uscite per tangenti a politici. Silvana Biagetti. Ventisette anni, figurinista, alta 1,65, fisico asciutto, occhi scuri, sorriso dolce, elegante senza essere ricercata, Silvana è fidanzata con il gestore di una enoteca che ha tre anni meno di lei. La coppia convive in un piccolo appartamento di via Buenos Aires a Torino, quartiere Mirafiori, proprio sopra il negozio. Silvana viene vista per l'ultima volta viva alle 12 del 9 giugno '92. Quando esce dalla Orna, una ditta di Rivalta Torinese specializzata nello smaltimento di rifiuti, dove lavora come centralinista. Le ricerche. Su La Stampa dell' 11 giugno esce un primo appello. Sotto un titolo secco «Esce dal lavoro e scompare», c'è l'appello dei genitori (disperato) e del fidanzato (fatalista). Si ipotizza una fuga d'amore, si pensa meno ad una disgrazia o ad un rapimento, anche se a casa Biagetti arrivano telefonate di sciacalli alla ricerca di un riscatto. Cresce la paura di un finale drammatico che trova conferme il 27 mattina, quando un cacciatore telefona alla Polizia Stradale di Pinerolo segnalando di avere avvistalo la carcassa di un vettura, in fondo ad un burrone, in frazione Villanova di Bobbio, ultimo paese della Val Pellice, nel Pinerolese, a 60 chilometri da Torino, 1250 metri di quota. La scoperta. I poliziotti tro- vano il cadavere, interviene la Squadra Omicidi della Mobile. La ragazza, a dieci metri dall'auto, indossa un paio di fuseaux ed un reggiseno, la camicetta è sulla vettura, il cinturone in pelle ancora più lontano. Due giorni dopo il ritrovamento del cadavere c'è la svolta che indirizza le indagini verso l'omicidio. I cronisti de La Stampa, al lavoro nella zona sovrastante il burrone, trovano le chiavi della Ibiza. Sono nascoste sotto una roccia, centotrenta metri più in alto del punto dove è stata recuperata la vettura. La chiave di accensione è piegata, quasi fosse stata strappata dal quadro comando. I mondi di Silvana. La Mobile scava in tutti gli ambienti frequentati da Silvana. E' un lavoro metodico, pignolo. La sua rubrica telefonica è passata al setaccio: duecento numeri a cui corrispondono altrettanti profili di personaggi, i più svariati. In via Grattoni passano amici ed amiche, colleghi di lavoro, vicini di casa, parenti, ma anche il dentista, il ginecologo, il chiromante, il parrucchiere, persino un giovane, controparte di un incidente automobilistico. Ne esce un mosaico di testimonianze, di impressioni, che consentono di in- quadrare finalmente la personalità della ragazza. «Una ragazza vivace, moderna - spiega il vicequestore Di Guida - capace di gestirsi la vita con una certa indipendenza. Anche se non immune da paure, da ansie, da qualche complesso». Un quadro un po' diverso dalla ragazza «casa e ufficio» raccontata dal fidanzato. E compare anche la droga: Silvana fumava abitual¬ mente spinelli ed assumeva pastiglie di anfetamine. fi presente. La sicurezza, per Silvana, sembra chiamarsi Marco Vai, 23 anni, biondino, occhi verdi. Quando lo incontra, tre anni prima, è un colpo di fulmine. I due cominciano a convivere quasi subito. Vai appartiene ad una famiglia ricca: il padre è contitolare del Jet Hotel e dell'annesso ristorante Antica Zec¬ ca, a Caselle, proprio di fianco all'aeroporto. Marco è proprietario della Cantinetta, l'enoteca di via Buenos Aires, nonché gestore del ristorante La Credenza di San Maurizio Canavese. La vita che conduce con Silvana è comunque modesta: molto lavoro, qualche serata con amici, qualche week-end in Monferrato, dove i Vai hanno una cascina. Marco è considerato teste importante: viene interrogato in Questura per nove ore consecutive. Ma su di lui non ci sono sospetti, anche perché il suo alibi è considerato pressoché inattaccabile. Il ragazzo risponde ad ogni domanda, ma il quadro che fornisce alla Polizia apparirà, con il passare del tempo, sempre meno attendibile. Forse un'eccessiva idealizzazione di Silvana lo induce a fornire elementi che non troveranno conferme in altre testimonianze e che, in qualche caso, depisteranno l'indagine. Il passato. Ragioniera, poi diplomata figurinista all'istituto di moda Bianciotto, Silvana incontra a 16 anni l'uomo che le segnerà la vita. E' un tipografo, si chiama Bruno Miotti, ha vent'anni più di lei. Originario del Friuli, apre a Torino una eliografia, dove la ragazza comincia a lavorare. Il loro rapporto diventa presto amore. E resta tale anche quando il Miotti, nell'estate '87, viene arrestato per traffico di stupefacenti. E' in questo periodo che Miotti riceve dalla Sitaf, la società costruttrice dell'autostrada del Frejus, pagamenti per circa 3,5 miliardi a fronte di fatture per lavori tipografici. Una cifra enorme che trova solo parziale riscontro (per meno di 500 milioni) nelle dichiarazioni dei redditi del Miotti, che muore subito dopo, nel settembre del '90, per aneurisma. Silvana lo aveva lasciato qualche mese prima. Giusto in tempo per allacciare una breve relazione con un altro pregiudicato per stupefacenti. Quando anche questa storia finisce, compare Marco Vai. Le tangenti. Ad accostare il nome di Miotti a fatturazioni fasulle, ed a possibili tangenti pagate a politici, è l'inchiesta della Procura di Torino sulla Sitaf, società che avrebbe evaso almeno 50 miliardi e distribuito tangenti per 10. Il suo presidente Franco Froio è tutt'ora in carcere a San Vittore, su provvedimento di custodia cautelare emesso dal giudice Di Pietro. Angelo Conti La ragazza in passato aveva avuto una storia con un tipografo coinvolto nello scandalo delle false fatture della Sitaf (Autofrejus) A sinistra l'auto in fondo al burrone, a destra il mazzo di chiavi di Silvana, ritrovato poco lontano dal burrone Nella foto grande Silvana Biagetti, morta a 27 anni, qui a destra il fidanzato Marco Vai, 23 anni

Luoghi citati: Friuli, Monferrato, Pinerolo, Rivalta, San Maurizio Canavese, Torino