Viaggio di morte per il pullman dei turisti

Tragedia ieri pomeriggio in Val Badia dopo lo scontro con un'auto: due dispersi, ventidue feriti Tragedia ieri pomeriggio in Val Badia dopo lo scontro con un'auto: due dispersi, ventidue feriti Viaggio di morte per il pullman dei turisti In un burrone dopo un volo di trenta metri, 16 vittime BOLZANO DAL NOSTRO INVIATO Su per la strada tra le montagne, il pullman carico di turisti incantati dal paesaggio. Gente di Orvieto, in vacanza con il prete. Una sbandata, le grida, un ammasso di corpi: il pullman che vola in una scarpata, si sfascia dentro un torrente. Sedici morti (tra i quali una bambina), due dispersi, forse trascinati a valle dalla corrente. E ventidue feriti. I montanari guardano in fondo alla scarpata, mentre ancora vigili del fuoco, medici e infermieri s'affannano nell'opera di soccorso. Qualcuno si mette le mani nei capelli. Questa tragedia, accaduta lungo una strada maledetta, spesso minacciata dalle frane. Erano quattro i pullman, che salivano in fila verso la Val Badia. Una delle tante comitive che tagliano le vallate altoatesine, verso i centri di villeggiatura. Loro erano attesi all'hotel Greif di Corvara, dove avrebbero trascorso una vacanza di quindici giorni. Padri, madri, nonni, figli, nipoti, amici. Li aveva messi insieme don Italo Mattia, 53 anni, parroco di Santa Maria della Stella e canonico del Duomo di Orvieto. Una tradizione, per questa gente, passare una quindicina di giorni in Alto Adige. Pensava a tutto la diocesi di Orvieto. Per avere due dei quattro pullman, si erano rivolti ad una ditta di Todi, che però ne aveva potuto mettere a disposizione soltanto uno. Così avevano affittato quello di Guido Castellini, che si era assunto anche l'incarico di guidare il mezzo. Sono partiti l'altro ieri, il solito vociante raduno nella piazza, i saluti, un agitar di mani al muoversi della breve colonna. «Finalmente si fugge da questo caldo», diceva qualcuno. A bordo del pullman condotto da Guidq Castellini, viaggiavano 37 persone: .famiglie di Allerona, Castel Viscardo e Monteleone d'Orvieto. Ieri, dopo una sosta, la comitiva ha infilato la statale 244, in Val Badia. Qualche nuvola, un vento che s'era levato nella mattinata. Poco dopo le 14, la fila di pullman percorre un tratto di difficile viabilità, in località Longega, nei pressi del bivio per San Vigilio di Marebbe. Da una parte le montagne, dall'altra una scarpata profonda una trentina di metri. E in fondo il rio Gadera, che scorre gagliardo. «Stavamo guardando gli alberi, il torrente che pareva una striscia verde», dirà, in ospedale, una donna. Qualche centinaio di metri più avantj, è la tragedia. Forse il pullman affronta quel tratto di strada a velocità eccessiva, o forse la macchina che sopraggiunge in senso contrario ha uno sbandamento L'auto, una Bmw, è guidata da Albert Bovara, 29 anni, di Ma rebbe, maestro di sci (ricoverato insieme alle persona che era con lui, Maria Teresa Moretti). Un urto, il pullman ha uno scarto, sfonda il guard rail e piomba nella scarpata, sradica alberi, sbatte contro le rocce, rotola, finisce squarciato nel torrente. Le urla degli altri componenti la comitiva, la gente delle case vicine che accorre, si sporge da quel pezzo di lamiera divelto e rabbrividisce. C'è un groviglio di corpi, laggiù, qualcuno se lo porta via la corrente. E i feriti annaspano, chi s'aggrappa a un cespuglio, chi cerca di estrarre un parente dai rottami. Poi arrivano decine di vigili del fuoco, carabinieri, uomini della Croce bianca. Il primo a raggiungere il pullman è Andrea Trebo, vigile del fuoco volontario di San Vigilio. Ma soccorrere, dentro quella gola, è un'impresa dura. C'è anche bisogno dell'intervento di tre elicotteri, due della Croce bianca altoatesina e uno del quarto corpo d'armata alpino. Bisogna lavorare con i verricelli, mentre con una gru si cerca di raddrizzare quel che resta del pullman. I feriti portati a fatica fin sul¬ la strada, il recupero dei corpi, le ricerche di quelli che forse il torrente ha ingoiato. In ospedale, una donna racconta: «Mi sono accorta che il pullman era andato a urtare contro il guard rail. Ho avuto un sobbalzo, poi il pullman si è rovesciato e non ho capito più niente. Era un inferno, laggiù. Sono riuscita a venir fuori e sono salita da sola, su per la scarpata, per qualche metro. Poi mi hanno tirata su con una corda. Terribile, terribile». Il pianto le tronca le parole. In ospedale c'è anche l'autista, lievemente ferito e in stato di choc. La gente del posto fa ancora la fila, sopra il rio Gadera. Guarda quella carcassa adagiata sul fondo, e qualcuno dice che prima o poi, qui, una disgrazia doveva accadere. Pauli Wieser, uno dei più noti albergatori della Val Badia, ex presidente dell'azienda di soggiorno di La Villa, rammenta: «Da decenni la popolazione della valle protesta per questa strada». «Troppi tratti di guard-rail sono vecchi aggiungono alcuni amministratori della zona - e in diversi punti non esistono neppure nonostante l'arteria corra parallela al rio Gadera». Wieser racconta che lo scorso inverno, nella zona in cui è avvenuta la tragedia dei turisti di Orvieto, erano cadute due frane in due periodi diversi. La frana più grossa cadde nel '66, durante un'alluvione, e provocò un'interruzione dell'arteria di due mesi. «Allora fummo noi abitanti della valle - dice Wieser - con i nostri soldi ad intervenire per sistemare alla meglio la strada. L'Anas ci promise interventi, furono fatti dei progetti nel '72 e dieci anni dopo. Ma poi non se ne fece più nulla. E noi ogni anno ci ritroviamo nella stessa situazione. A questo punto sarebbe opportuno che qui costruissero un tunnel». Ma intanto resta questa strada maledetta. Della statale della Val Badia si sta occupando anche la Provincia di Bolzano: sono state avviate trattative con l'Anas perché sia concessa la competenza per la manutenzione di alcune strade statali. Per ora la Provincia, per accelerare gli interventi, sta predisponendo vari progetti di fattibilità: uno di questi riguarda la statale della Badia. Intanto, su quel tratto di strada che va su per la montagna, s'è distrutta una comitiva di turisti. In serata, i soccorritori sono ancora sulle sponde del rio Gadera. Corpi straziati e difficile riconoscimento delle vittime. Qualcuna è ancora incastrata tra le lamiere del pullman. E non c'è ancora un elenco dei nomi dei morti. Si fruga tra le cose sparpagliate tra la riva del torrente e la scarpata. Mentre giù, a valle, due squadre di sommozzatori dei vigili del fuoco stanno controllando il rio Gadera, soprattutto nei tratti dove si formano fosse di acqua quasi ristagnante. Finora, nessun risultato. Può anche darsi che i «dispersi» siano incastrati sotto la carcassa del pullman. Quell'orribile carcassa sulla quale sta scendendo il buio. Giuliano Marchesini Anche una bambina ha perso la vita La gente della zona «Una strada assassina» I primi soccorsi ai superstiti della tragedia. Molti feriti sono in gravi condizioni Il pullman dei turisti finito nel Rio Gadera dopo il volo dalla scarpata. Le cause dell'incidente non sono ancora state ricostruite con esattezza