E Mancino soccorre il sindaco «C'è una soluzione per Torino»

del cittadino Convocazione del Consiglio: il ministro aderisce a una proposta di Novelli, la Lega oggi decide E Mancino soccorre il sindaco «C'è una soluzione per Torino» TORINO. La telefonata del ministro Mancino ha sorpreso il sindaco durante la prima riunione operativa della sua giunta: «Caro Castellani, l'onorevole Novelli mi ha prospettato una ipotesi di soluzione al caso politico di Torino..». Così, all'ora del tè, si è iniziato l'ennesimo balletto di telefonate e pareri legali. Lo scopo: evitare che il Consiglio comunale convocato d'imperio dal prefetto si svolga con troppe sedie vuote. Insomma, che si incancrenisca lo scontro in atto sotto la Mole. Il ragionamento verte intorno all'articolo 14 della nuova legge elettorale, comma 7: «Il presidente del Consiglio comunale è tenuto a riunire il Consiglio in un termine non superiore ai 20 giorni, qualora lo richiedano un quinto dei consiglieri o il sindaco, inserendo all'ordine del giorno le questioni richieste». Trentasei parole che in questi giorni di polemiche nessuno aveva preso in considerazione, ma che fin dall'inizio potevano fornire a Castellani l'opportunità di chiedere a Farassino la convocazione del Consiglio entro 20 giorni, ossìa prima del 2 agosto fissato dal segretario piemontese del Carroccio ma dopo il 12 luglio ordinato dal prefetto. I vertici di Palazzo civico non hanno scelto questa strada perché ritenevano che l'articolo 14 non fosse applicabile per la prima seduta del Consiglio: «E invece lo è - sostiene Novelli - perché il sindaco assume i suoi poteri fin dal giorno della proclamazione, non c'è bisogno di ulteriore convalida». E' la grande rivoluzione della legge, che evidentemente stenta ad affermarsi anche tra gli esperti di questioni procedurali. Ieri mattina Novelli ha discusso a lungo con Adriano Ciaffi, relatore del testo sull'elezione diretta, e quindi con il ministro dell'Interno. Ribadendo quanto già affermato nei giorni scorsi: perii parlamentare della Rete (sconfitto da Castellani nel ballottaggio del 20 giugno) il prefetto poteva intervenire soltanto se Farassino non avesse ottemperato all'invito del sindaco. Invito che non c'è stato. Quindi è possibile ricominciare dal principio. Non è così semplice: nel frattempo la situazione di partenza è mutata, e i 50 consiglieri comunali si trovano per le mani due convocazioni recapitate dalla segreteria generale. Che fare? Mancino ha ribadito che non intende sconfessare il suo rappresentante torinese «con il quale ho agito in pieno accordo». Per il Viminale, dunque, la data giusta è sempre il 12 luglio. Il ministro ha lasciato uno spiraglio: se i gruppi trovassero una «soluzione consiliare», cioè un accordo, per una data diversa, allora lui stesso si attiverebbe presso il prefetto per fargli ritirare il diktat di sabato scorso. Per giungere a questa «soluzione consiliare», Valentino Ca¬ stellani riunisce oggi i capigruppo di maggioranza. Ma è chiaro che la parola decisiva verrà dalla Lega nord. Accetterà il «ragionevole compromesso» o manterrà la linea dura di queste settimane? Prima di parlare con Castellani, Mancino ha discusso il problema con alcuni deputati leghisti. Altri hanno parlato con Novelli. Che farà Gipo Farassino? Il colonnello piemontese di Bossi è giunto ieri sera a Roma, completamente all'oscuro delle telefonate tra capitale e Comune di Torino. Informato delle novità ha preferito prendere tempo: «Proposte ufficiali non ne ho avute, ma so che la segreteria di Castellani mi sta cercando. In tutti i casi devo riflettere e consultarmi con i nostri legali». Più tardi ha aggiunto: «Tendenzialmente sona contrario. Non ho scelto il 2 agosto perché mi andava di rinviare le ferie. Due giorni prima c'è la riunione del Tar che deve esaminare i nostri ricorsi. Se non teniamo conto di questa scadenza sono buone tutte le date: il 20 luglio come il 12 o il 9». Che Farassino fosse ancora ben determinato alla battaglia lo si era capito qualche ora prima, quando aveva annunciato una interrogazione a Mancino. Dopo aver ricordato l'esposto- denuncia contro il prefetto, il deputato leghista attacca il procuratore capo Scardulla che, «contro la prassi», ha deciso di esaminare personalmente la pratica. Spiega Farassino: «Scardulla risulta essere legato da rapporti di amicizia col prefetto, tanto che, anche pendente la denuncia, intrattiene rapporti telefonici col denunciato. Il nostro esposto deve essere affidato al pool che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione». Ma a tarda sera l'avvocato del Carroccio, Matteo Brigandì, è parso più possibilista: «Ho discusso per telefono con Farassino. Credo sia disponibile ad incontrarsi con le parti coinvolte in questa vicenda. Senza pregiudizi né battaglie di principio. Poi vedrà cosa fare: se obbligato convocherà il Consiglio entro 20 giorni, in caso contrario cercherà di salvaguardare l'interesse pubblico e manterrà una data successiva alla riunione del Tar». Dopo 31 giorni la brogli-story potrebbe dunque vivere il capitolo finale, grazie a un compromesso che nel gioco del «chi ha vinto chi ha perso» salverebbe tutti e consentirebbe alla amministrazione di proporre importanti provvedimenti urbanistici e finanziari. Ma le incognite sono ancora tante, a cominciare dalla data definitiva in cui potrà riunirsi la prima assemblea dell'era Castellani. Questa mattina il sindaco parlerà con Farassino, il quale, a sua volta, si consulterà con Umberto Bossi. E la parola del Senatur, come è già accaduto nei passaggi fondamentali di questa vicenda, avrà un peso decisivo. Giampiero Paviolo Giuseppe Sangìorgio Diego Novelli con il sindaco di Torino Valentino Castellani. Sopra, Gipo Farassino e il ministro degli Interni Nicola Mancino

Luoghi citati: Comune Di Torino, Roma, Torino