L'odissea di Le Pen finisce a Roma di Andrea Di Robilant

Dopo il rifiuto di Edimburgo e Dublino a un summit dell'eurodestra Dopo il rifiuto di Edimburgo e Dublino a un summit dell'eurodestra L'odissea di Le Pen finisce a Roma «Qui mi hanno sempre trattato bene» A Londra assediato dagli anti-razzisti ROMA. Una zattera di pariah è finalmente approdata a Roma dopo aver vagato in cerca di un porto sicuro per tenere una riunione. E dalla zattera sono scesi 14 europarlamentari di destra guidati dal loro leader Jean Marie Le Pen, che a Fiumicino ha dichiarato, stanco ma sollevato: «L'Italia è un Paese dove sono stato sempre bene accolto». Tema della riunione: «Il libero scambio», «la storia del libero scambio», «temi economici legati al libero scambio». Insomma, di che appassionare i libero-scambisti ma niente di più. E invece i 14 parlamentari della destra europea sono arrivati a Roma lasciandosi dietro una scia di violente europolemiche. In un primo tempo Le Pen e soci avevano pensato di incontrarsi a Edimburgo ma non hanno trovato alberghi disposti ad accoglierli dopo che una campagna stampa aveva impaurito i gestori. Hanno provato a spostare la riunione al Fitzpatrick Castle di Dublino ma anche lì hanno trovato il cartello «tutto esaurito». Il leader laburista Glyn Ford, che da tempo accusa Le Pen di organizzare lussuose riunioni del suo gruppo in giro per l'Europa a spese dei contribuenti, era tutto contento «perché gli scozzesi e gli irlandesi hanno detto di no a quest'uomo odioso e alla sua accozzaglia di neo-fascisti ed estremisti di destra». Con Ford ha esultato anche l'europarlamentare laburista irlandese Barry Desmond: «Abbiamo già abbastanza problemi in Irlanda senza dover vivere "la dimensione Le Pen"». Ma nel frattempo, in gran segreto, Le Pen aveva studiato la possibilità di spostare la riunio¬ ne a Roma. Ed aveva anche individuato un rifugio sicuro: la sede romana dell'Europarlamento, dietro piazza Venezia. Così l'altro ieri ha mandato in avanscoperta gli altri 13 europarlamentari. Ieri è arrivato anche il leader francese, dopo una conferenza stampa all'aeroporto londinese di Heathrow che ha messo a dura prova il servizio di sicurezza: c'è voluto un massiccio schieramento di polizia per impedire ai manifestanti anti-razzisti di entrare nella saletta dove Le Pen parlava con i giornalisti. Dei quattordici europarlamentari di destra, dieci sono francesi, tre sono tedeschi e uno è fiammingo. Non ci sono i missini italiani anche se Le Pen e Fini hanno un buon rapporto e dal 1985 al 1989 italiani e francesi hanno fatto parte dello stesso gruppo nell'Europarlamento. E' con i Republikaner tedeschi che i missini hanno pessimi rapporti, soprattutto a causa delle loro posizioni diametralmente opposte sulla questione dell'Alto Adige. E proprio questa polemica con i Republikaner ha spinto i missini ad uscire dall'eurogruppo di destra nel 1989 per entrare a far parte di quello misto. Per Le Pen, naturalmente, questa vicenda insieme comica e penosa - se non fosse appunto che tutti questi spostamenti costano al contribuente europeo fior di quattrini - non è altro che un attentato alla sua libertà. E la sua cacciata dalle isole britanniche «un atto che viola le regole della democrazia», concetto che illustrerà oggi in una conferenza stampa. Andrea di Robilant L'msi non partecipa E' in rotta con i Republikaner Manifestazione anti-Le Pen a Londra A destra il leader francese