Dc divisa su tutto: Segni presidenzialismo pds di Pierluigi Battista

Difficile riunione dei parlamentari con il segretario in vista dell'Assemblea Costituente del 24 luglio Difficile riunione dei parlamentari con il segretario in vista dell'Assemblea Costituente del 24 luglio De divisa su tutto: Segni, presidenzialismo, pds // leader deipàìtisti rifiuta là candidatura a sindacai Secca replica di Bodrato: «Chi vuol seguirlo, si accomodi» ROMA. L'invito di Mino Martinazzoli a una «minore eccitazione» suona un po' strano nell'atmosfera mesta che circonda il raduno dei deputati de. Sta per nascere la nuova Cosa che sostituirà la vecchia, corpulenta, guardinga democrazia cristiana, perno e anima della Prima Repubblica. E tra le schiere parlamentari dello Scudo Crociato serpeggia un panico da ultimi giorni, da fine di un'epoca, da crepuscolo di un'era. La casa comune esplode e le differenze, normali e fisiologiche nella vecchia de, assumono un sapore ultimativo e non negoziabile. Con il segretario che tende nuovamente la mano al pds e le mille voci del partito che gli rispondono che con il pds nessuna alleanza s'ha da fare. E adesso ci si mette pure la questione del presidenzialismo a spaccare la de. Arriva sul tavolo del gruppo democristiano riunito con il segretario il pronunciamento presidenzialista di Francesco D'Onofrio, Clemente Mastella, Pier Ferdinan¬ do Casini e Giuseppe Gargani. Dicono in nove fittissime cartelle che è «matura e attuale», ora che il proporzionalismo viene solennemente seppellito, «una definitiva scelta della de sul sistema di governo senza pregiudiziali rispetto a forme presidenziali o semi-presidenziali». E si scatena la bagarre. D'improvviso i «presidenzialisti» diventano agli occhi del segretario le quinte colonne di Mario Segni che con la sua nuova proposta di elezione diretta del premier ha dato un altro malumore a Martinazzoli. Il segretario della de ieri ha ha deplorato la «volubilità» del leader dei Popolari per la Riforma. Gli aveva proposto l'appoggio democristiano nel caso l'uomo dei referendum si fosse presentato a Roma nella competizione per il sindaco, ricevendone un secco rifiuto. «Mi dispiace», ha abbozzato il segretario de. Ma gli dispiace ancor più che la questione del presidenzialismo, fino a poco tempo fa confinata nell'ambito delle ipotesi di studio, si tra¬ sformi in un'altra ragione di spaccatura per il partito. E' qui che Martinazzoli ha proposto una «minore eccitazione» nelle fantasie istituzionali filopresidenziali. Tanto vale, se proprio si vuole mettere una toppa alla riforma sin qui approvata dalla Camera, andare fino in fondo e «approvare subito il modello elettorale uninominale all'inglese che risolve al momento del voto il problema dell'elezione del capo del governo». E invece no. Ora tra presidenzialisti e antipresidenzialisti volano parole grosse nella de che tra venti giorni sarà costretta a trovare la formula magica, il nome e l'identità capaci di rigenerarla. Guido Bodrato ha affrontato a muso du- ro il presidenzialista doc della de, Francesco D'onofrio. Gli ha detto che se qualcuno «vuole fare un partito presidenzialista con Segni» si accomodi: «finalmente si arriverà alla chiarezza». Ma sappia «che la de sarà sempre un partito diverso da quello che volete, un partito democratico parlamentare. Finalmente saremo due partiti». Tira insomma aria di scontro aperto nella de che almanacca di «discontinuità nella continuità» e, come ha detto Martinazzoli, si prepara a entrare «nel tempo nuovo di una tradizione che continua». Ci si chiede cosa tiene assieme questo partito, se il collante dell'«ispirazione religiosa» o se la nostalgia del centro del sistema politico. Ma intanto ci si divide su tutto. Sulla proposta di Mario Segni, che il segretario de continua ad accusare di essere troppo sensibile alle ragioni del più forte: «Vuole vincere il giro d'Italia insieme a Indurain». Oppure sull'apertura che Martinazzoli concede al pds, la cui «agenda», secondo il segretario de, «non produce più una chiusura» e manda «segni non labili di attenzione» alla de. Arriva subito l'alt dei presidenzialisti, secondo cui de e pds sono «alternativi», oppure di Ombretta Fumagalli Carulli e Sandro Fontana che propongono una mozione contraria ad ogni apertura al pds. Alla fine ci si dà appuntamento per il 24 luglio, nella grande corri da che sarà l'Assemblea Costi tuente. Pierluigi Battista Mario Segni, Ha rifiutato l'appoggio de per la corsa a sindaco di Roma tìrt ii'.v: mi.mM'.

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