Danza di Mayerling di Sergio Trombetta

Il festival di Torino da domani sera al Regio Il festival di Torino da domani sera al Regio Duma di Mayerling La star è Viviana Durante TORINO. E' una storia già raccontata tante volte che uno non sa neppure se raccontarla ancora. Eppure, poi, ogni caso è diverso, ogni volta c'è qualche cosa di nuovo ed allora riecco la fiaba della ballerina italiana bella e brava che va all'estero e diventa famosa. Dopo Elisabetta Terabust, Grazia Galante, Alessandra Ferri e tante altre, il nuovo caso è Viviana Durante. Ha lasciato Roma dove aveva incominciato a studiare danza, quando aveva dieci anni se ne è andata a Londra per seguire la scuola del Royal Ballet, è entrata nel corpo di ballo, è diventata solista ed ora, stella di prima grandezza, balla per la prima volta in Italia con la sua compagnia, il Royal Ballet. A Palermo è stata Odette/Odille nel «Lago dei cigni», a Torino, domani sera, darà vita (accanto a Zoltan Solymosi e non Irek Muchamedov che si è infortunato) al personaggio palpitante e drammatico di Maria Vetsera, la tragica protagonista di «Mayerling», il balletto di Kenneth MacMillan che apre il Festival TorinoDanza da quest'anno trasferito al Regio. In Italia, dunque, accolta con gli onori che si confanno a una star della danza, Viviana Durante, 26 anni, è felice: «Ovviamente. Anche se mi piacerebbe ballare di più nel mio Paese. Ma la situazione è molto diversa qui, si danza poco. A Londra il Royal Ballet va in scena in media tre, quattro volte la settimana. Sempre a teatro completo». E le stelle del Royal sono riconosciute e amate dal pubblico? «Sicu- ro, altrimenti non ci chiamerebbero a fare da testimonial per pubblicità di famosi design di moda o per la Jaguar: succede molto spesso a me e a mie colleghe come Darcey Bussel». Diventata famosa a venti anni quando fu chiamata a sostituire un'altra danzatrice nel «Lago dei cigni», Viviana, per le linee allungate e frementi, per il suo talento molto italiano (che piace agli inglesi), per le sue qualità interpretative è la danzatrice ideale delle eroine tragiche di MacMillan. Ma non solo: «Danzo anche i titoli del repertorio classico - precisa -, "Lago", "Bella addormentata", "Gisefie". In autunno sono stata invitata alla Scala per due recite in "Bella addormentata"». E se la Scala la chiamasse? «No, non lascio il Royal Ballet, è casa mia, si lavora troppo bene». E l'artefice di questa rinascita della compagnia inglese, nata appena 60 anni fa, fondata da Ninette de Valois, è oggi Antony Dowell, già splendido danzatore del Royal e oggi, da sei anni, direttore: «Ho lavorato soprattutto cercando di far crescere i talenti». Una scuola che forma danzatori di straordinaria bravura ed eleganza, tanto che oggi c'è un ben riconoscibile stile classico inglese; uno stile per certi critici, soprattutto quelli francesi, sin troppo compassato, troppo "British": «Ma questo può valere per il corpo di ballo dove è logico che ci sia una unità stilistica - spiega Dowell -, le stelle invece prima di tutto nella danza esprimono la loro personalità e poi apportano il gusto e il sapore del Paese da cui provengono: Viviana Durante è italiana, Sylvie Guillem è francese, Zoltan Solymosi è ungherese, Irek Muchamedov è russo». Il Royal Ballet ha sempre avuto la presenza di una grande personalità coreografica contemporanea, Ashton prima, MacMillan poi, scomparso nel novembre scorso. Oggi quali sono i nuovi coreografi inglesi del Royal Ballet? «Ci sono nomi interessanti, oltre a David Bintley già famoso per "Stili Life at the Penguin Café", nella prossima stagione metterò alla prova giovani del gruppo coreografico del Royal: Ashley Page, William Tuckett, Matthew Hart». Sergio Trombetta Viviana Durante, giovane stella

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