Parla Fassari

Parla Fossori Parla Fossori Cantagiro con Avanzi ROMA. L'idea di fare il Cantagiro, la sera di domenica su Raidue, confessa che non è sua: «Me l'hanno proposto quelli della tv», ma ammette anche di averla accettata subito: «Mi piaceva misurarmi con uno spettacolo popolare, che va in piazza a proporre canzonette». Il convincimento di Antonello Fassari, attore diplomato all'Accademia, teatro con Ronconi e Patroni Griffi, cinema con Marco Risi e i Vanzina, ma soprattutto Giulio Pinocchio, la Sora Leila e il mitico Compagno Antonio di ((Avanzi», è che il Cantagiro si può svecchiare. Un modello di televisione sperimentale, come quella che ha fatto la Banda di ((Avanzi» prima di arrivare al successo, dice Fassari, non deve restare una esperienza conclusa in sé, ma spargerei come sale sugli insulsi piatti televisivi cercando di migliorarne il sapore. E' successo al gruppone di Arbore, perché non deve ripetersi con loro? E poi stavolta a fare «Il Cantagiro» ci sono due autori giornalisti esperti di musica come Assante e Biamonte, molto lontani dal sognare il ((presentatore pinguino» che sciorina ingessato ima lepidezza dietro l'altra. E a guidare la serata insieme a lui è stata chiamata Lucia Vasini, surreale valletta di Paolo Rossi, anche lei televisivamente targata Raitre. Per di più il tour musicale degli ((Avanzi Sound Machine» è già finito e il cinema italiano è fermo in attesa che qualcosa si sblocchi e si ricominci a lavorare. Per tutte queste buone ragioni Fassari non ha avuto incertezze a iniziare l'avventura del Cantagiro quattro settimane fa. Adesso invece qualche perplessità comincia a nutrirla. Cos'è il confronto con la massa urlante dei piazzaioli che seguono il circo della canzonetta? «No, no. In piazza va sempre benissimo. L'altra sera a Mariano comense ce n'erano settemilacinquecento tutti felici e contenti di ascoltarci». Allora la formula dello spettacolo? «Per carità. Il fatto che a intervenire nel programma abbia voluto esserci anche il Wwf mi lusinga. Regalare alberi, duemila, tremila alberi alle zone degradate del nostro Paese mi pare qualificante, perfino politicamente». Allora, cos'è Fassari che la lascia dubbiosa? «Ho l'impressione che dopo aver voluto due attori che scombinano le carte in tavola, qualcuno s'è pentito e ha cominciato a pensare che era meglio metterli in riga». Gli autori? «Non mi pare. Loro sono giornalisti. Gli è più congeniale scriverci testi che parlano d'attualità che testi che navigano sul vago». E allora chi? «Io credo gli sponsor. Uno può fare pure numeri comici per progandare i prodotti che sponsorizzano il programma, ma se gli ascolti calano gli sponsor entrano in agitazione e invocano la normalizzazione». Sono calati molto, gli ascolti? «Lo share no. Eravamo partiti col 15% siamo al 13. Purtroppo, però, dai due milioni e mezzo siamo scesi a un milione e 600. Magari è perché i Masini, i Ramazzotti, i Pooh, d'estate li vedi da Baudo, poi li vedi al Festivalbar, poi al Cantagiro e alla fine il pubblico si stanca. Ma a chi produce tv questo non interessa. E allora, nella speranza di acchiappare più spettatori, si marcia verso la banalità». [si. ro.l

Luoghi citati: Mariano Comense, Roma