Funari, scoppia il giallo
Funari, scoppia il giallo Funari, scoppia il giallo Torna da Berlusconi, Fininvest smentisce MERCATO E TELEVISIONE AMILANO RRIVA con Bentley, autista e telefonino. Scamiciato. «Non dico manco una parola». E va. Gianfranco Funari porta con sé il suo mistero: torna o non torna in Fininvest il prossimo ottobre? Trepida il popolo suo che in questi mesi lo ha seguito (in numero appena sotto il milione) nella periferia elettronica delle 74 tv locali, dove ogni giorno Gianfranco si esibisce nella sua guerresca Zona franca. Il rientro, se fosse vero, sarebbe clamoroso. Dalla Fininvest Funari è uscito l'estate scorsa con clamore e una coda (inconclusa) di contese giudiziarie. Berlusconi gli chiuse in faccia la porta di Mezzogiorno italiano. Lui gridò al complotto, indicando in Craxi e Andreotti i veri mandanti della sua cacciata. Berlusca replicò con il silenzio e una schiera di avvocati. Ora l'indiscrezione. Funari torna a Retequattro nella prassi- ma stagione. Funari dirigerà il telegiornale. Funari prepara una nuova trasmissione per Telepiù, la rete a pagamento collegata alla Fininvest. Cascano dalle nuvole al quartier generale del Cavaliere: «Per quel che ci riguarda non c'è trattativa né contatti né ipotesi su un rientro del signor Funari». Punto. Ma dai corridoi (come sempre) esce una mezza parolina che corre in controsenso: ci sarebbe stato un incontro tra Funari e l'attuale direttore di Retequattro Michele Franceschelli. Quando? Non si sa. Dove? Non si sa. A proposito di cosa? Questo lo si sa: di una ipotetica trasmissione intitolata «In piazza con la gente» che dovrebbe andare in onda il prossimo ottobre. E Franceschelli ne ha proposto la conduzione a Funari? Forse. Oppure è avvenuto il contrario. Ancora meno verosimile la direzione del Tg4. Emilio Fede (che lo fa e lo dirige) ride: «Ma scusi, come posso commentare una cosa del genere?». Le sembra paradossale? «Ad essere precisi mi sembra una cazzata». Inverosimile. «E' come se mi dicessero che Ciccio Formaggio va a dirigere La Stampa». Dice: «Se fosse vero, per me nessun problema, chiederei solo congrua liquidazione da versare in un casinò di mia preferenza». Ripunto. E Telepiù? Altro mistero. Si parla di un «telegiornale rivoluzionario» che Funari dovrebbe condurre. In effetti quello di un tg da inventare è sempre stato un suo pallino: «Io sono giornalaio, non giornalista, ma se mi dessero uno spazio, questi tiggì me li mangio col caffè. Sono la preistoria della tv». Gianfranco ha una giornataccia. Registra due puntate in un pomeriggio. Nell'intervallo mangia. Poi fila a una riunione. Cantilena: «Non parlooo». Rallenta solo sull'altra voce che lo vede in questi giorni protagonista: la sua cadidatura a sindaco di Roma, per conto (addirittura) della Lega. «Passare alla politica, ma che sono matto? Io sto tanto bene davanti alla telecamera... Io buco, conquisto, parlo e la gente capisce». La sua nuova vita è cominciata il 21 luglio scorso, giorno del licenziamento da Mezzogiorno italiano. Gesto clamoroso della Fininvest accolto da 2600 telefonate di protesta (il primo giorno), 8500 lettere di solidarietà, una raffica di interrogazioni parlamentari (di Rifondazione, liberali, repubblicani), due scatoloni di articoli, messaggi di Segni, La Malfa, Bossi, Fini, Libertini, Elia, Miglio, Pannella. Raccontò Funari: «Quella sera mi chiamò Berlusconi per convocarmi ad Arcore. Ci incontrammo all'una di notte, mi disse: mi hanno puntato una pistola alla testa, ho dovuto farlo, mi vergogno». [r. m.] Il conduttore precisa: «Non entro in politica» Gianfranco Funari conduce «Zona franca» su 74 emittenti locali
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