Riforma ultimo sprint

Riforma, ultimo sprint Riforma, ultimo sprint Spadolini e Napolitano: non slitterà Benetton: sì ad Alleanza democratica ROMA. Manca un mese esatto al traguardo della riforma elettorale. Se entro il 6 agosto le Camere non avranno concluso il loro lavoro, dovrebbe intervenire il governo. Questo è l'impegno di Ciampi e c'è il rischio che il presidente del Consiglio debba veramente scendere in campo. Le voci su un possibile rinvio a settembre dell'approvazione della riforma elettorale volteggiano sul Parlamento impalpabili come il pulviscolo di scirocco che annebbia la città, eppure credibili se i presidenti di Senato e Camera hanno ritenuto ieri doveroso annunciare un loro corale impegno: non ci saranno rinvìi. «Ritengo e soprattutto spero che il voto finale sulla riforma elettorale non slitti a settembre perché le cosiddette bocciature sono avvenute su qestioni del tutto marginali», dice il presidente Spadolini. «Ci sono delle complicazioni - ammette il presidente Napolitano -. Dobbiamo trovare un'intesa tra i due rami del Parlamento e io confido che noi riusciremo a concludere il tutto prima della pausa estiva. Non c'è nessuna ragione per temere oggi uno slittamento a settembre. I presidenti delle Camere agiranno con molta determinazione per evitarlo». In realtà il pretesto per un possibile rinvio c'è. Son quei due benedetti voti a sorpresa di Camera e Senato che hanno introdotto il voto per gli italiani all'estero creando collegi elettorali continentali e hanno ridotto a tre sole legislature la durata del mandato di un parlamentare. Due voti che hanno avuto l'effetto di zeppe nelle ruote della riforma in gestazione. Ora si cercano rimedi per rendere più realistiche quelle votazioni e si sta dando da fare anche il presidente della Repubblica, da tempo sostenitore del voto agli italiani all'estero. Ma ora spunta un altro ostacolo sul cammino della riforma: la proposta di Segni di eleggere direttamente il capo del governo. Una proposta che sta provocando scompiglio. Il pds teme che parlar di questa riforma diventi «un pretesto per rinviare sine die la riforma elettorale» e propone di affrontarla nella prossima legislatura. Il senatore Salvi offre, invece, un «patto di fine legislatura» (si presume tra i maggiori partiti) per concordare cosa approvare nei prossimi sei mesi: la riforma della legge elettorale regionale, la riduzione del numero dei parlamentari, il voto degli italiani all'estero. E così il pds dice quasi ufficialmente che non se ne parla più di elezioni a novembre ma che viene tacitamente accettato il voto a primavera. Un patto di lavoro per sei mesi scadrebbe, infatti, a dicembre. Immediata e positiva la risposta del ministro dell'Interno, Mancino. Il quale aggiunge alla lista di Salvi il potenziamento dei poteri regionali «con il vincolo di delega delle funzioni amministrative a favore degli enti locali». Lasciando alle Regioni l'indirizzo politico. «Non possiamo appagarci della sola legge elettorale, necessaria sì, ma non miracolosa». Si allargano, intanto, le adesioni ad Alleanza democratica. Ieri sera, nel corso di una manifestazione a Treviso, ha detto il suo sì Luciano Benetton: «Non mi preoccupo degli altri partiti - ha detto - e ho aderito ad Alleanza con molto piacere. Spero che il movimento venga messo alla prova abbastanza presto», [a. rap.l

Persone citate: Ciampi, Luciano Benetton, Mancino, Napolitano, Spadolini

Luoghi citati: Roma, Treviso