IL BUON GUSTO DEL LEGHISTA di Paolo Guzzanti

«Così i coscritti non moriranno più» DALLA PRIMA PAGINA IL BUON GUSTO DEL LEGHISTA («per me, sulla spiaggia si può stare benissimo in topless: ma nel centro della città non è ammissibile»), saremmo tentati di rassicurare noi stessi e i nostri lettori, concludendo che la politica non c'entra niente: un divieto di sosta è un divieto di sosta. E un divieto di circolare in costume non è diverso. Tutto bene, dunque? Un momento. Il signor sindaco di Alassio ha avuto il buon gusto di citare il buon gusto, cornei una delle fonti certe da cui farscaturire le regole: le minime regole del vivere civile che ci consentono di usare la stessa toilette, sedere alla stessa tavola, circolare sulle stesse strade. E qui arriviamo subito al punto dolente, usando l'argomento retorico del «senti-da-dove-viene-la-predica». E allora uno si chiede da dove viene la predica leghista sul buon gusto. E si ricorda che arriva da quella centrale comunicativa che batte la bandiera macho-virilista da caserma del «ce-l'ho-duro». Ora, attenzione: Il «celoddurismo» non appartiene alla serie degli eccessi verbali, ma delle scelte simboliche, che come tali vanno pesate e giudicate. C'è chi va per le spicce e vede nel «celoddurismo» una variante del virilismo fascista, fallico e manganellatore. Francamente è una esagerazione: la radice, chiamiamola così, ideologica del «celoddurismo» ci sembra risiedere piuttosto in quel felice grumo di volgarità senza freni che assume l'essere umano una volta stipato in compagnia di molti altri esemplari a lui simili all'interno di torpedone, specialmente nel viaggio di ritorno, quando anche le curve sono avvinazzate. Ciò spiega perché i leghisti, che hanno un'ascendenza tribale-torpedonale, non soltanto abbiano adottato il «celoddurismo» come visione del mondo da un finestrino, ma si siano persino dilettati nel produrre e indossare mutande con l'amato slogan opportunamente stampato e di fatto illustrato dalla loro stessa millantata anatomia. Dunque, la Lega e i leghisti devono andarci piano quando tirano in ballo il buon gusto. Anche se vanno lodati per aver ripristinato la versione più nobile del «celoddurismo»: dura lex sed lex, applicata ai bagnanti di Alassio. Non molti mesi fa erano anco¬ ra molti quelli che non avrebbero mai immaginato che con l'inchiesta Mani pulite «si sarebbe arrivati a tanto». Oggi ci sembra credibile, anzi normale. Adesso la frontiera si è spostata: va bene che i governanti ladri paghino le loro colpe, ma cresce un'altra fase della moralizzazione che riguarda la quotidiana convivenza civile fra cittadini, le sue regole, i suoi divieti, le sue sanzioni. Sarebbe dannosissimo far finta di non vedere e non sentire questa voglia di ripristi no delle regole minime che vigo no in ogni città e contrada d'Europa. La cittadinanza lo chiede e la Lega, che non ha forse ancora buon gusto ma ha buon senso, glielo dà. E' giusto fare le pulci alla Lega e alla sua intrinseca cafonaggine fallico-mutande sca. Ma il giorno in cui il movi mento di Bossi perdesse - chia miamolo così - «l'esprit du torpédon», e restasse solo a inter pretare e soddisfare quella vo glia di buone regole metropolitane, di buona educa zione e rispetto degli spazi e dei tempi di ciascuno, vincerebbe un'altra importante battaglia nell'interpretazione di esigenze sentite al Nord, ma molto di più al Centro e al Sud. Paolo Guzzanti

Persone citate: Bossi

Luoghi citati: Alassio, Europa