I soldati dai giudici «Vogliamo il sindacato» di Francesco Grignetti

E I soldati dai giudici «Vogliamo il sindacato» RICORSO ALTAR E ROMA CCO, volete sapere che cosa avremmo fatto noi militari se avessimo potuto dire la nostra opinione sulla spedizione in Somalia? Se avessimo avuto un sindacato che poteva interloquire con gli alti comandi? Avremmo fatto una battaglia per lasciare a casa i militari di leva. E all'estero ci avremmo mandato i professionisti, che sono volontari veri, sono preparati e conoscono il rischio. E cioè, par parlare chiaro, avremmo mandato solo sottufficiali e ufficiali di carriera. I coscritti hanno le frontiere da presidiare e tanto basta». Parlano tre sottufficiali dell'aeronautica italiana. I marescialli Alberto Tuzzi, Giuseppe Moccia e Marco Auricchio sono membri del Cocer (l'organismo di rappresentanza) dell'arma azzurra. Ieri, insieme a un collega dei carabinieri, il brigadiere Ernesto Pallotta, hanno presentato un ricorso rivoluzionario al Tar del Lazio. Chiedono, questi sottufficiali, la piena sindacalizzazione delle forze armate. «Chiediamo un pronunciamento della Corte costituzionale. Perché soltanto a noi militari viene negato il diritto di costituire un sindacato? Fermo restando che non potremmo scioperare, e che la fase operativa sarà sempre di esclusiva competenza della gerarchia, resta il nostro diritto negato». Il dramma di Mogadiscio, tra le altre cose, ha imposto all'opinione pubblica i problemi dei militari. Un mondo separato, quello delle forze armate, da tempo in fibrillazione. Si parla di riforme, di abbandonare il sistema della leva, di ridimensionare gli alti comandi, di riorganizzarsi. E intanto, alla base, monta un malessere difficilmente etichettabile. C'è chi punta ad accrescere i poteri dei Cocer. Chi alla sindacalizzazione completa. «In Italia - spiega Pallotta questa richiesta suona come un'eresia. Ma ci sono cinque Paesi della Cee che hanno già concesso il sindacato ai loro soldati. E lo stesso accade nei Paesi scandinavi. E molti, come noi, aderiscono regolarmente alla Nato». E' un fatto che l'esercito si avvia a cambiare pelle. In questa fase di transizione, però, convivono i coscritti con il moschetto e i professionisti che utilizzano armamenti miliardari. E i sottufficiali sono quelli che spingono più di tutti per adeguare i rapporti interni e le condizioni di vita alla nuova realtà. «La Somalia sta diventando il banco di prova del futuro - spiega uno dei sottufficiali dell'Aeronautica - dove le forze armate, dice il ministro Fabbri, servono al nostro prestigio internazionale. Ma allora non si può pensare di risolvere mandando i coscritti, allettandoli con la diaria di sette milioni al mese, con un addestramento sommario. Bisogna cambiare tutto. E in questo esercito moderno, i generali si devono mettere in testa che cambiano anche i rapporti interni. La caserma non sarà più un feudo personale. Le angherie devono terminare. Un sindacato sarà indispensabile per tutelare il personale. E anche i volontari che presteranno servizio per tre-cinque anni dovranno essere trattati secondo quanto stabilirà il rapporto di lavoro. Non più come truppa di leva». Ma queste sono richieste di te¬ nore rivoluzionario, agli occhi degli stati maggiori. Il capo di stato maggiore della Difesa, il generale Domenico Corrione, ha avanzato addirittura il timore che nelle forze armate prendano piede i Soviet come accadde in Russia nel 1917. I sottufficiali ci ridono su. Sfogliano una circolare dello stato maggiore, che critica i Cocer. «I comandanti devono avere il pieno potere sulle persone», leggono la prosa dello stato maggiore. Tornano sull'esempio somalo e il «loro» sindacato: «E' chiaro che se stai lì, non dici alt, un momento, discutiamo. Se è guerra, c'è da sparare. Però, nella quotidianità, chiediamo garanzie». Francesco Grignetti «Così i coscritti non moriranno più» Alcuni somali attendono la distribuzione del cibo Sotto, il generale Cordone [foto epa]

Persone citate: Alberto Tuzzi, Cordone, Domenico Corrione, Ernesto Pallotta, Fabbri, Giuseppe Moccia, Marco Auricchio, Pallotta

Luoghi citati: Italia, Lazio, Mogadiscio, Roma, Russia, Somalia