«Somali attenti adesso spariamo»

Abbandonata la linea morbida, si colpiranno anche donne e bimbi che coprono gli assalitori Abbandonata la linea morbida, si colpiranno anche donne e bimbi che coprono gli assalitori «Somali attenti, adesso spariamo» Trentamila volantini italiani: basta con le imboscate MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO Fratelli somali attenzione: d'ora in avanti, in caso di attacco, gli italiani spareranno su chiunque, donne e bambini compresi, li affronterà con intenzioni aggressive. Compresa l'intifada di Mogadiscio che finora aveva goduto la precaria immunità dei colpi di risposta puntati verso l'alto. La tregua che ci era costata tre morti e 21 feriti finisce negli archivi storici del contingente Italfor, forse qualche scrivano diligente la annoterà nelle pubblicazioni patinate della Folgore perché persino ai lanci di sassi i nostri replicheranno con le armi mirando al bersaglio pieno. E' un giro di boa drammatico che muta sostanzialmente l'atteggiamento di «basso profilo» che aveva uniformato in precedenza le regole d'ingaggio dei soldati italiani impegnati nel Corno d'Africa. Resta senz'altro preminente lo scopo umanitario della missione ma muta il quadro tattico della sua esecuzione con il rientro di forza del concetto di autodifesa. In pratica ogni minaccia troverà la strada sbarrata da una replica adeguata. Si può definirlo un ultimatum, però al Comando di Villa Italia preferiscono la chiave di lettura più soft, quella dell'avvertimento. Che da questa sera è diffusa tramite oltre 30 mila volantini in somalo, inglese ed italiano lanciati sui quartieri di Huriwa e Yakshid al centro dei tragici scontri del 2 luglio. La gente del posto li ha acchiappiati al volo, quasi fosse un gioco raccogliere i foglietti di carta rosa che scendevano ondeggiando dal cielo, poi a molti si è spento il sorriso quando lentamente ne hanno letto il contenuto radunandosi in decine di capannelli spontanei. Frasi che di certo non prevedevano, dure, che hanno seminato lo sgomento. «Fratelli somali, aiutateci ad aiutarvi. Gli incidenti di venerdì scorso hanno profondamente addolorato l'animo dei militari del contingente italiano che dal suo arrivo nel vostro Paese vi ha considerato come fratelli senza distinzioni di razza o di tribù. Così intendiamo continuare in futuro in quanto la nostra presenza in Somalia si giustifica soltanto per portare aiuto alla popolazione e restituirle la pace. Nel nostro animo non vi è desiderio di vendetta ma unicamente dolore per i fratelli italiani e somali morti o feriti». Quindi la puntualizzazione. «Il giorno 2 avremmo potuto effettuare una strage eppure ci siamo limitati a difenderci dai pazzi che ci avevano attaccato». Infine la stoccata. «Attenzione. Non possiamo più tollerare che le vite dei giovani soldati vengano stroncate. Se si ripeterà quanto accaduto faremo fuoco mirato contro i farinosi e contro chiunque li faciliti e li copra». Ed il portavoce dell'Operazione Ibis si limita a ricordare che i sassi qui fanno veramente male, che «un confetto tirato da una donna ha addirittura piegato il montante di una jeep». Muso duro quindi contro i «morian», ladruncoli e predatori che mestano nelle retrovie dei miliziani di Aidid, contro gli abitanti di Mogadiscio Nord che simpatizzano con la causa degli ultra, contro i notabili degli haber ghidir incapaci di ristabilire qualsiasi parvenza di autorità nei ranghi degli sbandati. Di riflesso anche nei confronti degli inviati dell'informazione. Il cancello dell'ambasciata viene adesso aperto con il contagocce alla stampa italiana che è stata cortesemente ma perentoriamente invitata ad arrangiarsi. La cosidetta «linea verde» che spacca in due la capitale dividendo il settore del generale Aidid dal territorio del rivale Ali Mahdi è transitabile con difficoltà, cosa che non succedeva dal 5 giugno dopo l'eccidio dei caschi blu pakistani. «Sok, sok», via, via, mi urla un ragazzotto scamiciato. «Tira aria brutta per voi visi bianchi». Tensione quindi al calore rosso. A cominciare dagli uomini della Folgore i cui ranghi sono stati rafforzati con l'arrivo di un centinaio di carabinieri e da un manipolo di tiratori scelti. Una tensione palpabile che risalta dalla ripresa in grande stile dei pattugliamenti italiani effettuate giorno e notte su percorsi alternati da mezzi corazzati ed autoblindo al fine di ovviare alla perdita di due posti di blocco cruciali, «Pasta» e «Ferro» nel lato settentrionale dello schieramento tricolore. I ribelli li hanno rafforzati con le loro radimentali barricate. E' stato pure tolto per motivi precauzionali l'ultimo check point in funzione vicino alla Banca di Stato mentre sono stati rimpolpati i dispositivi di sicurezza attorno alla zona di Porto Vecchio. Aidid intanto è ricomparso. In decalcomania, sulle magliette fatte stampare in fretta e furia da un intraprendente magliaro con tanto di dita allargate a celebrare «the victory against the Italians» - la vittoria sugli italiani - al costo di 12 dollari e sconto immancabile se ne compri due alla volta. Tuttavia è sparito di botto dal vertice dell'United Somali Congress che lo ha estromesso dalla carica di presidente per decorrenza del mandato sostituendolo con due esponenti moderati. Pronta la replica del signore della guerra attraverso una radio clandestina. «Me ne frego, il padrone del movimento sono io». Purtroppo si aggravano le condizioni del sottotenente Gianfranco Paglia ferito al torace. Gli hanno riscontrato una lesione alla colonna vertebrale ed i medici dell'ospedale svedese temono che rimarrà paralizzato agli arti inferiori. Piero de Garza rolli Addan, 4 anni, orfano di guerra: attende il passaggio degli italiani sventolando un tricolore per ottenere cibo [fotomuter]

Persone citate: Aidid, Ali Mahdi, Gianfranco Paglia, Muso

Luoghi citati: Mogadiscio, Somalia, Villa Italia