la «banda sanità» 7 arresti

Nuovo avviso all'ex ministro De Lorenzo, ricercato il fratello che riciclava le mazzette in Cct Nuovo avviso all'ex ministro De Lorenzo, ricercato il fratello che riciclava le mazzette in Cct la «banda sanità», 7 arresti Tangenti perfar aumentare i prezzi NAPOLI. Un'azienda a conduzione familiare dove c'è chi chiede e ottiene le tangenti, chi le intasca e chi le ricicla, in un oliato meccanismo che nulla trascura: spot pubblicitari contro l'Aids, revisione dei prezzi dei farmaci, autorizzazioni per medicinali obsoleti. Il bubbone Sanità è esploso ieri a Napoli con una raffica di ordinanze di custodia cautelare che coinvolgono nomi eccellenti, accademici di primo piano, parenti famosi e uomini di fiducia. Dodici i provvedimenti firmati dal gip Laura Triassi, sette gli arresti, cinque i latitanti, compreso Renato De Lorenzo, fratello dell'ex ministro, un altro componente della famiglia finito nei guai dopo l'arresto del patriarca, Ferruccio. E anche «Sua Sanità» sta per conoscere l'ennesima onta. Per lui è già in viaggio un avviso di garanzia e questa volta l'ipotesi di reato è pesante come un macigno: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla violazione del finanziamento ai partiti. Dal memoriale dell'ex segretario di Francesco De Lorenzo, Giovanni Marone, parte l'indagine condotta in tandem dalle procure di Napoli e Milano. Dopo i magistrati lombardi, è toccato ai colleghi del capoluogo campano svelare insospettabili complicità, mettere a nudo un sistema di ruberie dietro la nobile facciata dell'efficienza e della modernità. Mazzette per centinaia di milioni, in alcuni casi riposte, con cura nelle casseforti del ministero della Sanità o in quelle della sede del pli. Soltanto il fratello dell'ex ministro, accusato di favoreggiamento, ha «riciclato» in Cct un miliardo e mezzo, ritirando le tangenti quando c'era un «eccesso di liquidità» e consegnando i titoli di credito a investimento concluso. Ed è questa l'inchiesta che ha spinto al suicidio Antonio Vittoria, il preside della facoltà di Farmacia. Se non avesse deciso di farla finita, anche lui sarebbe ora in quell'elenco, come componente del Cip per il settore dei medicinali, come «braccio operativo» di De Lorenzo, l'amico al quale telefonò chiedendo aiuto. Quasi tutti i latitanti sono nomi che contano. Con l'avvocato Renato De Lorenzo, la «mente economica» della famiglia, ' sono ricercati eminenti professori che hanno ricoperto incarichi nel Cip-farmaci: Duilio Poggiolini, da vent'anni direttore generale del Servizio farmaceutico del ministero della Sanità; Antonio Manzoli, direttore dell'Istituto Superiore della Sanità con all'attivo una brillante gestione dell'Istituto Rizzoli di Bologna; Antonio Brenna, ordinario di Economia Sanitaria all'Università di Roma e fino al febbraio scorso presidente del Cip-farmaci; Francesco Balsano, esperto del comitato. Tra i ricercati c'è Pasquale Acampora, titolare dell'agenzia pubblicitaria «Sait» che gestisce un circuito di emittenti televisive minori (spot anti-Aids in cambio di 200 milioni), in passato vicepresidente del Banco di Napoli, tirato in ballo di recente nel caso Cirillo. Ma anche nella lista degli arrestati figurano illustri personaggi: Elio Guido Rondanelli, clinico di chiara fama e vicepresidente della commissione nazionale per la lotta contro l'aids, accusato tra l'altro di aver preso una tangente di 30 milioni dal titolare della Zambeletti; Antonio Boccia, anche lui componente del Cip. Non mancano gli imprenditori: Ferdinando Ventra, titolare della ditta farmaceutica «Esseti», l'unico ad aver ottenuto gli arresti domiciliari perché ha ammesso di aver pagato 100 milioni; Luigi De Vita, rappresentante della società «Celsius». In carcere sono finiti anche il commercialista di De Lorenzo, Luigi Puttini, e il titolare di una tipografia, Ulisse Biasi, che stampava materiale di propaganda elettorale per l'ex ministro e rila¬ sciava fatture false ai «contribuenti» del parlamentare, quelli che pagavano le mazzette. Il sistema tangentizio nel cuore della sanità aveva un ganglio fondamentale, il Cip-farmaci, dove si configura per gli inquirenti una vera associazione per delinquere di cui era promotore l'ex ministro e che aveva un unico obiettivo: rastrellare mazzette e finanziare il pli. Questo lo scenario ricostruito dai magistrati. Le case farmaceutiche presentavano le loro richieste - autorizzazioni ed aumento dei prezzi - di cui il professor Vittoria vagliava la «remuneratività» in termini di tangenti; De Lorenzo e Marone segnalavano le ditte e definivano l'ammontare dei «contri¬ buti», Brenna metteva i fascicoli all'ordine del giorno e gli altri componenti del comitato ne assicuravano l'esito positivo. Così Stefano Poli, titolare della «Poli Industria Chimica», avrebbe sborsato un miliardo e 600 milioni, denaro consegnato in alcuni casi ai singoli rappresentanti del Cip. Ma c'è di peggio. C'è chi ha pagato 300 milioni di tangenti, come il proprietario della Celsius, utilizzate dall'ex ministro per entrare nella ditta: De Vita offrì una quota del 10%, il commercialista di «Sua Sanità» l'acquistò per conto dell'ex ministro attraverso un'operazione societaria all'estero. Mariella Cirillo Renato De Lorenzo, fratello del ministro, riciclò in Cct un miliardo e mezzo ritirando personalmente le tangenti Nuovo avviso di garanzia all'ex ministro Francesco De Lorenzo (a lato): associazione per delinquere finalizzata alla corruzione

Luoghi citati: Bologna, Brenna, Milano, Napoli