Pippo Bando ritorna all'identico Gregoretti nel mausoleo di Arcore di Alessandra Comazzi
r TIVÙ' & TIVÙ' Pippo Bando ritorna all'identico Gregoretti nel mausoleo diArcore PANTA rei, tutto scorre, dicevano i Greci. Anche in televisione. Soprattutto in televisione. Tutto scorre, e finisce a Pippo Baudo, come l'acqua dei ruscelli ai fiumi. Si parla di cambiamenti, di novità, Baudo stesso dichiara che si devono cercare nuove strade, per realizzare i programmi, critica le scelte di Spadolini e Napolitano sul nuovo «consiglio dei cinque», probabilmente impreparato, nonostante titoli e meriti, ad affrontare il magma diabolico che è la Rai. Qui siamo di fronte all'azienda più complicata dello Stato, alla quale persino la Montedison deve cedere il primato dei pasticci. Baudo dunque è critico. Però poi lo guardi, e non c'è uno uguale a se stesso come lui. Bravo, per carità, mostruosamente professionale: ma idee, neanche parlarne. L'altra sera è terminata da Amalfi la «Festa dell'estate '93», quest'anno abbinata a quel che resta del disco per l'estate (vincitore Bungaro). C'erano dunque, indovinate un po', canzonette e città in gara, nella fattispecie quelle che I furono le gloriose repubbliche I marinare italiane (chissà come facevamo una volta, a mietere tutta 'sta gloria...), Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Ogni città aveva una squadra, ogni squadra la sua capitana, ogni capitana esibiva dei numeri di varietà che i giurati dovevano votare (prima è arrivata Genova). Venivano pure estratti a sorte alcuni fortunati vincitori di settimane di vacanza in un villaggio turistico, massiccio sponsor della manifestazione. Ogni estratto si esibiva in frasine che, tutte insieme, dovevano formare una canzone improvvisata, cosa, pure questa, che Baudo ha già fatto, compreso il para-para-pa-pa di ritornello. C'era anche Clarissa Burt, la bella americana che, come si diceva una volta, ha trovato qui la sua California: è molto bella, ma non è altrettanto brava, di sicuro gli americani, con la concorrenza, la competizione e la precisione che hanno nello spettacolo, non l'avrebbero neppure fatta salire su una panca, altro che su un palcoscenico. Invece in Italia presenta, graziosamente legnosa, una quantità di serate. Evviva. Insomma, niente, ma proprio niente sotto il sole, anzi sotto la luna, di Amalfi. Se cominciamo a rinnovarci così, andiamo bene. Un «debutto» collaudato da due anni di precedenti stagioni anche su Raitre, dove Ugo Gregoretti è tornato con «Sottotraccia», il suo «Controfagotto» trent'anni dopo. Il programma ha intanto la gran qualità di essere breve, dura mezz'ora, e in mezz'ora ci presenta alcuni reportage di segno minimalista, non grandiosi ma curiosi, secondo la cifra stilistica dell'autore. L'altra sera siamo entrati nell'enorme parco della villa di Berlusconi ad Arcore, dove lo scultore Pietro Cascella ci ha fatto da guida nel mausoleo che ospiterà le spoglie mortali del Cavaliere. Siamo poi stati tutti in piazza delle Coppelle a Roma, dove la sera confluiscono i giovanotti che non lasciano dormire gli abitanti: e che cosa può fare un Gregoretti qualsiasi, che pretende di leggere Proust mentre la città vive? Ottima la visita nel magazzino dei gadget della Lega (c'è anche il profumo «Dur»): era persin meglio di tante analitiche parole. Alessandra Comazzi — I zzi
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