Che sorpresa lo scultore Degas di Ernesto Gagliano

Martigny. Emozionante rassegna su un aspetto inedito del pittore delle ballerine: le opere scoperte nel suo atelier dopo la scomparsa Martigny. Emozionante rassegna su un aspetto inedito del pittore delle ballerine: le opere scoperte nel suo atelier dopo la scomparsa Che sorpresa lo scultore Degas Fissata in cera e argilla la smania del movimento EMARTIGNY DGAR Degas scultore? Lui diceva: «E' solo per mio gusto che modello figure e animali con la cera. Lo faccio per dare alla mia pittura e ai miei disegni più espressione, più ardore, più vita». Un esercizio tridimensionale. O forse qualcosa di più: una passione insicura. Di sculture ne aveva esposta una sola nel 1881, al Salon degli impressionisti, la Petite danseuse de quatorze ans, ragazzina fragile, il naso all'insù, le mani intrecciate dietro la schiena, figura quotidiana così distante dai canoni accademici che aveva fatto strillare alcuni critici. L'avevano definita «laida» e «orribile». Ma quel rapporto con la cera e l'argilla (Degas non scolpì mai la pietra) l'aveva poi coltivato nel segreto dello studio. Qualche visitatore, come Renoir, ne era rimasto ammirato. Vollard, il mercante, voleva una statuetta di danzatrice da fondere in bronzo: la figura era sempre sul punto di essere terminata, ma il giorno in cui si presentò per riti- rarla, la vide ridotta a una palla di cera. Degas aveva preferito la ricerca all'opera compiuta. Quando morì nel 1917 (aveva 83 anni e da tempo non lavorava più), gli amici trovarono sparpagliate nell'atelier oltre un centinaio di piccole sculture, malandate, precarie, con armature insufficienti, o addirittura a pezzi. Custodite nella cantina del fonditore Hébrard, restaurate e fuse nel bronzo alla fine della prima guerra mondiale, hanno trovato un nuovo' destino. E' questo il cuore della mostra di Martigny aperta fino al 21 novembre alla Fondazione Gianadda che celebra il quindicesimo anniversario: 74 statue prestate dal Museo di San Paolo (tranne VEcolière che viene da una collezione inglese). Raffigurano cavalli, fantini, danzatrici, nudi femminili. Intorno fioriscono altri 130 «pezzi», alcuni per la prima volta in pubblico. Il curatore, Ronald Pickvance, grande specialista, ha riunito dipinti, pastelli, incisioni, disegni ispirati agli stessi temi che evocano il Degas sperimentatore, l'intrecciarsi delle tecniche, il legame della sua ricerca con la scultura. * Una smania percorre tutta l'opera di Degas: fissare l'istante del movimento, la magia del gesto. Un giorno gli avevano chiesto perché dipingeva tante ballerine. E lui: «Perché è il solo modo per me di riscoprire il movimento dei greci». Le parentele tia segno e scultura? Qui sono esposti, accanto alla Petite danseuse de quatorze ans, i disegni preparatori: il nudo osservato da diverse angolazioni, gli studi delle gambe, poi il corpo vestito con il tutu. E anche gli schizzi a carboncino di destrieri e fantini che preannunciano la figura tridimensionale. Come se lui vo- lesse girare intorno al suo soggetto per afferrarlo meglio. Degas non era assiduo alle corse, attingeva dalla memoria e da fotografie come quelle dell'inglese Muybridge. Di lì nascono spesso il trotto e il galoppo dei suoi cavalli. La rassegna offre alcuni inediti, usciti da collezioni private, come due affascinanti pastelli: Danseuse en bleu à la barre, attraversato da vibrazioni verticali, e Deux baigneuses (circa 1899), nudi immersi nel blu e verde del paesaggio. L'ossessione di cogliere la stessa posa, quasi a catalogare per sempre un momento della vita quotidiana, la si ritrova in un carboncino, Femme nue s'essuyant (circa 1903) e in un pastello, Femme s'essuyant les cheveux, che appartengono a una serie di quindici disegni. Lo stesso nudo un po' trasversale, stessi capelli che scendono da un lato, l'asciugamano che si differenzia per un guizzo di azzurro. E c'è anche l'equivalente in bronzo, Femme se coiffant (circa 1900-1905). L'autore ha compiuto il suo viaggio intorno a un gesto. Non solo le ballerine popolano il mondo di Degas. C'è una folla di donne sorprese nell'intimità mentre si lavano, si asciugano, si pettinano. «Come gatte che si leccano» lui diceva, accreditando la sua fama di misogino (è rimasto sempre celibe). Aveva un modo curioso di scrutare quei nudi à la toilette quasi guardasse dal buco della serratura. Erotismo? Piuttosto lo sguardo di un voyeur distaccato, senza voluttà e senza satira. Numerosi «monotipi» (incisioni ricavate da inchiostro su una lastra di metallo) evocano scene di maison dose: Le client (1876), Au salon (1876-77), Femme au tube (1880). Tratti neri, penombre, lampeggiare di bianchi. Piacquero anche a Vollard che ne utilizzò alcuni per un'edizione della Maison Tellier di Maupassant. Una mostra stimolante e fitta di richiami. Si è voluto mettervi anche un pizzico di Svizzera poiché un fratello di Edgar, Achille, visse parecchi anni a Ginevra. Pretesto fragile. In questa sezione spicca solo Portrait dans un bureau, che è un olio dipinto nel 1873 a New Orleans, nell'ufficio di uno zio commerciante di cotone. Vi appaiono Achille e l'altro fratello René, si annuncia il genio dell'autore. Ernesto Gagliano «Lo faccio solo per dare vita alle mie tele» rptP Un bronzo di Edgar Degas del 1885-'90, esposto alla bella mostra di Martigny

Luoghi citati: Ginevra, New Orleans, San Paolo, Svizzera