Biennale a porte sburrate manca l'uscita di sicurezza di Giuliano Marchesini

«Fuorilegge» sei padiglioni della 45a esposizione veneziana, inaugurata il 13 giugno «Fuorilegge» sei padiglioni della 45a esposizione veneziana, inaugurata il 13 giugno Biennale a porte sburrate manca l'uscita di sicurezza VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Accontentarsi di guardare quel che si può, stando sulla porta: questo è l'invito rivolto alla gente che vorrebbe mettere piede in sei padiglioni della Biennale. Una cordicella, all'ingresso, frena la spinta della curiosità, segna per i visitatori un limite invalicabile. E' l'ultimo inconveniente della rassegna d'arte veneziana, che in vita sua ne ha davvero viste di tutti i colori: da ieri, chiuse al pubblico per disposizione della commissione provinciale di vigilanza le sale espositive di Romania, Ungheria, Polonia, Egitto, Uruguay ed ex Jugoslavia. Motivo? Semplice e preoccupante: si erano dimenticati di prevedere un'uscita di sicurezza. Ci mancava anche questa, per la Biennale. E per Venezia un'altra «grana», in una giornata domenicale in cui il sole ha invogliato allo sbarco i turisti. La manifestazione artistica, uno dei percorsi quasi obbligati della gita in laguna. Un interesse particolare per il padiglione della ex Jugoslavia, in cui sono raccolte opere di artisti di fama internazionale sul tema della pace. Ma frotte di visitatori bloccate agli ingressi di quei sei padiglioni «fuorilegge». E la gente, tra la delusione e la protesta, si domanda perché ci si sia accorti soltanto ora dell'inosservanza di una elementare norma di sicurezza. La 45a esposizione d'arte veneziana è stata aperta il 13 giugno. Tutto sembrava senza difetto, nell'allestimento di questa rassegna che dovrebbe rendere omaggio alla Serenissima. Nessuno, forse nell'euforia dell'inaugurazione, è andato a pensare che mancavano sei porte nei padiglioni, a garanzia dell'incolumità dei visitatori. Fino a quando non è intervenuta la commissione di vigilanza. Così si sono dovuti esporre cartelli di avvertimento davanti alle sei sale espositive. E, per «ridurre i disagi», si è arrivati allo scomodo compromesso di lasciare le porte d'ingresso dei pa¬ diglioni spalancate, con il divieto di avventurarsi nelle sale: chi, tra i visitatori, allunga il collo, forse ammira qualcosa di più. Di chi la colpa di questo pasticcio veneziano? Alla segreteria generale della Biennale dicono che loro non hanno alcuna responsabilità, perché le strutture espositive ora sotto controllo appartengono ai singoli Stati. Comunque, un rappresentante della Cisl, Giancarlo Zamattio, ha mandato una lettera al ministro del Lavoro, Giugni, che è rappresentante del personale nel consiglio di amministrazione della Biennale: il sindacalista chiede a Giugni se non sia il caso di riconsiderare l'accettazione del mandato, «alla luce dei suoi numerosi impegni che gli impediscono spesso di essere presente alle riunioni». Venezia, intanto, non ha motivo di rallegrarsi, nemmeno per la sua esposizione. Anche stavolta la Biennale riesce a mettere in mostra opere d'arte e polemiche. Nei giorni scorsi, tra l'altro, la storia delle formiche che il giapponese Yukinori Yanagi aveva catturato in chissà quale praticello per dar vita a una sua composizione: formiche in cammino su sabbia colorata all'interno di tubi collegati a diverse scatole. L'esposto di due associazioni ambientaliste, per maltrattamento di animali, e infine la liberazione di quelle cinquemila forzate dell'opera d'arte. Ma la Biennale è piuttosto ricca di episodi sconcertanti. Si ricorda, ad esempio, quell'edizione durante la quale un artista induceva un toro a montare una mucca meccanica. Quest'anno, sulla manifestazione sono anche piovute critiche pesanti da certi giornali americani, che non hanno condiviso le scelte del curatore Bonito Oliva. Una Biennale d'arte giudicata scadente, insomma. Ma questo fa parte dei rischi cui ogni volta va incontro la rassegna. Intanto, sulla Biennale si addensano altre nubi: l'ex direttore della sezione Architettura, Francesco Dal Co, vuole le dimissioni del segretario generale dell'ente, Raffaello Martelli. Con una lettera Dal Co, come componente del consiglio direttivo, chiede che venga valutato il modo in cui il segretario generale ha condotto la questione riguardante i lavori di ampliamento che dovrebbero essere eseguiti al palazzo del cinema. Grane a non finire, insomma, per la Biennale. Giuliano Marchesini Frotte di visitatori bloccati agli ingressi La Cisl chiama in causa il ministro Giugni NH M Venezia: una sala della Biennale e il presidente Achille Bonito Oliva

Persone citate: Achille Bonito Oliva, Bonito Oliva, Francesco Dal Co, Giancarlo Zamattio, Giugni, Yanagi