«Un patto sulla pelle dei deboli» di Flavia Amabile

«Un patto sulla pelle dei deboli» «Un patto sulla pelle dei deboli» Bertinotti: vogliono snaturare il sindacato L'IRRIDUCIBILE DEL «NO» F ROMA AUSTO Bertinotti, tutta l'Italia parla di «accordo storico», di un «grande passo avanti nelle relazioni industriali», di un «salto di qualità». Perché a lei, invece, l'intesa raggiunta non piace? «La definizione migliore per questo accordo è: sbagliato. Perché si costruisce un nuovo sistema delle relazioni industriali basato sul vuoto, sull'eliminazione della scala mobile e di tutti i meccanismi di indicizzazione. E sappiamo che cosa accade con un sistema del genere, quello che è accaduto nell'ultimo anno dal 31 luglio scorso ad oggi». Vale a dire? «La diminuzione del potere d'acquisto dei salari che negli ultimi dodici mesi è calato del 3 per cento. Una perdita secca che non viene compensata da un'estensione a tutti i lavoratori della contrattazione integrativa articolata. Dunque, aumenta la distanza tra lavoratori tutelati e lavoratori non tutelati, deboli. Insomma è come se si liberasse una lepre, il potere d'acquisto. E si costringesse il sindacato ad inseguirla, ma senza poterla mai raggiungere. Perché prendere come punto di riferimento della struttura contrattuale quadriennale l'inflazione significa accettare in partenza l'impossibilità di mantenere il suo valore. Tanto è vero che, dopo due anni, è prevista una nuova trattativa». Per il sindacato è una sconfitta... «Si sta lavorando per snaturare il sindacato. Si vuole attribuirgli dei connotati consociativi, comprimendo il ruolo del sindacato come rappresentanza, come difesa dei lavoratori e esaltando, invece, quello di istituzione funzionale all'economia dell'impresa. Ha vinto l'Italia che ha il potere». Ha vinto la tendenza in atto in Europa... «Questo è l'errore. Ha vinto una strada già attuata in Europa, è vero, ma ormai anche messa in discussione. E' per questo che si tratta di un accordo fuori tempo: difende istanze centralistiche che altrove sono state superate. Questo espone sindacato e Confindustria a pericolosi attacchi». Di che genere? «Già da alcune settimane sono in atto degli attacchi di destra. Sta nascendo un leghismo imprenditoriale, un leghismo padronale che punta alla liberazione da tutti gli elementi di costruzione contrattuale nazionale, per mettere a punto, caso per caso, gli accordi. Si sta cercando di disegnare, insomma, l'azienda-famiglia, l'azienda senza sindacato che ha un rapporto diretto con i propri lavoratori. E' una tendenza molto pericolosa». Se la considerate così pericolosa, che cosa proponete di fare per evitarla? «Respingere l'accordo». E' ancora possibile? «E' difficile. Onestamente, è difficile. Si può, però, rivendicare almeno una consultazione diretta di tutti i lavoratori. Perché quella che è stata raggiunta è, come dice il ministro Giugni, una Costituzione per il mondo del lavoro. E non è possibile concepire una Co- stituzione senza che i cittadini abbiano la possibilità di pronunciarsi». Nelle altre confederazioni e parti di Cgil si parla di una consultazione diversa, più limitata... «Francamente a me pare un ele¬ mento irrinunciabile. Insistere per qualcosa di diverso significa arrivare ad un duro scontro sindacale». Come esce la Cgil da questo accordo? «Per la Cgil è finita un'epoca. L'organizzazione sta seguendo una linea che è in contraddizione vistosa con le decisioni prese nell'ultimo congresso. Questo crea una profonda sofferenza nei rapporti con i lavoratori. Infatti, iniziano ad esserci all'interno dissociazioni molto rilevanti. Non è più il solito Bertinotti ad essere all'opposizione, ora c'è anche il cosiddetto «terzo polo», vale a dire Milano, Bologna, realtà molto rilevanti e che hanno un peso anche nel direttivo». Quando parla di fine di un'epoca intende la fine di questa Cgil? «Sì. E' necessario un congresso straordinario che ridisegni la collocazione e la linea dell'organizzazione». E che mandi via Trentin? «Non è un aspetto che mi interessa. Quel che conta è che nasca una nuova Cgil». Flavia Amabile «Il protocollo è iniquo e va respinto Perciò dobbiamo consultare tutti Altrimenti che Costituzione è?» Fausto Bertinotti, leader della minoranza della Cgil cioè la corrente «Essere sindacato»

Persone citate: Bertinotti, Fausto Bertinotti, Giugni

Luoghi citati: Bologna, Europa, Italia, Milano, Roma