De Lorenzo la caduta di un figlio di papà

De Lorenzo, la caduta di un figlio di papà De Lorenzo, la caduta di un figlio di papà .yyyyyy ■ ■ yyyyy yy yyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy if..*! '1'"l..:>i ?: fL*Jt UNA CARRIERA ITALIANA ADESSO i volontari della Comunità di Sant'Egidio a Roma telefonano ad amici o benefattori, e chiedono lenzuola: i malati di Aids, ragazze, ragazzi, donne sposate, uomini maturi, abbandonati all'ospedale dai parenti, "ili, morenti, non hanno knzuola per i letti. Bisogna procurargliene, anche se poi non si sa chi le laverà: il cambio ospedaliero avviene ogni due o anche quattro settimane, i malati di Aids patiscono di vomito e diarrea, emettono fluidi e umori, per tenerli almeno puliti ci vorrebbe un'assistenza continua ma il personale e gli infermieri sono pochi, ancora meno in tempo di ferie, è la disperazione... Come si fa a non pensare con rancore a quella notte di luglio dell'anno scorso? La reggia di Caserta così bella e splendente nell'oscurità e alle luci della notte, i cantanti e gli artisti in spettacolo, la gente ricca vestita da ricca allineata sulle poltroncine alla festa-show di beneficenza pro-malati di Aids: primi fra tutti l'allora ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, presidente e fondatore dell'Associazione nazionale per la lotta contro l'Aids, e sua moglie Marinella D'Aniello, presidentessa della sezione campana, una coppia matura dinamica e in forma, lei bruna e bella, lui serio e supponente con le gambe accavallate e la punta della scarpa ben orientata verso il basso. L'ex ministro liberale della Sanità De Lorenzo ha un avversario invincibile: se stesso. Può darsi non risulti vero un suo coinvolgimento nella morte, che si ritiene dovuta a suicidio da rimorso e vergogna, del professore napoletano Antonio Vittoria, preside della facoltà universitaria di Farmacia da lui chiamato a far parto del Comitato interministeriale prezzi incaricato di fissare il costo anche dei medicinali. Può darsi che non risultino provabili le accuse d'infamia mossegli davanti al giudice Di Pietro da Giovanni Marone, suo segretario per una decina d'anni: avere arricchito se stesso e finanziato il partito liberale con le tangenti intascate per consentire a industriali farmaceutici di aumentare i prezzi dei medicinali che ai malati toccava quindi pagare più cari o per inserire certi medicinali superflui nel prontuario del servizio sanitario nazionale, per dare incarico ad agenzie pubblicitarie o di pubbliche relazioni di realizzare gli spot televisivi e le campagne propagandistiche anti-Aids (lui stesso aveva fatto salire il relativo investimento statale da 20 a 48 miliardi), per affidare a imprese edili l'appalto della costruzione di speciali reparti ospedalieri destinati ai malati di Aids. Può darsi invece che questi furti, i più abietti tra i tanti ladrocinii commessi da politici, siano tutti veri. In ogni caso, nessuno salverà De Lorenzo dal suo peggior nemico, se stesso: dall'odiosa albagìa che abbiamo imparato a conoscere così bene in tv, dall'aria di superiorità infastidita e d'incredulità impermalita, dalle secche dichiarazioni autoderesponsabilizzanti sempre ostentate di fronte a ogni critica dei disastri del suo ministero, dall'arroganza di figlio di papà, d'uomo tra i più ricchi d'Italia. Che famiglia. Il padre Ferruccio, arrestato benché vegliardo con l'accusa d'aver incassato mazzette per un miliardo e settecento milioni dai fratelli Caltagirone, già oltre vent'anni fa era deputato liberale, medico chirurgo, docente di malattie infettive e tropicali e di medicina interna, primario e direttore d'ospedale a Napoli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, grande avversario della riforma sanitaria («volete i medici travet, i dottor Mezze Maniche?»), grande nemico del ser¬ vizio sanitario nazionale («volete la statalizzazione della medicina, come in Russia?»); e più tardi presidente dell'Enpam, la mutua dell'Ordine dei medici, a cui si attribuisce la proprietà dell'Hotel Raphael di Roma, la casa di Craxi nella capitale, dato in affitto a prezzo di favore. Il figlio Francesco, cinquantacinquenne, medico chirurgo, ordinario di biochimica nella seconda facoltà universitaria di Medicina a Napoli, via via presidente del Centro studi sanità, componente il consiglio d'amministrazione della Cassa del Mezzogiorno, consigliere comunale a Napoli, componente la direzione nazionale del partito liberale, è stato eletto deputato per la prima volta nel 1983, con 20.654 voti di preferenza che sono andati crescendo a ogni elezione (25.358 nel 1987, 26.494 nel 1992), è diventato sottosegretario alla Sanità e poi ministro dlell'Ecologia nel primo e nel secondo governo Craxi, ministro della Sanità nel 1989 e nel governo Amato. L'altro figlio Renato, professore di diritto amministra¬ tivo a Salerno, consigliere della maggiore Usi meridionale, è socio con la sorella Laura d'uno stabilimento di talassoterapia trasformato in albergo di lusso. Ai tre figli dell'ex ministro della Sanità è intestata una società proprietaria dell'Hotel Vesuvio a Napoli: case di cura, società di informatica e di assicurazioni (riferisce Daniela Minerva su «L'Espresso») completano i beni della famiglia. Per Francesco De Lorenzo, vestito all'inglese, composto, distaccato con una sfumatura di spocchia, non alieno dalla mondanità e dagli incontri sociali governati dalla moglie Marinella, giocatore di bridge, amante di Anacapri, l'incarico di ministro della Sanità era stato un punto d'arrivo, il realizzarsi d'un sogno di famiglia: e l'avevano accolto molte simpatie. Si presentava come uno scienziato prestato alla politica, faceva capire d'essere ricco e di non aver bisogno di soldi, lasciava intendere di garantire non soltanto a Napoli la sopravvivenza del partito liberale grazie ai propri elettori personali, sottolineava il proprio pensiero laico liberale applicato a un ministero che aveva appena conosciuto le insofferenze e intolleranze cattoliche di Carlo Donat-Cattin. Lui, il democristiano Cirino Pomicino e il socialista Di Donato parevano i personaggi esemplari d'un nuovo potere napoletano affermatosi negli Anni Ottanta del dopo-terremoto, così diverso dal vecchio establishment: professionisti, viaggiatori, gente ben vestita, moderna, disinvolta, informatizzata, televisiva, spiritosa. De Lorenzo era alla tv tutti i momenti, si permetteva d'andare a Cuba e di lodarne l'organizzazione sanitaria, entrava in conflitto con i cattolici sull'aborto, si faceva fotografare con una bustina di preservativi per raccomandarne l'uso, promuoveva campagne popolari come quella contro il fumo, per l'impeccabilità igienica degli ospedali e dei ristoranti, a favore dei malati di Aids. Poi sono arrivati la polizia, i magistrati: e s'è scoperto che il nuovo era vecchio, che i computer servivano per memorizzare le solite perenni raccomandazioni, i soliti eterni voti di scambio. Il giorno in cui il suo studio napoletano venne sottoposto a perquisizione, l'indignazione concitata di De Lorenzo non ebbe limiti: in Parlamento o davanti ai giornalisti tempestava e protestava, è uno scandalo, è un sopruso, come si sono permessi, che Paese incivile è mai questo, meglio andarsene, via, altrove, all'estero... Adesso che le accuse di bassezza si sono moltiplicate e si sono fatte precise, l'ex ministro smentisce, si difende, dice che le colpe sono tutte del segretario accusatore: ma non alza più la voce, non si fa vedere in giro. Meglio per lui, circolano a Napoli certe leggende metropolitane: De Lorenzo che sale sull'aliscafo e i passeggeri che lo costringono a scendere minacciando di buttarlo a mare. De Lorenzo che entra in un ristorante e i camerieri rifiutano di servirgli la cena, De Lorenzo che fa venti metri a piedi e la gente lo bersaglia di sputi e d'insulti... Lietta Tornabuoni Un anno fa le luci della reggia per il gala benefico anti-Aids Ora le accuse più infamanti e gli insulti della «sua» Napoli \M, ffyp: V ' sidente della Stet), e poi ancora nco Nobili e Romano Prodi. Dunque due ore di interrogato con un solo lampo, quando la porta chiusa dell'ufficio si nte distintamente Di Pietro urla «... soldi alla de...». Circostanza e Prodi, all'uscita, ha minimizo: «E' stata una deposizione nquilla». Tranquillo, ma con carcere fina l'interrogatorio di Cavazza, esidente della Sigma Tau, ex sco De Lorenzo. Cavazza si è costituito dopo essersi dimesso da tutte le cariche compresa quella di consigliere di amministrazione dell'Editoriale Espresso-Repubblica. Pino Corrias nalisti l'Italia non è l'Inghilterra. La giustizia, come suol dirsi, fa il suo corso ed io sono convinto che le mie reali responsabilità verranno circoscritte». Éf [m. e] aduta pà Il padre Ferruccio De Lorenzo, arrestato per tangenti. A lato, la moglie Marinella D'Aniello