E arriva un Carroccio carico di economisti
E arriva un Carroccio carico di economisti Molti «esperti in denaro» fra gli amministratori leghisti: Non pensiamo al profitto ma all'efficienza E arriva un Carroccio carico di economisti Parola di Bossi: meglio un ragioniere che un professore di lettere I NUOVI SINDACI SMILANO TANNO giurando, i 65 nuovi sindaci leghisti eletti il 20 giugno. Imprenditori, dirigenti e funzionari d'azienda, commercianti e liberi professionisti sono in netta maggioranza nelle giunte. Come punta di questa tendenza che privilegia la competenza nel denaro, spicca una pattuglia di economisti veri e propri, esperti e professori d'Università. Un fenomeno del momento, da Palazzo Chigi in giù. Quanti siano esattamente questi economisti della Lega Nord in prima linea non si sa ancora: nel quartier generale di via Arbe ritornano in questi giorni i questionari inviati per conoscere da vicino i nuovi amministratori. In via Arbe funziona l'Upis, Ufficio di pronto intervento per i sindaci. Ne è responsabile Massimo Zanello, laureando in Scienze politiche Che cosa fa l'Upis? «Giriamo, corriamo in aiuto dei nuovi sindaci - risponde Zanello -. Vedendo le difficoltà che incontrano si capisce perché economisti e giuristi sono necessari. Devono guardar dentro i contratti firmati dalle giunte precedenti: mancano spesso le penali per i ritardi nella consegna delle opere, nascondono clausole-trabccchetto per spese gonfiate, inutili o occulte». Altre difficoltà: «Manca il personale, la burocrazia talvolta è diffidente e boicotta, le spese sono troppo alte». Conclude Zanello: «Gli economisti un po' sono venuti loro, un po' li vuole Bossi. Fra un ragioniere e un professore di lettere al liceo, lui preferisce il primo». Milano stessa è un esempio di giunta ad alto voltaggio economico. Cinque membri su nove: oltre al sindaco Formentini, responsabile del settore Economia nella Lega Nord, ci sono Marco Vitale, consulente di grido e docente in Bocconi, Paolo Vantellini, commercialista e docente prima in Bocconi e ora alla Cattolica a Piacenza, Marisa Bedoni, dell'Ufficio studi della Banca Commerciale, e Giorgio Malagoli, vicepresidente dell'Associazione italiana pianificazione aziendale e management. Più due tecnici amministrativi. Stessa musica nella giunta di Pavia: su sei assessori un commercialista, un commerciante e due ingegneri liberi professionisti. Quali sono i motivi che hanno spinto gli economisti a scendere in campo? «Ero stanco di dire da dieci anni al vento quel che ci stava capitando - è l'esperienza di Rodolfo Jannaccone, nuovo sindaco di Pavia, docente di Economia politica -. Pavia non è in crisi, ma in decadenza. E' addormentata. Ha perso le industrie: dimezzata la Necchi, chiuse la Koerting e la Snia Viscosa, ì cittadini adesso fanno i pendolari con Milano. Pavia si deve svegliare: le sue istituzioni forti, Università e Policlinico, possono ampliare i loro servizi, il turismo è da reinventare, e così via». «Per un motivo siedo in Comune: per fare», dice Giancarlo Malvestito, capogruppo della Le¬ ga a Vigevano. Insegna Organizzazione aziendale a Varese e Programmazione e controllo a Pavia. E perché gli economisti si sono impegnati proprio ora? «Perché abbiamo i mesi contati - risponde Jannaccone -. Per rimanere sul mercato la Lombardia ha pochissimo tempo. La Lombardia esporta da sola un terzo di tutte le esportazioni nazionali: sente il fiato dell'Europa, della concorrenza, ha l'acqua alla gola. La macchina amministrativa deve tenere anche lei i tempi velocissimi del mercato per aiutare l'economia. Ho scoperto che nei cassetti comunali venivano bloccati progetti importanti. Come quello per il nuovo acquedotto. Non si facevano investimenti». Dicono tutti che non potevano più sopportare i discorsi dei loro predecessori: alle parole di facciata seguiva un'azione di governo lentissima, quando non «tangentizia». Se la prendono con quella cultura, che definiscono «paleo- umanistica e ciceroniana»; «I deficit si accumulavano, i servizi non si vedevano, la competitività si perdeva», dice Jannaccone. I professori di economia al potere proclamano il liberismo. Che cosa fa un neosindaco liberista? Sergio Menisi, nuovo sindaco di Novara, docente di Analisi di bilancio alla Bocconi, risponde: «Io ho le farmacie comunali in attivo, ma la nettezza urbana e i trasporti in passivo. Allora aggiungo compiti a queste società in perdita per aumentare le entrate. Una holding raggruppa le tre società, il cui bilancio risulta alla fine in attivo. A questo punto privatizzo. Vendo le azioni prima di tutto ai dipendenti, che così diventano proprietari delle aziende in cui lavorano, e si fanno delle public companies, delle società possedute dal maggior numero possibile di cittadini». «Bisogna poi dotare il Comune aggiunge Menisi - di uffici che aiutino le piccole e medie imprese nelle pratiche per usufruire dei previsti contributi statali: finora non li utilizzavano nemmeno, perché non erano attrezzate ad affrontare la burocrazia. E studiamo il bilancio per risparmiare: si distribuisce meglio il personale, si introduce nuova tecnologia ecc.». Sembra la conferma dello slogan: il Comune è un'azienda, una macchina solida e veloce. «Non nella logica del profitto - precisa Malvestito -. Ma dell'efficienza. Una cultura che va diffusa nella pubblica amministrazione». La prima accusa che i professori leghisti di economia si sentono rivolgere dalle opposizioni è naturalmente quella di «economicismo», sinonimo di miopia, di efficientismo egoista, privo d'ali. «Io dico che la solidarietà la dà solo chi è forte - replica Jannaccone -. Due debolezze non hanno mai creato una forza». «Egoisti? - si arrabbia Malvestito -. Balle. A Vigevano stiamo rivedendo le priorità di spesa: vogliamo più posti negli asili nido e meno mostre d'arte». Altra accusa: gli economisti sono una classe dirigente senza esperienza. «Mica vero - replica Menisi -. Certo non potremo fare peggio degli altri. Giudicheranno gli elettori alla fine del mandato». Claudio Altarocca «Egoisti? Tutte balle Vogliamo dare più soldi agli asili» L'economista Marco Vitale docente alla Bocconi e primo fra i consiglieri economici del neo-sindaco leghista di Milano Marco Formentini
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