Cinquantamila per l'addio «Grazie soldati della pace» di Foto Ansa

Protratta la chiusura della camera ardente al Celio, una folla commossa ha salutato le salme Protratta la chiusura della camera ardente al Celio, una folla commossa ha salutato le salme Cinquantamila per Paddi® «Grazie, soldati della pace» ROMA. Quando il portone dell'ospedale militare è stato chiuso, alle otto e trenta di sera (in ritardo a motivo del grande afflusso serale di gente), il corpo di guardia ha dovuto registrare che quel giorno erano entrate non meno di cinquantamila persone. Una lunga teoria di cittadini - silenziosi, composti - si sono recati a salutare le salme dei tre giovani italiani morti in Somalia. L'Ospedale militare si trova sul monte Celio, alle spalle del Colosseo, una costruzione imponente articolata in vari padiglioni. Varcato il portone principale ci si trova in un vasto giardino attraversato da una via sopraelevata, una sorta di passerella, che immette in una vasta aula: lì i militari hanno allestito la camera ardente per il sottotenente Andrea Mille voi, il sergente maggiore Stefano Paolicchi, il paracadutista Pasquale Baccaro. Le tre bare deposte su una pedana erano ricoperte da un drappo tricolore e da un cuscino di velluto su cui erano state fissate le insegne militari dei giovani defunti: la sciabola e la fascia blu, i brevetti di volo, le fiamme verdi dei lanceri, le mostrine, i distintivi, le decorazioni ottenute in precedenti campagne. Piccole, effimere glorie, lì esposte come estrema testimonianza del composto, decoroso omaggio che i rispettivi corpi militari rivolgevano ai propri caduti. A fianco alle bare sei soldati due lanceri e quattro para - immobili, statuari - montavano la guardia d'onore. Dietro, un drappeggio di velluti cremisi e viola. E poi la bandiera, i fiori freschi da cui il caldo torrido faceva esalare un profumo intenso e dolciastro, le lampade votive: un'atmosfera lugubre e solenne circondava le salme. Il dolore umano trovava invece una più dimessa ribalta nella fila di sedie disposte sulla destra e riservate ai familiari. I Millevoi, romani, sono stati i primi ad arrivare al Celio, poco prima delle dieci: governati nei sentimenti, discreti nel loro dolore, ma quando - circa mezz'ora dopo - sono giunti anche i familiari di Pasquale Baccaro, le due famiglie si sono abbracciate in un pianto dirotto, così come è avvenuto con i Paolicchi, arrivati più tardi da Massa con un aereo dell'Aeronautica militare. Non ci sono stati strepiti né intemperanze in quella sala, solo qualche circoscritto sfogo quando la pena non poteva più essere inibita. Il padre di Andrea Millevoi, Elvio, si è rivolto a un certo punto a uno dei militari del picchetto: «Non dovevano mandarli allo sbaraglio - ha detto, ma come se ragionasse tra sé - adesso non lasciamoli soli, aiutiamoli. Questa missione di pace si è trasformata in una missione di guerra, facciamo in modo che queste siano le prime ed ultime vittime». Intanto una piccola folla di romani sfidando il sole di luglio si disponeva in lunghe file davanti al portone dell'ospedale, in atte- sa di passare davanti alle tre bare. Si sono visti soldati in congedo che indossavano il cappello della propria arma (alpini, para, lanceri, artiglieri), gruppi organizzati di giovani (forse squadre di calcio), suore, molte suore, alcune somale. E poi le autorità: il capo di stato maggiore della Difesa Domenico Corcione, il sottocapo di stato maggiore dell'e¬ sercito Mario Buscemi, il comandante generale dell'arma dei carabinieri Luigi Federici. E' arrivato anche il presidente della Camera Giorgio Napolitano, nel pomeriggio poi i ministrri Fabbri, Conso, Elia, Giugni. Verso sera l'ex capo dello Stato Francesco Cossiga. Al mattino le salme erano state benedette dall'ordinario militare Mons. Marra, poi è arrivato - a titolo perso¬ nale - anche il cardinale Fiorenzo Angelini. Tutte presenze che malgrado gli interessati - hanno creato immancabilmente un certo trambusto, uno sbattere di tacchi, una profusione di saluti militari, un affollamento di cronisti. L'unica categoria di italiani che ha ritenuto di non farsi vedere è stata quella dei politici (a parte i vertici istituzionali): niente segretari, niente capi e capetti di partiti. In forma del tutto privata è giunto solo il segretario della de romana, prof. Romano Forleo, uomo - in questo caso - più noto come ginecologo che come politico. E poi c'erano gli sconosciuti, la gente comune che ha sfilato silenziosa, ha rivolto uno sguardo di solidarietà ai familiari, ha sostato davanti alle bare, si è fatta il segno della croce. Molti hanno portato fiori che, a pomeriggio inoltrato, erano diventati una montagna intorno alle bare. Ai cronisti hanno detto le cose che si dicono in questi casi, un po' per convinzione un po' sulla scia di una emozione forte. E queste frasi parlano di richiamare tutti dalle «missioni di pace», di non esporre giovani impreparati alla guerra, oltre a generiche battute contro i politici (un uomo uscendo dalla camera ardente ha detto: «questi (i politici, ndr), dopo che ladri, sono pure assassini»). Toccante l'arrivo degli ex compagni di scuola di Andrea Millevoi: una scolaresca di ventenni che è crollata in un pianto collettivo e ininterrotto quando ha incontrato la famiglia del compagno defunto. Verso mezzogiorno è giunta anche una coppia di sposi - lui è un sottufficiale dell'aeronautica - la giovane sposa vestita di pizzo bianco ha deposto il suo bouquet davanti alle salme e poi è andata a baciare le madri dei soldati deceduti. Su una bara qualcuno ha lasciato una lettera, un'altra mano ha piamente deposto sui cuscini di velluto, tra le insegne militari, una immagine della Madonna. Ieri i compagni d'armi hanno deposto tre rose ai piedi dei feretri con la scritta «presente», per indicare che il ricordo dei tre caduti non morirà. Stamattina ci saranno i solenni funerali di Stato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. Se il ricordo non morirà, lo sapremo da domani... in avanti. Raffaello Masci Dopo le autorità è sfilata la gente comune coppie di sposi, militari in libera uscita ex compagni di scuola, tutti hanno voluto mostrare la loro solidarietà ai familiari Al Celio migliaia di persone si sono recate a salutare le salme dei tre soldati uccisi in Somalia [FOTO ANSA]

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