Sitaf evasi 50 miliardi di Alberto Gaino

S'avvia alla conclusione l'indagine sull'Autofréjus S'avvia alla conclusione l'indagine sull'Autofréjus Sitaf, evasi SO miliardi Diciotto arrestati e 60 inquisiti L'inchiesta torinese sulla Sitaf è agli sgoccioli: 18 arrestati nel corso degli ultimi anni, una sessantina di indagati, un'elevata evasione fiscale accertata, per almeno 50 miliardi di appalti e subappalti dell'autostrada, costata 3200 miliardi, 40 al chilometro. Con l'ex amministratore delegato Froio, che resta inquisito per la strada di servizio di Rosta, è finito sotto inchiesta lo staff tecnico della Sitaf: Gianfranco Campo, direttore tecnico, Rosario Di Bella, direttore d'esercizio. Lo scossone è stato forte, ma, per quanto in particolare Di Bella sia stato in carcere per sette mesi, nessuno ha collaborato con la magistratura. Silenzio intorno alla costruzione dell'Autofréjus. Nemmeno gli imprenditori hanno parlato. Con due eccezioni. La più importante: Bruno Binasco, top manager del gruppo Gavio, fra le prime cinque imprese costruttrici d'Italia. Al pm Binasco ha rivelato che pagava «tangenti generali» alle segreterie romane dei partiti per i lavori pubblici, compresa l'Autofréjus. «Ho pagato 500 milioni a Bastianini per il pli, 600 a un uomo di Cariglia del psdi, 1100 milioni al defunto Balzamo per il psi e 500 a Citaristi, allora segretario amministrativo de. E avrei continuato se non fosse cominciata Tangentopoli». Il livello torinese delle mazzette sull'Autofréjus sarebbe stato concentrato nelle «opere accessorie», da realizzarsi con le «somme a disposizione», quasi un terzo dei 3200 miliardi spesi in totale. In parte è stato provato. Per il resto è emerso solo uno spreco legale: strade di servizio, per collegare la statale ai cantieri, costate 100 miliardi, come quella di Chiomonte. Le direzio- ni dei lavori affidate inizialmente a due ingegneri con un'esigua precedente esperienza professionale: Giuseppe Marascio e Vincenzo Procopio, il primo di Montauro (provincia di Catanzaro) e il secondo di poco lontano. Montauro è il paese d'origine di Froio. I professionsti hanno guadagnato miliardi, creato società, sono diventati azionisti Sitaf. La Stef, partecipata Sitaf e Regione, si offrì di preparare i progetti esecutivi: venne scartata e si mancò l'occasione di creare un «circolo virtuoso» della spesa pubblica. Che è stata, invece, alimentata da meccanismi opposti: più aumenta l'onere finanziario per il «manufatto autostradale», più salgono le «somme a disposizione». Altro caso: i collaudi pagati in percentuale sul costo delle opere. Affidati a tecnici Anas, l'ente che ha approvato le varianti e quindi una maggiore spesa. E poi le fatture false. Sin dall'inizio (estate 1990) le indagini, avviate dopo l'arrivo di una lettera anonima in Procura, hanno scoperchiato un gran volume di fatture false. Servivano a mascherare nella contabilità i costi delle tangenti? E' un fatto che molti appaltatori siano stati «costretti» a registrare enormi costi fittizi. Un caso curioso: Bruno Miotti (datore di lavoro di Silvana Biagetti, morta in circostanze mai chiarite) era il tipografo di fiducia della Sitaf, aveva fatturato in 5 anni 3,5 miliardi per rilegature di bilanci e lavori simili. Ma non aveva l'attrezzatura per eseguirli. E trattava solo per contanti. Non si è potuto accertare se tutto quel denaro sia effettivamente finito a lui. E' deceduto anch'egli. Per un infarto. Come non è stato possibile approfondire se la Caf spa (con pre¬ valente impegno del gruppo Dogliani) sovraffatturasse gli acquisti di tondini di ferro. Nell'inchiesta è comparso un pensionato di Brescia, con un camion e precedenti nelle frodi petrolifere: Abele Perucchi, rimasto un mese in carcere a Torino senza aprir bocca (estate '91), ha venduto 15 miliardi di tondini di ferro, in particolare al Caf, che aveva un cantiere vicino alle Acciaierie Ferrerò. E che ha sopportato i maggiori costi del trasporto. Con l'aiuto di pochi camionisti, Perucchi avrebbe trasferito in Valsusa 30 mila tonnellate di tondini. Acquistati in contanti. Senza prova documentale. Il pm Marini si è chiesto se tutto il ferro fosse finito nei piloni dell'autostrada, ma per appurarlo avrebbe dovuto farla «smontare». Alberto Gaino L'autostrada finora è costata circa 3200 miliardi quasi quaranta il chilometro Francesco Froio (foto grande) Campo (sopra) e da sinistra Binasco e Paciolla

Luoghi citati: Brescia, Catanzaro, Chiomonte, Italia, Montauro, Rosta, Torino