Fioretti spuntati si è conclusa un'epoca
Fioretti spuntati, si è conclusa un'epoca DELUSIONE IN GERMANIA Nei Mondiali nessun azzurro è giunto alla finale: dopo 20 anni da protagonisti, tutti in tribuna Fioretti spuntati, si è conclusa un'epoca Difficile trovare giovani campioni, solo Nostini resta ottimista ESSEN. Per la prima volta dopo una vita di successi nessun fiorettista italiano è sceso in pedana in una finale mondiale. In Germania, nell'arma in cui gli azzurri furono protagonisti per quasi un ventennio, cioè dai Giochi '76, abbiamo fatto da spettatori. Spariti subito Francesco Rossi e Vitalesta, nel tabellone dei 32 migliori erano rimasti Celioni, Puccini e Borella; eliminato rapidamente Borella dal cinese Zhenk e dal francese Lhotellier, Celioni, il più in forma degli azzurri, doveva sostenere un esame doppiamente impegnativo: in prima battuta con il campione olimpico di Barcellona Philippe Omnes e poi con Sergei Golubitsky. L'italiano si liberava in maniera perentoria di Omnes (5-3; 4-6; 5-0) ma era battuto dall'ucraino (2-5; 2-5). Rinviato ai ripescaggi Cerioni eliminava per 5-0, 5-3 l'ungherese Kun e ritrovava sul suo cammino l'altro azzurro Pucci¬ ni. Questi, che si era impelagato nei ripescaggi, era giunto alla sfida in famiglia perdendo prima con Koch (che più tardi avrebbe vinto il titolo) e superando nell'ordine Ibragimov e Roth. Fra i nostri due fiorettisti, con una sola possibilità di filtrare fino alla finale, uno scontro senza pietà segnato dal massimo equilibrio (per il toscano 5-2; 1 -5 e 53) e deciso soprattutto dal presidente di giuria che ribaltava una stoccata chiave. Purtroppo, Puccini veniva a sua volta superato nel successivo incontro dal russo Garmadov: e così nessun azzurro era ammesso nelle finali del Mondiale. In questo torneo non succedeva dal 1978, un fatto del genere. In tutti i campionati Mondiali e Olimpiadi non solo eravamo in pedana per il podio ma avevamo conquistato quattro ori, tre argenti e sei medaglie di bronzo individuali. Bisognerebbe concludere che si è chiusa un'era del nostro fioretto? «Troppo presto per affermarlo - dichiara il presidente Renzo Nostini - anche perché fra pochi giorni potremmo essere felicemente smentiti dalla prova a squadre. Certo, una generazione è invecchiata senza che siano maturati adeguati rincalzi. Sicuramente è arrivato il momento di lanciare in lizza i nostri... ragazzi del '99». Andrea Borella non fa drammi. Afferma: «Da due anni lotto con gli infortuni e non potevo attendermi di più. Mi dispiace per Puccini che stava benissimo e per Cerioni che probabilmente sta attraversando il momento più difficile della sua vita. Purtroppo, si sono dovuti affrontare fra di loro per ima roulette senza pietà. Diciamo onestamente che non siamo più quelli di dieci anni fa, ma evitiamo di celebrarci da soli il funerale». Gianfranco Dalla Barba, califfo fino a poco tempo fa della sciabola italiana e ora quotato psichiatra, appare un po' fatalista: «Ormai si è esaurita la scuola di Mestre, che ruotava attorno alla personalità del maestro Livio Di Rosa». Stefano Bellone, colonna della vecchia squadra di spada, sanitario all'ospedale di Rho, esprime una diagnosi severa: «Dopo anni era inevitabile l'usura. Sono spariti uomini come Numa, Cipressa, Cervi: non è certo facile sostituirli». Giovanni Scalzo, veterano della sciabola: «Hanno fatto ciò che potevano. L'esordio ai Mondiali di un ventottenne come Vitalesta dimostra comunque che è difficile trovare validi rincalzi». Vanni Loriga Fioretto maschile: 1. Koch (Ger); 2. Golubitsky (Ucr), 3. Omnes (Fra) e Romer (Ger); 5. Chaimardanov (Rus); 6. Sypniewski (Poi); 7. Ersek (Ung); 8. Lhotellier (Fra).
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