Bugno bella sorpresa

Cronoprologo del Tour: lo spagnolo subito in maglia gialla Cronoprologo del Tour: lo spagnolo subito in maglia gialla Sugno, bella sorpresa E' terzo, nella scia di Indurain PUY DE FOU DAL NOSTRO INVIATO Nel parco storico del Puy de Fou, lo spettacolo di Miguel Indurain che dissoda i rivali ha sostituito 10 spettacolo di suoni e luci della Vandea in fiamme. Il 1793 si è gentilmente appartato: prego, navarro, si accomodi. Tra vecchi carriaggi e vetuste ghigliottine, luccicano le futuristiche biciclette degli specialisti della sfida al tempo. Si va a-incominciare. Lì c'è Bugno, che ha ritrovato 11 gusto della sfida: il pensiero della cronometro, brevissima ma sempre una cronometro, gli brucia dalla testa ai piedi. Lì c'è la quieta scorza di Indurain, dentro la quale si cela l'ambizione del primo della classe; lì c'è Zulle, inzuppato nella voglia di batterlo subito e di infilarsi la maglia gialla. C'è Chiappucci, il guerriero in servizio permanente effettivo, incupito nell'attesa di una prova che odia. L'attempato Rominger e l'irrisolto Breukink lo osservano e sorridono, di un sorriso neutro e un po' fesso: sono gonfi d'una convinzione straordinaria nei propri mezzi. Tocca all'ex imbianchino di San Gallo, Elex Zulle. La sua squadra, la spagnola Once, ha per stilista un pasticciere: Zulle è vestito da confetto. Pedala di fretta, non ha l'eleganza di Bugno e nemmeno l'incedere impressionante di Miguel, avanza a scariche elettriche, impiega otto minuti e venti secondi a coprire i sei chilometri e ottocento metri del percorso. Ottimo. E' quasi sicuro d'aver vinto. Zulle è un «quasi» in tutto, non è completo in nulla. Prevede di esserlo nel '95. Sfortunatamente per lui, il Tour finisce prima. Il connazionale Rominger gli cede sei secondi e si rallegra. Smette di rallegrarsi quando sente il tempo del francese Marie, un secondo meglio di lui. E siamo alla grande incognita, a Bugno. Se avete ancora negli occhi l'immagine del corridore affranto, cereo, impaurito, che si muoveva e pareva fermo, della cronometro di Senigallia al Giro d'Italia, spazzolatela via. Questo è un Bugno ai massimi picchi dello stile, felpato e morbido, un Bugno che si fonde nel ritmo della corsa, che aggredisce senza scomporsi la salita di metà gara, che abborda le curve (non le può soffrire, lo spaventano) con un'inedita tranquillità. Otto minuti e ventitré secondi. Il più bel prologo da quando si presenta al Tour. Volevamo un segnale di riscossa, eccolo. Auguriamoci adesso che esca definitivamente dal gioco delle contrapposizioni al quale ha il vizio di abbandonarsi: splendori e ombre, bianco e nero, bene e male, coraggio e paura. Chiappucci è in tono, fa meglio dell'anno scorso: otto minuti e trentadue secondi, un buon risultato per uno che pedala le cronometro pensando alle montagne. E Indurain a che cosa pensa? Pensa che questo svizzero con gli occhiali che si è fissato d'essere il califfo delle microcronometro è un illuso. Te la faccio vedere io, Zulle, la maglia gialla. E infatti gliela fa vedere. Non corre, Miguel Angel Maria Larraya Indurain: irrompe. Non si lancia a un traguardo, si avventa con tutti i suoi nomi e cognomi contro un muro per sfondarlo. E un colpo di bazooka. E alla fine che fa, dice oddio che fatica? Macché. Cortesemente ci informa: «Nei primi chilometri mi sono risparmiato». Alla faccia. E se non si risparmiava, dove andava a finire, direttamente a Les Sables d'Olonne dove è posto l'arrivo della prima tappa in linea? «Di che dovrei sorprendermi?», dice Chiappucci. «Miguel è un corridore ferroviario, è il gemello del Pendolino». «Beccarsi otto secondi da Indurain è quasi un onore», dice il quasi completo Alex Zulle. «Prima mi sono impressionato di me stesso, poi mi ha impressionato Zulle, alla fine mi ha impressionato ancora di più Indurain. Sono impressionatissimo», dice Rominger. Bugno ha un'aria felice. Gli capita una volta ogni due o tre anni, è un avvenimento: «Mi sento soddisfatto, contento, sto cercando di riprendermi da una brutta batosta, mi ci voleva un aiuto. Però aspettiamo, rimaniamo calmi, non esageriamo con gli entusiasmi, ho bisogno di altri chiarimenti, devo vedere se funziono anche in salita». Intanto vediamo un po' di addentrarci nei programmi di Indurain. L'immediata conquista della maglia gialla è per Miguel soprattutto una questione dimostrativa, un fatto didattico. Indossare la maglia gialla significa guidare la corsa, amministrarla, costringere la squadra a faticare. La prospettiva non lo esalta. Il navarro preferisce che a faticare siano gli altri, ama accodarsi, nidificare nel gruppo, all'ombra dei rivali. La cronometro a squadre della quarta tappa può essere l'occasione buona per togliersi il fastidio del comando. La Once di Zulle, Breukink, Bruyneel e Jalabert è agguerritissima in- materia. Il giovane svizzero vuole la maglia gialla? Quasi quasi gliela presto. Oggi da Lucon a Les Sables d'Olonne, 215 chilometri. Il Tour si mette in viaggio. Gianni Ranieri Indurain si scatena nel parco del Puy de Fou e indossa la prima maglia gialla

Luoghi citati: Italia, Senigallia