Verso il crollo

Verso fi crollo Verso fi crollo Il 1943 cominciò male poiché Capodanno era di venerdì, a metà gennaio comparve una cometa e la Pasqua cadde altissima, segno di sventura, secondo profeti e maghi. A maggio le nostre armate, battute in Tunisia, furono costrette ad abbandonare anche l'Africa del Nord, in giugno gli alleati sferrarono contro l'Italia, «debole pancino d'Europa», la più violenta offensiva aerea di tutto il conflitto. Luglio, 37° mese di guerra per il nostro Paese, fu cruciale: il fascismo crollò sotto il peso della disfatta militare e Mussolini venne defenestrato. Ecco i principali avvenimenti di quell'estate di mezzo secolo fa: 11 giugno. Forze navali attaccano Pantelleria che, dopo dieci giorni di resistenza, cede: sull'isola sbarca la Ia divisione inglese. 12 giugno. Resa di Lampedusa. 13 giugno. Anche il presidio dell'isola di Linosa depone le armi e si arrende senza condizioni agli alleati. 14 giugno. Con la caduta dell'isola di Lampione gli angloamericani controllano tutte le isole del Canale di Sicilia. 24 giugno. Mussolini fa il primo accenno pubblico alla possibilità di una invasione dell'Italia. Parlando a Palazzo Venezia al Direttorio fascista dice: «Bisogna distinguere tra "sbarco", che è possibile, "penetrazione" e, finalmente, "invasione". E' del tutto chiaro che se questo tentativo fallirà il nemico non avrà più carte da giocare per battere il Tripartito. Giudica male gli sviluppi di questa guerra colui che si ferma agli episodi. Il popolo italiano è ormai convinto che è questione di vita o di morte. Bisogna che non appena il nemico tenterà di sbarcare sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del "bagnasciuga", la linea della sabbia, dove l'acqua finisce e comincia la terra. Se per avventura dovesse penetrare, bisogna che le forze di riserva - che ci sono - si precipitino sugli sbarcati, annientandoli fino all'ultimo uomo. Di modo che si possa dire che essi hanno occupato un lembo della nostra terra ma l'hanno occupato rimanendo per sempre in posizione orizzontale, non verticale...». 2 luglio. Gigantesca offensiva aerea angloamericana contro i porti dell'Italia centro-meridionale, della Sardegna e della Sicilia: oltre mille tonnellate di bombe su Palermo, Messina, Cagliari, Napoli, Bari. 5 luglio. Tutti i giornali italiani pubblicano integralmente il testo del «discorso del bagnasciuga», fino a questo momento tenuto segreto. 6 luglio. Umberto di Savoia, principe ereditario, riceve il maresciallo Badoglio e con lui - come riferirà Bonomi nel diario - «si mostra disposto ad un movimento per liberare l'Italia dal fascismo e tirarla fuori dalla guerra». 7 luglio. Vittorio Emanuele III parla per la prima volta con il suo aiutante, generale Puntoni, che l'annota nel diario, «dell'azione che il capo di Stato Maggiore Generale, Ambrosio, sta svolgendo per arrivare alla sostituzione di Mussolini». 9 luglio. Una grande flotta alleata di invasione di oltre tremila natanti che trasportano la 7a Armata americana del generale Patton e l'8a Armata britannica del generale Montgomery, tutte forze agli ordini del maresciallo inglese Alexander, salpa dai porti della Tunisia. E' diretta in Sicilia dove la difesa dell'isola è affidata alla 6a Armata del generale Guzzoni (230 mila uomini) appoggiata da contingenti tedeschi per complessivi 40 mila soldati. 10 luglio. All'alba s'inizia lo sbarco angloamericano in Sicilia (è ('«Operazione Husky», «rugoso»): 160 mila uomini con 600 carri armati mettono piede nel Golfo di Gela e in quello di Siracusa. 12 luglio. Il segretario del partito fascista, Scorza, designa tredici noti gerarchi (Acerbo, Teruzzi, De Cicco, Giuriati, Caradonna, Grandi, Bottai, De Vecchi, Bastianini, Biggini, Federzoni, Farinacci e Cianetti) a parlare al popolo delle grandi città per chiamare tutti alla resistenza. I gerarchi rifiutano e chiedono un incontro con Mussolini. 13 luglio. In Sicilia cadono Gela, Licata, Siracusa e la base navale di Augusta. Massicce incursioni aeree alleate su Torino, Napoli e Messina.