II vescovo: liberate il figlio del boss di Giovanni Bianconi

S«ScuSSS II vescovo: liberate il figlio del boss Roma, «non dimentichiamoci di lui perché il padre sarebbe coinvolto in vicende di droga» II vescovo: liberate il figlio del boss Appello ai rapitori del bimbo scomparso da 2 settimane S«ScuSSS ROMA OPO il carcere, la chiesa. La sorte di Domenico Nicitra - figlio di Salvatore Nicitra, boss del gioco d'azzardo legato alla «banda della Magliana», detenuto a Regina Coeli - è ancora un mistero, e a otto giorni dall'appello dei compagni di carcere dì Salvatore, parla il vescovo ausiliario di Roma: «Liberate quel bambino», dice ai suoi rapitori, con la speranza che non siano ancora assassini. Domenico ha 11 anni, non torna a casa da due settimane, sparito assieme allo zio Francesco, anche lui come il fratello Salvatore coinvolto nelle storie della malavita romana. Domenico andava a scuola, giocava in giardino e per strada, frequentava i corsi di catechismo in parrocchia. «Chiediamo che Domenico - dice il messaggio-preghiera di monsignor Diego Bona -, la cui innocenza merita profondo e assoluto rispetto, possa essere restituito alla famiglia, ritrovando quell'ambiente di serenità che è dovuto alla sua tenera età». Di questo bambino scomparso gli investigatori sanno quasi nulla. I giornali e la tv ne parlano poco; forse perché è figlio di un malavitoso conosciuto per essere «il re delle bische, dei video-poker e del totonero», accusato di traffico di droga. Dice il vescovo: «Episodi come questo normalmente suscitano più clamore; in questo caso il tono è più riservato, anche da parte della stampa, per le circostanze particolari in cui è avvenuto, ma non credo si tratti di discriminazione». Infine l'invito a «tutti i credenti e le persone di buona volontà a chiedere insistentemente al Signore, difensore dei deboli e amico dei piccoli, che ci conceda di riavere Domenico presto tra di noi, per la gioia di tutta la comunità». Quello di Domenico Nicitra non è un sequestro di persona a scopo di estorsione. Fin dal primo giorno, poliziotti e magistrati hanno messo nel conto anche l'ipotesi della «lupara bianca», l'omicidio senza che venga ritrovato il cadavere. E più passa il tempo, più questa possibilità diventa concreta. Anche se negli ultimi giorni - così riferisce il tam-tam del carcere - Salvatore Nicitra è apparso più tranquillo dopo la disperazione dei primi momenti. Dalla galera nella quale il boss è rinchiuso, la settimana scorsa era uscito un comunicato dei detenuti, un invito a rilasciare il bambino senza condizioni. Dello zio non si parlava neppure, ma i bambini nelle storie di «mala» non devono entrare. «I detenuti di Regina Coeli - era scritto nel messaggio - chiedono a coloro che detengono il piccolo che lo rilascino immediatamente perché nulla può giustificare un atto così privo di ogni senso umano e morale. Riteniamo che i bambini non si toccano». «Nulla», scrivono i carcerati, nemmeno quello che probabilmente solo loro sanno. Cioè le ragioni di questa scomparsa. Un avvertimento al boss, un invito (forse a farsi da parte, oppure a cedere il passo nella gestione delle sue attività) che Nicitra non voleva accettare. Con giudici e poliziotti Salvatore Nicitra non ha voluto parlare della scomparsa di suo figlio. Ha chiesto di essere messo agli arresti domiciliari per poter fare qualcosa, ma il magistrato ha risposto no. Comunque queste cose, nelle mondo della «mala», si risolvono in proprio. Di «vendetta» nei confronti del boss si parla poco, perché i cadaveri sarebbero comparsi subito e perché Ni- citra non si è pentito, né ha mostrato la minima intenzione di farlo. La presunta maggiore tranquillità di Nicitra fa pensare ad un segnale che Domenico è ancora vivo. Ma è soltanto un'ipotesi. In mano agli inquirenti c'è solo la traccia dì quel motorino, regolarmente parcheggiato, sul quale zio e nipote si erano allontanati il 21 giugno scorso, ritrovato in una via del quartiere di Primavalle, dove abitano i Nicitra. Buio pure su chi potrebbe aver lanciato l'avvertimento al boss con questa azione. Lui, Salvatore Nicitra, siciliano di Palma di Montechiaro, sbarcato a Roma all'età di 6 anni, è da tempo nel mirino di polizia e carabinieri. «Personaggio di spicco dell'organizzazione - si legge in un rapporto del '90 -, non ha disdegnato in passate di ricorrere a minacce, intimidazioni e violenze nei confronti di quanti si siano opposti alla sua volontà, facendo anche leva sull'attestato "vizio totale di mente", riconosciutogli in passate sentenze penali, di cui egli stesso si fa vanto». E giù un elenco del suo patrimonio fatto di case e ville, compresa quella in cui, da due settimane, il piccolo Domenico non è più tornato. Giovanni Bianconi Anche i detenuti si sono mobilitati Domenico Nicitra, undici anni

Luoghi citati: Palma Di Montechiaro, Roma