UNA TRAPPOLA PER L'ONU di Gaetano Scardocchia

LA STAMPA UNA TRAPPOLA PER L'ONU che una piccola guerriglia urbana, se bene armata e ben motivata, e soprattutto se spietata nel farsi scudo di donne e bambini, può rendere la vita difficile ad una forza di 13 mila uomini provenienti da 26 Paesi, con livelli di addestramento e metodi di combattimento diversi e privi di un efficace coordinamento. Sicuramente sono stati commessi degli errori. L'azione di disarmo delle bande doveva essere condotta dalle truppe americane quando erano nel pieno delle forze e non dalle più deboli e scompigliate truppe dell'Onu. Ed in ogni caso, si è sottovalutato Aidid, senza dubbio il più forte dei capi-fazione (almeno a Mogadiscio) ed il più ostile alla presenza dell'Onu. Anche senza essere studiosi di Machiavelli, i rappresentanti dell'Onu - ed in primo luogo gli americani - dovevano rendersi conto che contro un uomo tanto risoluto e feroce erano possibili solo due tattiche, o lo si distruggeva con una improvvisa e vigorosa offensiva oppure si veniva a patti con lui. E' stata scelta la via peggiore: l'attacco debole, scontato, titubante, che nella sua inefficacia lo ha elevato a primula rossa della guerriglia nazionalista e fondamentalista. Ed ora tutto è diventato più difficile. Come uscirne? Il governo italiano giustamente rifiuta di ritirare le sue truppe. Una simile decisione ci porterebbe ad un penoso isolamento internazionale. L'Onu si è assunto in Somalia un compito difficile che non riesce pienamente a svolgere. Ma i contraccolpi di un fallimento sarebbero disastrosi per tutte le altre operazioni presenti e future nelle quali l'organismo internazionale è impegnato in un ruolo nuovo di pacificatore e di garante dei più elementari diritti civili, il primo dei quali è il diritto alla vita. Se non riesce ad aver la meglio contro alcuni briganti somali, come può sperare di garantire la sicurezza collettiva nel mondo? Se l'Onu non può tornare indietro, allora deve andare avanti, dotandosi di nuovi poteri. Per poter intervenire con efficacia in quelli che ormai vengono definiti «failed states». Stati falliti, come la Somalia (ma anche Haiti, la Liberia, la Cambogia ed altri ancora), nei quali l'anarchia regna sovrana dopo un completo collasso delle strutture civili. Circola, ad esempio, l'idea di resuscitare la cosiddetta «amministrazione fiduciaria», un istituto che consentirebbe alle Nazioni Unite di esercitare direttamente o indirettamente (delegandoli ad un Paese membro) tutti i poteri di governo su di un territorio, come fece all'indomani della Seconda guerra mondiale affidando la Somalia alle cure dell'Italia. Ma un simile passo comporterebbe la modifica dello Statuto del 1945, nel quale l'amministrazione fiduciaria è prevista soltanto per quei territori allora sottoposti a mandato internazionale oppure sottratti agli Stati sconfitti nella Seconda guerra mondiale. La Carta esclude tassativamente che un Paese membro delle Nazioni Unite possa perdere la sovranità. Ma la realtà dimostra che ciò è possibile e che già accade: la Somalia si è disfatta, non è più in grado di autogovernarsi e neppure di assicurare la sopravvivenza ai suoi abitanti. E' tornata cioè alle condizioni che nel 1945 rendevano necessario un periodo di tutela esterna. Un rilancio della «trusteeship» (l'amministrazione fiduciaria) appare in contrasto con la filosofia tradizionale dell'Onu in quanto implica che la sovranità è minacciata non solo da aggressioni esterne ma anche da processi di implosione auto-distruttiva. Benché il segretario generale Boutros-Ghali abbia avvertito che «il tempo dell'assoluta ed esclusiva sovranità è passato» e che «la teoria non si è mai conciliata con la prassi», è arduo precedere che l'Assemblea generale possa ripristinare un istituto che ricorda in qualche modo l'epoca coloniale. Resta il fatto che il problema somalo è più politico che militare. Anche se, purtroppo, rischia di diventare più militare che politico. L'Onu è poco attrezzata su ambedue i versanti. Per i governi, comunque, si è rivelato più facile mandare in Somalia armi e soldati - per prestigio, per giochi di potenza, per pigrizia mentale - che inventare gli strumenti concettuali e giuridici che consentano all'organismo internazionale di svolgere un ruolo costruttivo di riconciliazione politica e di investimento economico. La parola «trusteeship» fa paura? Se ne trovi un'altra più rassicurante. L'importante è che la Somalia non diventi il Vietnam delle Nazioni Unite. Gaetano Scardocchia

Persone citate: Aidid, Ghali, Machiavelli