« Non ci saranno vendette » di Renato Rizzo

« « Non ci saranno vendette » Scalfaro: ora serve dimostrare che abbiamo il senso del dovere LISBONA DAL NOSTRO INVIATO No, non ci saranno rappresaglie dopo il massacro di Mogadiscio. Non ci devono essere vendette. E l'impegno italiano continuerà come sempre «anche se è terribile dire, quando ci si trova davanti ai propri morti, che bisogna proseguire sulla stessa strada». Il Presidente della Repubblica ribadisce, in questa sua ultima giornata portoghese, la necessità di non rinunciare a compiere il «nostro dovere» nel Corno d'africa. E, nello stesso tempo, spazza via con durezza le critiche che, seppur velate e sotterranee, sembrano giungere dagli Stati Uniti. Il comando americano ritiene che sarebbe giusto ribattere con le armi all'agguato? Scalfaro, invece, obietta che sarebbe inopportuno, in questi momenti, farsi guidare dall'emotività. Bene fanno i nostri militari a non reagire con violenza alla violenza: «Io penso che anche gli uomini in armi portino con sé il proprio temperamento, la propria ricchezza umana». «Italiani, brava gente» pare voler dire il Capo dello Stato: soldati maturi, con il senso del dovere e della misura. Oscar Luigi Scalfaro, nel centro culturale di Belem, dove ha visitato una mostra che espone i tesori del barocco portoghese, ritorna sul lutto «che ha segnato queste giornate e che rende estremamente pesante la salita verso la pace». La sua riflessione ha facce di pena e di orgoglio. E si dipana proprio dall'elogio di questa moralità di guerra dei nostri militari che il Presidente sottolinea anche attraverso una memoria personale: «Ero giovane parlamentare e ricordo, che con altri onorevoli, andai a visitare dei profughi greci di passaggio a Roma. C'era in noi molta preoccupazione, quel giorno: pensavamo che ci saremmo trovati davanti a gente che il nostro esercito aveva aggredito, immaginavamo reazioni. E, invece, incontrammo donne e bambini che non avevano dimenticato di quando i nostri soldati si toglievano il pane di bocca per darlo alla gente affamata o salvavano dalla morte i bambini». Una «emozione» lontana che riemerge prepotente in questi giorni «d'angoscia»: «E' vero: è terribile dire che non si può lasciare il nostro impegno in Somalia anche se dobbiamo piangere vittime. Ma sarebbe altrettanto terribile pensare che gente che ha sofferto uccisioni, fame e deportazioni, venisse abbandonata a causa delle nostre sofferenze». Ritirarsi dall'Africa sarebbe, poi, per il Presidente, un modo di dar ragione agli sciacalli, «a chi ci attacca nella speranza che queste popolazioni vengano abbandonate alla violenza più spietata». Ma la ragion di Stato e l'adesione alla solidarietà internazionale non fa dimenticare il dolore per questi nostri morti. Scalfaro annuncia che andrà ad onorare di persona i tre caduti. E, prima di lasciare il Portogallo, dichiara la sua pena per le famiglie degli uccisi: «Penso che perdere dei figli così giovani sia, sì, una cosa altissima, ma anche uno strazio umano del quale ci sentiamo partecipi sino in fondo». Il massacro di Mogadiscio è, secondo il Presidente, una delle tappe tremende che ritmano il cammino del Paese «per ricostruire e riprendere la nostra democrazia». Il percorso è irto di difficoltà, ma noi siamo tenuti a seguirlo «con il massimo impegno e a qualunque costo». Renato Rizzo

Persone citate: Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro

Luoghi citati: Africa, Lisbona, Mogadiscio, Portogallo, Roma, Somalia, Stati Uniti