«Tutti a casa persino Segni»
«Tutti a casa, persino Segni» «Tutti a casa, persino Segni» Dalla lotti a Martelli e Martinazzoli DI LUNGO CORSO ROMA ARIO Segni: fuori. Mino Martinazzoli: fuori. Achille Occhetto: fuori. E' la sorte segnata per i tre leader politici, e per gran parte dell'attuale Parlamento, se verrà mantenuto l'emendamento approvato ieri dal Senato che prevede la ineleggibilità dopo tre legislature e comunque, in caso di elezioni anticipate, dopo 15 anni di mandato. Mandare a casa i parlamentari «da lunga data» equivarrebbe alla decapitazione di un'intera classe dirigente, che coinvolge vecchi e nuovi protagonisti della scena politica. Anche Mario Segni, il nuovo volto del centro. Per Segni la frequentazione di Montecitorio inizia 17 anni fa, nel 1976, quando trentottenne venne eletto per la circoscrizione Cagliari-Sassari-Nuoro-Oristano. E fino ad ora per lui non ci sono state interruzioni. Fuori tempo massimo anche Mino Martinazzoli e Achille Occhetto, che hanno entrambi conquistato il mandato parlamentare nello stesso anno di Segni. Il segretario della de è al Senato dal 1976 al 1983 e alla Camera dal 1983 ad oggi. Achille Occhetto è invece fedele mquilino di Montecitorio da 17 anni. Come il suo rivale della Quercia, anche il leader di Rifondazione Lucio Libertini dovrebbe rinunciare al laticlavio di senatore che porta dal maggio '72. E uscirebbe dalle stanze del potere anche la signora della politica italiana, Nilde lotti, eletta il 2 giugno del 1946 deputata alla Costituente, quando aveva solo ventisei anni, e da allora in carica. Fu proprio un mese dopo il suo ingresso in Assemblea che scoppiò il colpo di fulmine tra lei e Palmiro Togliatti. Collega della lotti alla Costi- tuente anche Emilio Colombo, dimessosi pochi mesi fa in ossequio alla regola de dell'incompatibilità del mandato parlamentare con gli incarichi di governo, dovrebbe dire definitivamente addio, se mai pensa ancora a ricandidarsi, al Palazzo in cui è presente da 47 anni ininterrottamente per undici legislature. Stessa sorte per Marco Pannella eletto per il partito radicale per la prima volta nel '76 alla Camera da cui non si è più allontanato se non per pochi mesi: nel '79 per far entrare in Parlamento Adelaide Aglietta e nel 1989 quando gli subentra Giovanni Negri. Protestano i futuri pensionati della politica come Clemente Mastella, anche lui da 17 anni inquilino di Montecitorio: «Leggo che ha votato a favore dell'emendamento - commenta con sarcasmo - anche il mio amico, senatore de di Benevento, Ortensio Zecchino: il quale è consigliere regionale, per due mandati senatore, eletto una volta anche al Parlamento europeo». Una norma tagliata su misura. Bettino Craxi, poi, parlamentare dal '68, non potrebbe presentarsi nemmeno, come ironizzava qualcuno ieri dopo il voto della Camera sugli italiani residenti all'estero, nel collegio Oceania-Asia-Africa. All'attuale ministro della Pubblica Istruzione, Rosa Russo Iervolino, rimarrebbe solo un anno da spendere in Parlamento. Eletta nel 1979 nel collegio di Roma somma infatti 14 anni da senatore, uno in meno dei 15 previsti come limite alla rieleggibità dall'emendamento passato ieri a Palazzo Madama. La Usta dei possibili esclusi dalle liste elettorali è lunga e piena di nomi autorevoli. Vi si trovano anche il capogruppo de alla Camera Gerardo Bianco, il capogruppo di Rifondazione comunista Lucio Magri, l'ex ministro di Giustizia Claudio Martelli, l'ex segretario del pli Valerio Zanone, l'ex ministro Antonio Cariglia e molti altri. Maria Corbi Nilde lotti siede in Parlamento fin dalla Costituente
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