Fallisce la Camsa di Enzo Bacarani

Travolta dai debiti, in 200 senza lavoro Travolta dai debiti, in 200 senza lavoro Fallisce la Camsa E' crisi nel settore mobili Un impero dei mobili è crollato sotto il peso dei debiti. La Camsa Arredamenti è stata dichiarata fallita: 201 dipendenti sono ora senza lavoro, decine di clienti che hanno ordinato cucine e camere da letto versando sostanziose caparre rischiano di perdere quanto hanno anticipato e di non veder entrare nelle proprie case i mobili acquistati, le banche che avevano concesso prestiti chiedono il rientro. La società, che aveva sperato in un balzo da canguro nelle vendite con l'apertura del megacentro commerciale «Mobilus» in strada Settimo e che sperava in un rilancio dei conosciuti armadietti con saracinesca «Rotowood», ha dovuto fare i conti con una crisi congiunturale crudele. Il giro d'affari previsto - in base ai nuovi investimenti - avrebbe dovuto essere di 50 miliardi l'anno, ma i risultati sono stati molto al di sotto delle attese, 20 miliardi. Il risultato è stato un buco incolmabile per un'azienda che doveva fronteggiare anche i prestiti delle banche. Le conseguenze: la società, guidata da Carlo Gabello, ha chiesto il fallimento che è stato decretato lunedì. Nominato il curatore fallimentare che è il commercialista Alfredo Robella. Ieri mattina i dipendenti si sono presentati davanti agli stabilimenti. C'è stato un tentativo di occupazione subito rientrato, i sindacati hanno deciso di scegliere la via della trattativa per attutire i contraccolpi di una situazione difficile da risolvere. Spiega Silvano Ferrarotti della segreteria regionale Fillea-Cgil: «Ci incontreremo con il curatore fallimentare. A questo punto chiediamo la cassa integrazione staordinaria per 6 mesi, rinnovabile fino a un anno e, poi, l'iscrizione nelle liste di mobilità. Siamo di fronte a un caso di notevoli dimensioni: duecento lavoratori nel settore della vendita dei mobili non sono pochi». Gli stipendi sono stati pagati? «Tutti, escluso quello di giugno. Ora però duecento famiglie rischiano di rimanere senza entrate». Il curatore fallimentare non si sbilancia: «Sto prendendo visione della situazione - afferma il dottor Robella - che è abbastanza complicata. Nei prossimi giorni saprò essere più preciso». Impossibile sapere di più, al centralino della Camsa risponde la segreteria telefonica che invita a chiamare nei giorni feriali. Il fallimento di uno dei più noti centri commerciali di mobili è lo specchio di una situazione critica. Il mercato accusa i contraccolpi della difficile situazione economica generale. Spiega Giancarlo Granato, della Granato Mobili di Nichelino, un altro grande centro commerciale: «Quello del mobile è un settore particolare che dovrebbe soffrire meno di altri la crisi. Negli ultimi mesi, tuttavia, c'è stato un calo di circa il 20 per cento nelle vendite. La gente è spaventata dalle tasse, rimanda gli acquisti oppure di fronte a due cucine sceglie quella che costa molto di meno». Una crisi che investe soprattutto i settori economicamente più deboli? Non proprio, almeno a sentire Riccardo Galliano-, dell^ Galliano Habitat di None: «La crisi investe anche il pubblico considerato medio-alto. Da noi si servono liberi professionisti e dirigenti di azienda e abbiamo avuto un rallentamento consistente dall'inizio dell'anno. C'è molta cautela, si ha l'impressione che la gente aspetti periodi migliori per acquistare». Enzo Bacarani Alcuni lavoratori della Camsa protestano davanti al grande magazzino «Mobilus»: l'azienda si è esposta con le banche ma il giro d'affari è stato inferiore alle aspettative

Persone citate: Alfredo Robella, Carlo Gabello, Giancarlo Granato, Riccardo Galliano, Silvano Ferrarotti

Luoghi citati: Nichelino, None